Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

domenica 30 novembre 2014

aiarraC alla etnoP

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Firenze, Ponte alla Carraia


L'acqua dell'Arno diventa uno specchio lucente alla Pescaia di Santa Rosa quando il sole è nascosto da un sottilissimo strato di  nuvole trasparenti, tanto che è difficile riuscire a intuire se una foto sia  rovesciata o meno.



Coordinate:  43°46'12.90"N,  11°14'50.42"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 27 novembre 2014

La Torre della Castagna tra i tetti

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Firenze, Piazza San Martino

Restiamo ancora affacciati dal ballatoio della Torre di Arnolfo per osservare il panorama e lo spettacolare intrecciarsi di forme geometriche prodotto dai tetti fiorentini. Guardando a nord il nostro obiettivo fotografico incontra un parallelepipedo di pietra, coronato da un rettangolo di rosse tegole inclinate ad impluvio, che si staglia sopra tutti gli altri tetti dei palazzi secolari. E' una torre è molto antica situata in Piazza San Martino all'angolo con Via Dante Alighieri. Già edificata nel 1038 venne donata in quella data dall'imperatore Corrado II ai monaci dell'attigua Badia Fiorentina, a difesa del monastero stesso. Viene denominata la Torre della Castagna e dal 1282 è stato il primo luogo di riunione dei Priori di Firenze fino alla realizzazione del Palazzo del Bargello e Palazzo Vecchio.
Una lapide murata sulla torre in via Alighieri così recita:


QVESTA TORRE
DETTA DELLA CASTAGNA
VNICA RESTA
DELLE SEDI ONDE I PRIORI DELLE ARTI
RESSERO FIRENZE
PRIMA CHE LA FORZA E LA GLORIA
DEL FIORENTE COMVNE 
FACESSERO SORGERE
IL PALAZZO DELLA SIGNORIA

Mentre un'altra targa in Piazza San Martino ricorda alcuni versi di Dino Compagni (1255-1260):

... E chiamarono Priori dell'Arti: e
stettono rinchiusi nella torre della
Castagna appresso alla Badia,
acciò non temessono le minaccie
de' potenti . . .
Dino Compagni - Cronica - I - IV

Qui vediamo la torre dal basso con la cosiddetta casa di Dante in primo piano sulla destra...


 ...e da Piazza San Martino



Coordinate:   43°46'15.09"N,  11°15'24.83"E                     Mappe: Google - Bing



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lunedì 24 novembre 2014

Dalla Torre della Vacca alla Torre di Arnolfo

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Firenze, Piazza della Signoria

La Torre di Arnolfo di Cambio, noto anche come Arnolfo di Lapo (Colle di Val d'Elsa, circa 1240 – 1302), l'abbiamo vista più volte da varie angolazioni dal basso ma mai così da vicino come adesso, mai quasi toccando con mano la sommità, mettendo in risalto Palazzo Vecchio. Insieme alla Cupola del Duomo è un punto di riferimento quasi sempre visibile agli incroci della città per chi vuole raggiungere il centro città o semplicemente orientarsi. Uno spettacolo architettonico, uno spettacolo di colori al tramonto con la sua pietra forte che si accende di sfumature rossastre, col suo orologio ad una sola lancetta, uno spettacolo il panorama che dal ballatoio, con i merli ghibellini a coda di rondine si estende ai suoi piedi, prossimo alla cella campanaria, offre al visitatore. La cella campanaria ospita  tre campane ognuna delle quali ha una sua precisa funzione. La Martinella, che richiama i fiorentini ad adunanza, la campana che segna il mezzogiorno e la più grande, quella dei rintocchi che fissano l'orario. Quattro poderosi pilastri reggono la cella campanaria a cui si accede per una stretta scalinata a chiocciola, quella che qui vedete nel particolare della nostra foto in bianco e nero ...

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... e così come la vedevano i fotografi dello Studio dei Fratelli Alinari più di cento anni fa con il bellissimo scorcio panoramico con l'uomo col cappello che si arrampica con cauta attenzione. 

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In cima in cima alla Torre si muove ancora la banderuola, la copia, mentre l'originale (un manufatto di ben 5 metri) è in bella mostra sul pianerottolo che è di fronte all'ingresso del Salone dei Cinquecento, sempre a Palazzo Vecchio.



La Torre è edificata su una preesistente torre chiamata Torre della Vacca appartenuta ai Foraboschi che qui avevano case dove adesso è il Palazzo Vecchio (o dei Priori).


