Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

martedì 28 aprile 2015

C'è chi aspetta e c'è anche il sognatore

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Firenze,   Via del Forte di San Giorgio, Forte di Belvedere

Il Forte di Belvedere, la sua funzione di fortezza difensiva e il suo essere espressione del potere temporale sono i protagonisti di questa mostra. Affacciato su Firenze, città archetipo di un ideale urbano, il sito invita a riflettere su come l'architettura possa essere un rifugio, possa proteggere e dominare sia la gente che lo spazio. L'insinuarsi dell'installazione negli spazi e nei luoghi del Forte, fa sì che il dialogo tra anatomia e architettura progredisca. Le forme antropomorfe diventano sempre più rettilinee, dalla simmetria di Critical Mass si passa alle forme maggiormente cubiche e caotiche dei Blockwork. Critical Mass II è formata da dodici figure antropomorfe, ognuna delle quali è stata riprodotta in cinque copie, per un totale di sessanta sculture, che possono essere orientate in modi diversi. Critical Mass identifica una serie di pose base del corpo umano, da quella contemplativa a quella dell'uomo che supplica, dalla posa del cordoglio a quella dell'ossequio, c'è chi aspetta di ricevere un ordine e c'è il corpo del sognatore. (Antony Gormley)


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Il Forte di Belvedere  è, oggi e da molti anni, il luogo ideale per le mostre d'arte.


Coordinate:  43°45'47.72"N,  11°15'13.50"E                      Mappe: Google - Bing




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domenica 26 aprile 2015

Marmi incombenti

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Firenze, Piazza del Duomo, Cupola di Santa Maria del Fiore

Le immagini che possiamo fissare intorno al Duomo sono apparentemente simili ma in realtà sono profondamente diverse l'una dall'altra non soltanto dal punto di vista estetico ma anche per lo stato 'animo che incutono nello spettatore. Eleganza e maestosità, slancio al cielo e solidità piantata sul terreno sono componenti fisiche, della percezione e della sensibilità dell'osservatore. A sinistra rispetto all'immagine, vedremmo il Campanile di Giotto che si erge stretto nelle sue forme di monolite intarsiato e policromo di marmi, statue, bifore, che si confronta validamente con l'altra solidità massiccia ma sempre elegante di marmi policromi e volumetrie incombenti del Duomo e della Cupola del Brunelleschi..


Coordinate:  43°46'23.19"N,  11°15'24.15"E                      Mappe: Google - Bing




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giovedì 23 aprile 2015

Il palco del Granduca

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Firenze, piazza Santa Felicita

Tempo fa avevamo visto la colonna in piazza Santa Felicita, piazza ove sorge la chiesa omonima. L'unicità della chiesa risiede nel fatto che quello che appare essere un semplice portico in realtà non è altro che il loggiato del Corridoio Vasariano  che collega gli Uffizi a Palazzo Pitti. Il tutto si integra perfettamente ed armoniosamente con l'antica facciata. Qui la vediamo meglio.
L'attuale chiesa settecentesca sorse sulle fondamenta di una precedente chiesa romanica, a sua volta eretta sul luogo di una basilica cimiteriale cristiana. E' dedicata alla santa vissuta all'epoca dell'imperatore Marco Aurelio, che con i suoi sette figli subì il martirio da parte del prefetto Publio. La prima chiesa, risalente agli inizi del V secolo, era di notevoli dimensioni e circondata da un'ampia zona destinata alla sepoltura. 1 lavori di scavo e i successivi rifacimenti hanno riportato in luce resti delle fondamenta ed epigrafi che si erano conservate sotto le successive costruzioni.
Nell'XI secolo fu costruito l'edificio romanico; al 1055 risale la prima menzione documentaria di un annesso monastero di monache benedettine. Nel 1565, come ricorda lo stesso Giorgio Vasari  (1511 – 1574), Cosimo I (Firenze 1519 – 1574) decise la costruzione del lungo corridoio che doveva collegare l'antico Palazzo dei Priori di piazza della Signoria con la nuova residenza medicea, già proprietà dei Pitti, passando appunto dalla chiesa di Santa Felicita, che cominciò in tal modo a ricoprire un ruolo di primo piano nella vita di Corte. La corte granducale poteva assistere da un palco alle funzioni religiose, che grazie ad un'apertura realizzata nel Corridoio.

