Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 31 agosto 2015

I cavalli di marmo bianco e mistio dell'Ammannati

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Firenze, Piazza della Signoria, Fontana del Nettuno

"...E da Bartolomeo di Antonio Ammannati cominciando dico , che egli nacque in Firenze l'anno della Christiana salute 1511 e dal Cavaliere Bandinello apparò i primi principi del disfegno, e poscia in Vinegia sotto gli ammaestramenti di Iacopo Sansovino si fece valenthuomo nella cultura : e dopo ritornato a Firenze si diede a studiare sopra le statue di Michelagnolo , che sono nella sagrestia di San Lorenzo , Le prime figure che egli facesse di marmo furono nel Duomo di Pisa a una sepoltura di corpi Santi … e in Firenze una Leda alta due braccia , che si trova hoggi in mano del Duca d' Urbino , e tre figure di marmo grandi quanto il naturale, chr furon portate a Napoli, e posle sopra il sepolcrodel Senazaro. Trasferitoli poscia ad Urbino diede principio a una sepoltura , e lauorò molte historie di stucco; ma in questo tempo morendo il Duca, egli sene tornò a Firenze, e fece quella Sepoltura di marmo , che douea andare nella Nuntiata di Mario Nari Romano, che combatte con Francefco Mufi, in cui egli havea fatto la Vittoria , che hauea fatto un prigione , due fanciulli e la statua di Mario sopra la cassa ; ma quell'opera (perché fu stimata incerta da qual parte fosse la Vittoria , e perché non fu l'Ammannato in ciò molto fauorito dal Bandinello) non si scoperse altramente, e le statue furon traportate in vari Iuoghi, & i due fanciulli di marmo sono hoggi rappresentando due Agnoli dinanzi all'alitar maggiore nella Chiesa de Servi. ....  Poscia havendosi a fare il Nettuno che e nel mezzo della ricca fontana di piazza, egli à concorrenza di Benvenuto Cellini , di Vincentio Danti ,c di Ciambologna fece il modello , & a lui dal Duca Cosimo fu allogata la statua, e tutta l'opera della Fontana. Ma perché il marmo gli riuscì stretto nelle spalle non potè egli sicome desiderava far mostrare alla sua figura attitudine con le braccia alzate; ma fu costretto a farla con gran difficoltà , come hoggi si vede. Il qual Nettuno , come sapete e alto braccia dieci , & ha fra le gambe tre Tritoni di marmo posando sopra una gran conca marina , che gli serve per carro , a cui sono in atto di tirarla quattro cavalli due di marmo bianco, e due di mistio: il gran vaso in cui l'acqua christallina (che per molti zampilli salando in aria ricade) é fatto à otto facce di marmo mistio , di cui le quattro minori di bambini di bronzo con molte cose marine, d'alcuni Cornucopi , e d'uno Epitaffio in mezzo sono fatte adorne : e sopra il piano d'esse , (che più d'ogn'altro all'intorno s'innalza) posano quattro statue di metallo più grandi del naturale , due femine figurate per Teti, e per Dori, e due maschi rappresentanti due Dei marini, che à pie di queste facce otto Satiri di bronzo seggono in vane attitudini: le facce poi maggiori son fatte basse , acciò che l'acque chaire, che nella conca vanno ondeggiando si possan vedere. Ma troppo lungo farei se i gradi di marmo. Se le pile basse, e se gl'infiniti ornamenti di questa fontana, che per settanta bocche manda fuori l'acque sue, volessi raccontare. Però seguendo ... "

Da Il riposo di Raffaello Borghini, in cvi della pittvra, e della scultura si fauella, de' piu illustri pittori, e scultori, et delle piu famose opere loro si fa mentione; e le cose principali appartenenti a dette arti s'insegnano - 1584 -  LIBRO Quarto - pgg 590 e seg. 
Raffaello Borghini (Firenze, 1537 – 1588) è stato commediografo e poeta. 



Coordinate:   43°46'10.51"N,  11°15'21.49"E                     Mappe: Google - Bing




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giovedì 27 agosto 2015

San Miniato a Monte vista dalla valle

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Firenze, San Miniato a Monte

A Firenze si può camminare, girare la città guardandosi in giro, scoprendo sempre nuovi scorci che spesso possono anche incantare l'osservatore. Beh, in effetti la sindrome di Stendhal è nata proprio qui a Firenze, guarda il caso. Passeggiando sui Lungarni provenendo dal Ponte Vecchio dopo avere costeggiato gli Uffizi si arriva a Piazza dei Giudici, da dove, in un primo pomeriggio estivo, col cielo blu arricchito da qualche nuvola bianca e grigia, appare San Miniato a Monte con il suo campanile e l'attiguo  palazzo dei Vescovi.