“... La Casa , o Palazzo de' Foraboschi comprato da' Priori era dunque propriamente dove fu alzato quello della Signoria, e la Torre non variò di situazione: questa Torre aveva un' altezza di più di cento braccia , e chiamavasi con antica denominazione la Torre della Vacca. Per quante ricerche si siano potute fare intorno a questo nome, niente però si è potuto rinvenire. La Famiglia della Vacca pare che non sia nel novero delle Fiorentine, non trovandosi memoria che avesse Casa, e Torre, la quale poscia passasse ne' Foraboschi: è bensì vero che si trovano nelle Istorie alcuni del Vacca, e fra gli altri un tale Jacopo del Vacca, che era Alfiere di Bocca Abati nella famosa giornata di Montaperti sull'Arbia: ma ciò non porge altro schiarimento.
Evvi pure una tra da detta Via della Vacca, che rimane dietro al Ghetto; ed anco questa poco, o niente può aver che fare colle treno ricerche, stantechè la situazione è molto distante, e ne' tempi della Torre forse non avrà avuta esistenza. Si deve pure osservare, che la Via di contro alla Torre chiamasi Vacchereccia, nome che sembra originato dalla denominazione della detta Torre...”

Da Illustrazione istorica del palazzo della Signoria detto in oggi il Palazzo Vecchio (1792) Rastrelli, Modesto pag. 28


Coordinate: 43°46'9.20"N, 11°15'21.20"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 17 novembre 2014

La Giustizia alla rovescia

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Firenze, Piazza della Signoria, Loggia dei Lanzi

Siamo nel mezzo di  Piazza della Signoria. Vicino a noi è la targa che ricorda il punto dove fu messo al rogo il Savonarola, a sinistra è Palazzo Vecchio col suo Arengario e la Fontana del Nettuno dell'Ammannati (Settignano, 1511 – Firenze, 1592), di fronte è la  Loggia dei Lanzi che tante volte abbiamo celebrato qui con foto nei particolari e nei dettaglo con descrizioni varie.  

Sulla facciata della Loggia. in alto, in corrispondenza dei pilastri di sostegno dei tre archi, vediamo 4 figure allegoriche. Sono le quattro Virtù Cardinali (fortezza, temperanza, giustizia e prudenza) che Agnolo Gaddi (1350 circa – 1396) disegno e altri scultori realizzarono. Giovanni d'Ambrogio scolpì la Prudenza (1386) e  la Giustizia (1383-84) che qui vediamo nelle due foto. L'immagine qui sotto è la parte scolpita della Giustizia che sotto, quindi rovesciata, (che noi abbiamo a nostra volta rovesciata per una migliore visione) come rappresentazione probabilmente opposta e antitetica della giustizia.


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Coordinate: 43°46'9.18"N, 11°15'20.11"E                      Mappe:    Google   -   Bing



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Sala del Terrazzo

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Firenze,   Piazza de' Mozzi, Museo Bardini

Abbiamo già parlato recentemente del Museo Bardini e delle sue caratteristiche e uniche sale blu. Qui visitiamo al volo la Sala del Terrazzo col bancone di sacrestia sul quale sono appoggiate terracotte policrome della bottega di Giovanni della Robbia (Firenze, 1469 – 1529), soffermandoci sul delicato viso di giovinetta con i capelli dorati raccolti in una elaborata acconciatura. 

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Di fronte al bancone, al centro della parete opposta è esposto il 'San Michele arcangelo che uccide il drago' (1465) di Antonio Benci, meglio conosciuto come Antonio del Pollaiolo (Firenze, 1431 circa – Roma, 1498). Oggi la critica propende per una collaborazione tra Antonio e  il fratello Piero del Pollaiolo (Firenze, 1441/1442 – Roma, 1485/1496).  La tela costituiva la parte posteriore di uno stendardo processionale e proprio il frequente uso devozionale spiega il cattivo stato di conservazione.