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L'interno ad unica navata e transetto fu ristrutturato nel '700 dall'architetto Ferdinando Ruggieri ed è ricco di opere d'arte assai pregevoli. Nella Cappella Capponi, costruita da Filippo Brunelleschi (1377 - 1446) per i Barbadori (a destra dell'ingresso), sono conservate le felici creazioni del Pontormo (1494 – 1557), esponente del primo Manierismo fiorentino.
"La Chiesa di S. Felicita. Un portico sostenuto da pilastri di pietra serve di vestibolo a questa chiesa. Vi si vedono dal lato destro dei monumenti inalzati alla memoria del senator Ferrante Capponi, e del cardinale Luigi de’ Rossi nipote di Leone X, e dal lato sinistra il mausoleo di Banduccio di Chierichino personaggio che figurò ai tempi della Repubblica, e quello d’Arcangelo Palladini musico e pittor celebre. La chiesa di S, Felicita è una delle più belle e ' più regolari della città. Il suo interno è formato da una sola navata, ed offre da ciaschedun lato delle cappelle che terminano in archi a semicerchio.  ... Vedesi alla prima cappella a mano destra cominciando da un quadro ove la deposizione di croce fu dipinta da Iacopo da Pontormo, che è pure autore degli affreschi che ne fanno l'ornamento, ad eccezione d’uno’ degli Evangelisti, che è opera del Bronzino suo allievo. Si osserva in questa cappella un ritratto somigliantissimo di S. Carlo Borromeo, collocato in un tabernacolo di marmo eseguito sul disegno del Vignola. " Da "Guida per la città di Firenze e suoi contorni" - Giuseppe Formigli 1830 – pagg 221-222

Nella foto, la volta   della Cappella maggiore decorata da Michelangelo Cinganelli (Settignano, 1558 – 1635)  nel 1620 circa. La cappella era di proprietà dei Guicciardini.



Coordinate:  43°46'1.58"N,  11°15'8.19"E            Mappe:   Google  -   Bing




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domenica 19 aprile 2015

Da Orsanmichele

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Firenze, Museo Orsanmichele

Il Museo di Orsanmichele è spettacolare, altrettanto spettacolare è ciò che si vede fuori, oltre le cornici delle bifore del piano più alto. Il campanile della Badia fiorentina con dietro la la torre del Bargello.



Coordinate: 43°46'14.26"N, 11°15'17.19"E                          Mappe: Google - Bing






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giovedì 16 aprile 2015

La tentazione di Masolino

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Firenze, Piazza del  Carmine, Cappella Brancacci


L'altro giorno abbiamo fatto cenno alla Cappella Brancacci che si trova all'interno della Basilica di Santa Maria del Carmine. Leggiamo qui sotto la descrizione che troviamo all'entrata. 

L'iniziativa di decorare la cappella, fondata dalla famiglia Brancacci nel tardo Trecento, si deve al ricco mercante Felice Brancacci che nel 1423, di ritorno dall'Egitto, commissiona l'esecuzione degli affreschi. Alle Storie di San Pietro, santo a cui era in origine intitolata la cappella, lavorano insieme Masolino  (1383 – 1440 circa) e Masaccio (1401 – 1428); a causa della partenza del primo per l'Ungheria e del secondo per Roma, nel 1427 gli affreschi rimangono però incompiuti. In seguito all'esilio del Brancacci (1436), caduto in disgrazia per le sue simpatie antimedicee, i frati del convento fanno cancellare i ritratti di tutti i personaggi legati alla sua famiglia e nel 1460 intitolano la cappella alla Madonna del Popolo, inserendovi la venerata tavola duecentesca. Soltanto negli anni 1481-1483 Filippino Lippi (1457 – 1504)  effettuerà il ripristino e il completamento delle scene mancanti. I dipinti rischiano più volte di andare perduti: nel 1680 la Granduchessa Vittoria della Rovere si oppone al proposito del marchese Ferroni di trasformare la cappella in stile barocco, ma alla metà del Settecento vengono effettuati interventi di ammodernamento che distruggono le pitture della volta e delle lunette. Scampata all'incendio che nel 1771 devasta l'interno della chiesa, la cappella è acquistata nel 1780 dai Riccardi, che rinnovano altare e pavimento. Gli affreschi, trascurati per tutto l'Ottocento, vengono sottoposti a spolveratura nel 1904; l'intervento di restauro effettuato negli anni Ottanta del Novecento ha finalmente permesso di recuperare la loro limpida e brillante cromia.