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lunedì 24 agosto 2015

Diversità nelle cuspidi

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Firenze, Piazza del Duomo, Duomo

Lo avevamo già visto col post intitolato La cuspide diversa. Sopra le bifore e gli archi acuti che le racchiudono vi sono cuspidi oltre ai pilastrini ornamentali. All'interno di esse è un rosone sempre diverso mai uguale ad un altro. Questo lo sapevamo, ma l'altro giorno sono rimasto interdetto nello scoprire un motivo del rosone situato nella parete sinistra della Cattedrale (foto in basso) che sembrava essere uguale all'altro situato nel retro dell'abside (foto sopra). Apparentemente, ma non sono affatto ugual. Due figure che possiamo definire girandole, ventole che suggeriscono l'idea del movimento, circolare, un flusso di aria simbolo del continuo cambiamento. Illusione ottica che è scomparsa subito dopo avere osservato le foto una accanto all'altro. Uno ha l'andamento destrorso doppiamente inclinato l'antro singolo e sinistrorso. Diversi sono anche i rosoni entro gli archi acuti, sopra le bifore e i disegni geometrici degli archi stessi. E' così in tutta la Cattedrale niente si ripete, niente è uguale sopra le bifore nei rosoni , negli archi e nelle cuspidi. 


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Coordinate:  43°46'23.19"N,  11°15'24.15"E                      Mappe: Google - Bing
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Coordinate:  43°46'24.63"N,  11°15'24.15"E                      Mappe: Google - Bing




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venerdì 21 agosto 2015

Toccare il cielo con un dito

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Firenze, Campanile di Giotto




Coordinate:  43°46'21.93"N,  11°15'20.69"E                            Mappe:     Google   -    Bing





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giovedì 20 agosto 2015

Qualche sciocco nella Sala Leone X

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Firenze,  a Palazzo Vecchio, Sala Leone X

Ci siamo già soffermati una volta sull'affresco monocromo dipinto da Giorgio Vasari (1511 – 1574) nella Sala Leone X a Palazzo Vecchio, per un curioso atteggiamento difficilmente riscontrabile nella storia della pittura. Rivediamo l'opera nella sua completezza in alto.
Questa volta puntiamo la nostra attenzione su l'espressione di un malcostume che rimane invariato nei secoli e nei millenni (vedere Pompei), lo scrivere o il graffiare sui muri, sulle pareti, ed ogni altra opera d'arte per rendere immortale il proprio nome o meglio la propria incommensurabile scempiaggine, Anche su questo affresco  si manifesta l'idiozia con  incisioni procurate con uno strumento appuntito, chiodo o temperino che sia, su un'opera del Vasari.
Nella foto che segue vediamo in alto a sinistra le  sciocche graffature di un certo Joseph (lenbirro?) e da Ferinando Carpetin con tanto di data 1604 o 16-04 .

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Più complessa è l'altra incisione che compone una specie di  una non identificabile fortezza con bastioni e masti proprio al centro del particolare della foto sottostante. Un altro nome poco leggibile sul basamento del David e un'altra incisione a destra altrettanto illeggibile.

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Come recita la presentazione del sito museale di Firenze ll protagonista della sala Leone X  – dipinta da Giorgio Vasari, Giovanni Stradano (Bruges, 1523 – Firenze, 1605) e Marco da Faenza, decorata da stucchi dorati di Leonardo Ricciarelli e Giovanni Boscoli e ornata dal pavimento intarsiato di Santi di Buglioni ( 1494 – 1576) – è Giovanni, figlio di Lorenzo il Magnifico, divenuto Papa nel 1513 con il nome di Leone X. L'elezione al soglio pontificio è ricordata da un dipinto del soffitto, dove viene rappresentato il momento in cui riceve la tiara pontificia in San Giovanni in Laterano a Roma. Sulla parete sottostante Leone X entra trionfalmente a Firenze, due anni dopo, nel 1515. Le gesta di Giovanni de’ Medici decorano tutta la sala: battaglie, fughe e vittorie, trattative e cerimonie. "


Coordinate: 43°46'9.18"N, 11°15'20.11"E                      Mappe:    Google   -   Bing




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lunedì 17 agosto 2015

Il secondo ombelico del David

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Firenze, Piazzale Michelangelo

Oltre alla copia marmorea del  David di Michelangelo (Caprese Michelangelo, 1475 – 1564) che si trova in Piazza della Signoria , l'originale è al Museo dell'Accademia, ne esiste un'altra in bronzo situata al centro del  Piazzale Michelangelo che ha lo sguardo rivolto verso Palazzo Vecchio.  Le intemperie formano aloni e striature scure sulla superficie ma oltre a questi mutamenti se ne vedono altri guardando con attenzione. Il primo, una incavatura che ha la forma apparente di un 'secondo ombelico' situato proprio al di sotto di quella che è la sua normale posizione anatomica, altri tre sono più in alto a livello dello sterno. Un paio sono fori o così sembrano, uno dei quali ha una striatura lunga e sottile come fosse un rivolo di sangue. La terza, più piccola delle altre, non è un foro ma una piccolissima fossa, in alto come al vertice di un triangolo. Mi domando se questi tre fori e incavature siano frutto della corrosione naturale della lega metallica avvenuta nell'arco di tempo di 150 anni circa, da quando cioè fu installato in quella posizione centrale nel 1873, imperfezioni riconducibili alla fusione del bronzo originale o ad atti premeditati vandalici avvenuti in tempi passati.