Coordinate:   43°45'53.78"N,  11°15'29.85"E                     Mappe: Google - Bing


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giovedì 13 novembre 2014

La volta a crociera sul Francavilla

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Firenze, Museo del Bargello, il Verone

La grande scultura marmorea raffigurante Giasone fu eseguita da Pietro Francavilla (1548-1615),  primo allievo e collaboratore di Giambologna, verso il 1589 su commissione di Giovanni Battista Zanchini. L'eroe mitologico è raffigurato con il vello d'oro conquistato al drago, ucciso ai suoi piedi. La statua, alta  2,80 metri, proviene da Palazzo Ricasoli Firidolfi di Via Maggio non lontano da Ponte Santa Trinita.
Pietro Francavilla, nome italianizzato del belga Pierre Francheville o Franqueville (Cambrai, 1553 circa – Parigi, 1616), è stato uno scultore francese, che apprese a Firenze lo stile manierista e lo esportò in Francia.
Situata su un alto piedistallo la scultura è coronata dalla volta a crociera dagli evidenti  costoloni finemente dipinti ma soprattutto dai gigli dorati su sfondo azzurro e dagli stemmi. Il Giglio rosso su sfondo bianco,  la croce rossa in campo bianco che rappresenta le insegne del popolo fiorentino, lo stemma partito verticalmente tra bianco e rosso che rappresenta il legame tra Fiesole e Firenze  ed infine l' aquila rossa in campo bianco che artiglia un drago verde che è lo stemma di Parte Guelfa. Si arriva qui nel loggiato aperto, Verone,  del Bargello al primo piano, storditi dalla visone degli ammalianti capolavori del 'Salone di Donatello e della Scultura del Quattrocento', trovandoci qui ad ammirare altre opere indimenticabili, Oltre al Giasone di Francavilla troviamo marmi e bronzi del Giambologna, di Pierino da Vinci (nipote di Leonardo), dell'Ammannati, di altri anonimi artisti fiorentini o toscani, di Valerio Cioli (1529 circa - 1599), di Baccio Bandinelli (Firenze,  1488– Firenze, 1560) , del Moschino.  

Coordinate:  43°46'13.36"N,  11°15'29.78"E                      Mappe: Google - Bing




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lunedì 10 novembre 2014

Thomas Becket e i Minerbetti fiorentini

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Firenze,  via dei Tornabuoni , Palazzo Minerbetti

Se attraversiamo il Ponte Santa Trinita diretti verso la Piazza Santa Trinita, troviamo la chiaesa omonima e dalla stessa parte il Palazzo Minerbetti ad angolo tra via de' Tornabuoni  e via del Parione. Questo palazzo fatto edificare dalla famiglia dei Bombeni tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, lo lega alla storia inglese in particolare con Thomas Becket,  l'Arcivescovo di Canterbury ucciso nella Cattedrale di Canterbury nel 1170. I componenti di un ramo cadetto dei Becket aveva già dei possedimenti in città e fu facile per loro trovare rifugio e sicurezza qui nei pressi  rispetto a possibili ulteriori rappresaglie. Per farsi 'dimenticare'  più facilmente trasformarono il loro nome in Minerbetti diventando anche amici dei Medici. Si estinsero  alla fine del 1600. Lo stemma lapideo è ancora visibile sullo spigolo del palazzo tra via de' Tornabuoni e via del Parione con le tre spade (dovrebbe essere su sfondo rosso in ricordo del sangue versato).




Per curiosità qui sotto riportiamo lo stemma che viene dalla Cattedrale di Northampton ed è quello lo stemma originale di  Thomas Becket  con  tre uccelli della famiglia dei corvidi, tre  gracchi corallini.



Coordinate:  43°46'13.08"N,  11°15'4.43"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 6 novembre 2014

Due pavoni nel Cortile

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Firenze, Via del Proconsolo, Museo del Bargello

Siamo sotto la Torre Volognana, entriamo nel Museo del Bargello da Via del Proconsolo. Già il Cortile duecentesco è spettacolare con il porticato tutt'intorno sotto il quale sono esposte originali di provenienza varia, il pozzo ottocentesco nel centro, messo al posto del leggendario patibolo medievale, la scalinata che porta al primo piano, i vari stemmi dei Podestà e dei Giudici di ruota che dal Tre al Cinquecento abitarono nell'edificio, le insegne dei quartieri e dei sestieri della città scolpite in pietra, poste sulle pareti sotto i loggiati. 
Gli ampi spazi del porticato accolgono opere provenienti da Palazzo Vecchio o dai giardini reali (Boboli e Castello), un Sarcofago romano decorato con due delfini, la Madonna con i santi Pietro e Paolo, monumentali figure che erano sulla Porta Romana, due Leoni, in pietra serena. La  statua dell’Oceano del Giambologna (Douai, 1529 – Firenze, 1608), proveniente dall’Isolotto nel giardino di Boboli, sostituito là da una copia, e le figure allegoriche della  fontana (1556 -1561) di Bartolomeo Ammannati (particolare di Giunone e due Pavoni nella foto, sopra la ricostruzione di un arcobaleno di pietra), che avrebbero dovuto essere collocate nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, qui sotto.