Masaccio, Masolino e Filippino Lippi
Quando, nel 1423, vengono commissionati gli affreschi della Cappella Brancacci, Masolino aveva quarant'anni e Masaccio ventidue, A lungo si è ritenuto che fossero maestro e discepolo, prestando fede alla tradizione; in verità Masaccio era già immatricolato all'Arte dal l422 ed eseguì per il Carmine, in autonomia, anche l'affresco con San Paolo e la famosa Sagra (entrambi perduti).
Forse i due pittori erano legati da un affiatato sodalizio, come dimostra l'esito coerente e armonioso del ciclo,eseguito in collaborazione. In questi affreschi Masolino, maestro di squisita cultura tardogotica, intona il suo stile a quello del giovane e innovativo collega, pur mantenendo un tocco decorativo e raffinato.
Più potente appare la pittura di Masaccio , popolata da figure di solido impianto plastico inserite in uno spazio realistico e segnata da un profondo, quasi tragico, senso di dignità morale. L'impianto prospettico conferisce una straordinaria unità visiva all'insieme dei dipinti, la cui veridicità è accresciuta dall'individuazione di una fonte di luce capace di proiettare le ombre dei personaggi. A terminare l'incompiuta decorazione verrà chiamato, negli anni 1481-1483, un artista rinascimentale di notevole caratura: Filippino Lippi. Il suo sobrio e rispettoso intervento, intonato alla pittura dei suoi predecessori, contribuisce a conferire alla Cappella Masaccio il senso di omogeneità stilistica che la caratterizza, al punto che risulta difficile individuare con sicurezza il contributo dei singoli maestri.

Qui nella foto vediamo una parete della cappella dove è riconoscibile una immagine che chissà quante volte abbiamo visto nei libri. E' in alto a destra, La tentazione di Adamo e Eva di Masolino, tra gli altri Affreschi, in alto 'La guarigione dello zoppo e la resurrezione di Tabita' di  Masolino e in basso 'La disputa dei Santi Pietro e Paolo con Simone Mago e la crocifissione di San Pietro di Filippino Lippi. Fa coppia con l'altro affresco, delle stesse dimensioni nella stessa parete ma a sinistra, di Masaccio  'La cacciata di Adamo ed Eva da Paradiso terrestre', qui sotto riportato.




Coordinate:   43°46'3.79"N,  11°14'37.62"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 13 aprile 2015

L'auroritatto del Cenacolo

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Firenze, Santa Maria del Carmine, Cenacolo, autoritratto

Alessandro Allori (detto il Bronzino) nacque a Firenze il 31 maggio 1535,  e morì a Firenze il 22 settembre 1607, allievo di Angiolo Bronzino (da cui il soprannome) studiò a lungo a Roma l'arte di Michelangelo (Caprese Michelangelo 1475 – 1564) assorbendone lo stile seppur interpretato secondo il proprio sentimento. Qui vediamo un suo autoritratto nell'affresco del Cenacolo  in un ambiente attiguo alla Basilica di Santa Maria del Carmine nota soprattutto per la famosa Cappella Brancacci. La sala del Cenacolo deve il suo nome alla monumentale Ultima Cena di Alessandro Allori, del 1582, dove compaiono anche, alle due estremità, l'autoritratto dell'Allori (a sinistra) e il ritratto del committente, padre Luca da Venezia, a destra). 

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Coordinate:   43°46'4.11"N,  11°14'36.42"E                     Mappe: Google - Bing




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domenica 12 aprile 2015

Le geometrie di Santa Maria Novella

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Firenze, Piazza Santa Maria Novella

La simmetria dei giochi geometrici e delle decorazioni di  Santa Maria Novella esaltano l'eleganza della facciata costruita intorno al rosone centrale, attorno al quale Leon Battista Alberti (Genova, 1404 – 1472) installò un grande rettangolo tripartito sormontato da un timpano con al centro il volto di Gesù Bambino inserito nel disco solare fiammeggiante (che è anche l'emblema del Quartiere di Santa Maria Novella). Sull'architrave superiore vi è un'iscrizione che ricorda il benefattore e un simbolico anno di completamento, il 1470:

IOHA(N) NES ORICELLARIUS PAV(LI) F(ILIUS) AN(NO) SAL(VTIS) MCCCCLXX

(Giovanni Rucellai, figlio di Paolo, anno 1470). 