La Fontana di Sala Grande allude alla generazione dell'Acqua da parte degli altri Elementi: Aria, Terra e Fuoco. Giunone rappresenta l'Aria e il fulmine che teneva in mano alludeva il Fuoco. Cerere si riferiva alla Terra. L'Arno (sinistra) e la Fontana di Parnaso (destra), sono simboli dell'Acqua; questi ultimi rimandano anche all'idea di Firenze come patria di grandi poeti. Le statue della Prudenza e della Fiorenza alludono a Cosimo I: la prima tiene l'emblema del duca (ancora e delfino) e Fiorenza, rappresentata come Flora, porta il Toson d'Oro conferitogli dall'Imperatore Carlo V nel 1545.



Tra le altre opere,  il ritratto marmoreo a figura intera “alla romana” di Cosimo I di Vincenzo Danti, il Cannone di san Paolo (così detto per la testa del santo sulla culatta), realizzato nel 1638 per il granduca Ferdinando II. L’opera più moderna, dell’Ottocento al Bargello, è la graziosa figura bronzea del Pescatore (1877) di Vincenzo Gemito (1852 – 1929).



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lunedì 3 novembre 2014

La Torre Volognana

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Firenze, tra Via Ghibellina e via del Proconsolo

Nei tempi passati per arrivare ad un palazzo importante o ad una chiesa si guardava in alto, tra una via e l'altra per individuare la torre o il campanile che li contraddistingueva. La Torre Volognana era il punto di riferimento del Bargello, l'unica torre d'origine privata (della famiglia Boscoli) che, diventata parte di un palazzo pubblico, ha conservato la primitiva altezza (57 metri). Venduta al Comune nel 1254 assieme ad altre proprietà circostanti sia dei Boscoli sia dei Riccomanni, si trasformò in torre del nuovo palazzo del capitano del Popolo che fu costruito a partire dal 1255. La denominazione della torre come Volognana si imporrebbe a partire da questo momento, in relazione al nome del primo detenuto che qui sarebbe stato imprigionato, Geri da Volognano. Il Castello di Volognano, Rignano sull'Arno  – il cui nome è forse etrusco o derivato dal romano Lucio Volumnio- risale all’XI secolo. Costruito in una posizione dominante a vedetta e presidio dei territori circostanti, gode di un vasto panorama e di una posizione così vantaggiosa da essere utilizzata come luogo di osservazione e di difesa fin dall'età longobarda.



"..L'antica Torre dei Boscoli fu aggregata al palagio. Essa quadra altissima, nella prima metà pende verso levante; nell’alto è coronata di merli sovrapposti ad archi posati su mensole, e sotto ogni facciata presenta una finestra bislunga dalla quale si vede la campana comunemente detta del Bargello , prima chiamata la Montanina, ma che posso appellare la campana dell‘ infamia, essendo stata sempre destinata a suonare per le pubbliche esecuzioni di giustizia. Questa campana stava nel castello di Montale soggiogato dai Fiorentini nel 1302. Nella facciata della Torre a prospetto della chiesa di Badia , alla elevazione circa di un quarto della Torre medesima, vi e una finestra a terrazzino. Sopra di questa altra antica finestra gotica si ritrova, rimurata in epoca remota. In mezzo dell'antico vano di questa finestra, e così nel muro che la riserra, si vede scolpito in pietra un volto umano, il quale dalla berretta fa supporre essere il ritratto di qualche personaggio dell’epoca di Dante. Sebbene non possa accennare il sicuro motivo per cui tale scultura si trovi in quel posto, puro suppongo che quella testa sia 1’ effigie di Corso Donati, quivi messa in antico per odio di questo cittadino potente....Ai piedi del Campanile, o Torre, nella facciata settentrionale che riguarda la via dei Palagio , all‘epoca di cui parlo si vedeva una pittura a chiaroscuro fatta in dispregio del Duca d’Atene , e de’ suoi aderenti, ivi dipinti con mitra ed iscrizioni, lavoro del 1343., anno della loro cacciata da Firenze. ..
Marietta de' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell'assedio racconto ..., Volume 1 -pg 220



Coordinate:   43°46'13.93"N,  11°15'28.75"E                     Mappe: Google - Bing


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