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Tra il 1572 e il 1575, il cosmografo Egnazio Danti (1536-1586) installò sulla facciata della Basilica di Santa Maria Novella ben tre strumenti astronomici: un grande quadrante con orologi solari, un'armilla equinoziale, e un foro gnomonico per una meridiana a camera oscura. Questi strumenti avevano lo scopo di favorire nuovi calcoli astronomici destinati al progetto di riforma del calendario giuliano che avrebbe dovuto ristabilire definitivamente la data liturgicamente esatta della Pasqua e delle annesse feste mobili.
Nella maestosa penombra di Santa Maria Novella  appare subito il grande Crocifisso, attribuito a Giotto (1267 circa – 1337), di quasi 6 metri per quattro che pende dalla volta a crociera  della navata  centrale. Ombre e penombre, luci policrome cadono leggere dalle vetrate per accendere di luce e rischiarare navate e cappelle, e poi intarsi, cornici, quadri, affreschi, statue, gruppi marmorei, altari, sepolcri, figure di uomini e donne vissuti in un non recente passato che hanno davvero calpestato il suolo di una Firenze illustre, ricca, sontuosa, dedita al commercio, all'arte, alla scultura, alla pittura, all'architettura, alla scienza.
Tra le iridescenti policromie delle vetrate che filtrano la luce solare abbiamo colto (qualche mese fa) il pulpito  progettato da Filippo Brunelleschi (1377 - 1446), ed eseguito da Giovanni di Pietro del Ticcia (del XV secolo). 


Coordinate: 43°46'24.51"N, 11°14'57.53"E                 Mappe: Google - Bing




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giovedì 9 aprile 2015

Sotto lo sguardo di San Giorgio

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Firenze, Via orsanmichele, Palazzo Arte della Lana, Tabernacolo di Santa Maria della Tromba

I nostri avi, se potessero rivedere il tabernacolo, non si capaciterebbero dell'attuale collocazione. E' frutto di un espianto e una traslocazione di qualche decina di metri. Esso si trovava, circa 150 anni fa, prima della ristrutturazione del centro al tempo di Firenze capitale d'Italia (dal 1865 al 1871), all'angolo di via Calimala e Piazza del Mercato Vecchio (ora scomparso e sostituito da Piazza della Repubblica) come vediamo in un disegno di Ferruccio Moro  (1859-1948). Adesso il tabernacolo è inglobato nell'angolo nord-est del Palazzo Arte della Lana. Qui nella foto in alto vedete sulla sinistra la copia dell'opera di Donatello (Firenze, 1386 – 1466), il San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa,  addossato nella nicchia di Orsanmichele , il cui originale si trova nel Bargello.


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Oggi dalla stessa prospettiva

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Coordinate:  43°46'15.04"N,  11°15'16.97"E                      Mappe: Google - Bing



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domenica 5 aprile 2015

Da Fiesole e Papiano

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Firenze,  via Zannetti,  tabernacolo

Prima di entrare in Palazzo Martelli situato in via Zannetti troviamo sulla parete esterna un'edicola coperta da un vetro e illuminata da una lanterna dalla luce fioca, è il tabernacolo che contiene una Madonna col Bambino e san Giovannino di Mino da Fiesole (1429 – 1484). Non è che si veda tanto bene il bassorilievo, copia dell'opera che si può vedere invece molto bene all'interno del palazzo ad altezza d'uomo. Più propriamente Mino avrebbe dovuto chiamarsi da Papiano il suo paese d'origine, oggi nel comune di Stia nell'aretino, anche se viene ricordato da qualcuno come Mino da Poppi, comune molto più vicino a Papiano che a Fiesole.

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Coordinate: 43°46'26.45"N, 11°15'12.26"E                           Mappe: Google - Bing




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giovedì 2 aprile 2015

Da una finestra del Museo Orsanmichele

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Firenze, Museo Orsanmichele

In un raggio di poche centinaia di metri si concentrano una quantità di palazzi, chiese, monumenti, opere d'arte, inimmaginabili. Qui siamo al terzo piano di  Orsanmichele   dove è una parte del Museo omonimo. Sotto, al secondo piano possiamo ammirare buona parte degli originali delle statue di marmo e bronzo racchiuse in nicchie decorate che circondano l'ex-edificio religioso del piano terreno, opere di grandi artisti alcune delle quali abbiamo già descritto. Qui gli spazi sono pressoché vuoti, escludendo piccole e molto consumate statue appoggiate alle pareti, illuminati da ampie bifore che permettono di godere ampiamente ciò che stra fuori, oltre le vetrate, nella luce tagliente del sole pomeridiano. Appare a nord il Campanile di Giotto, dalla parte opposta vedremmo Palazzo Vecchio con la svettante Torre di Arnolfo e Forte Belvedere, ad est l'ottocentesca facciata di Santa Croce col suo campanile appuntito, i campanili della Badia Fiorentina e del Bargelllo. Il lato occidentale si trova di fronte il Palazzo dell'Arte della Lana ma sbirciando a destra è possibile vedere la parte più alta dell'Arcone di Piazza della Repubblica.

Coordinate: 43°46'14.26"N, 11°15'17.19"E                          Mappe: Google - Bing



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