Coordinate:   43°45'46.15"N,   11°15'54.12"E                               Mappe: Google - Bing




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giovedì 13 agosto 2015

Il mito del cornuto

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Firenze, Duomo

E' quasi un destino scontato che a Firenze tutto, prima o poi, si trasformi in mito. Le pietre sono testimoni della mitopoiesi cittadina. E' il caso della presunta testa di toro piantata tra l'abside e la fiancata sinistra del Duomo quasi in corrispondenza di Via de' Servi. Un testa di un animale che con lo sguardo sembra guardare in una direzione ben precisa, rivolto versa la finestra dove, si racconta,  abitasse un fornaio cornificato dalla moglie e da un capomastro al tempo in cui si edificava il Duomo. Un vero e proprio sberleffo che, si dice, viene perpetuato da secoli e chissà fino a quando ne segnerà il presunto ricordo. Ma in realtà il racconto potrebbe essere una ricostruzione mitizzata di una realtà più banale. Il toro non è un toro, è  un bue, ovvero il  rendere un doveroso omaggio, un ringraziamento ad un forte e laborioso animale che contribuì notevolmente alla realizzazione dell'opera trasportando carichi enormi silenziosamente e tenacemente. Un ringraziamento simile a quello che fu dato ad un altro animale per la stessa ragione: la mula di palazzo Pitti. Pr sorsero strane storie intorno alla mula semplicemente perché un marmo inciso sotto la sua effige ne manifesta la volontà. Il bue no, niente di scritto, quindi il mito.

Da notare che questa è l'unica testa 'diversa', tutte le altre teste, disposte intorno al Duomo alla stessa altezza, sono teste di leone.

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Coordinate:   43°46'24.09"N,  11°15'25.74"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 10 agosto 2015

Chi mai sarà stato quel barone del 1772?

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Firenze, Piazza della Signoria

Non sappiamo nulla di quel "Saracini barone fottuto" ma è probabile che fosse una persona non tanta amata da quel graffitaro che nel 1772 incise tale frase sul basamento dell'Ercole e Caco di Baccio Bandinelli (Firenze,  1488– Firenze, 1560)  in un punto così affollato quale è quello tra gli Uffizi, Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria, proprio sotto la Loggia dei Lanzi. Tutto è perduto nel sole e nella pioggia dei secoli fuorché l'epiteto impresso sul marmo.


Coordinate:  43°46'9.14"N, 11°15'21.19"E                     Mappe: Google - Bing




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giovedì 6 agosto 2015

Il Terrazzo di Saturno dentro e da sotto

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Firenze, Palazzo Vecchio, su via della Ninna e via dei Leoni

Salendo su per le scale che portano al secondo piano di Palazzo Vecchio si giunge e si entra a sinistra nella Sala dei Quatto Elementi. Oltrepassando la porta lignea si accede al Terrazzo di Saturno da dove è possibile ammirare buona parte del panorama della città che si stende ai suoi piedi da est a sud, da Fiesole al Piazzale Michelangelo, San Miniato a Monte fino al Colle di San Giorgio su cui domina Forte Belvedere.  Le decorazione del soffitto illustrano il dio del Tempo con le allegorie delle quattro età dell'uomo e delle ore del giorno. Due riquadri raccontano storie di Saturno che richiamano episodi della vita del papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) cui è dedicata la sala sottostante. Le pitture ad olio su tavola sono di  Giorgio Vasari (1511 – 1574) e allievi e di Giovanni Stradano (Bruges, 1523 – Firenze, 1605) realizzate tra il 1557 e il 1566 . Un altro gioiello sia pur minore è la gronda,  intagliato a mano nella seconda metà del 1500 dal maestro Marco del Tasso esponente di una famiglia di legnaioli, scultori ed architetti fiorentini attivi nell'Italia centrale nel corso del XV e del XVI secolo.

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Qui appresso il terrazzo come lo vediamo in basso da Via della Ninna proprio sotto l'arco che collega Palazzo Vecchio agli Uffizi. Dietro l'angolo c'è via dei Leoni nome che prende dal fatto che esisteva in un remoto passato un serraglio di leoni, vivi non di marmo.

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Coordinate:   43°46'7.59"N,  11°15'25.07"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 3 agosto 2015

La firma dei mosaici veneti del Duomo

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Firenze, Duomo

Di solito si legge la firma dell'autore di un'opera, più raramente si accompagna a questo la firma dell'esecutore. Nel caso dei tre mosaici della facciata del Duomo invece leggiamo la firma dell'autore o meglio, gli autori, e non di chi ha disegnato le opere. Sappiamo già dal precedente post che l'autore dei disegni delle opere delle tre lunette della facciata è del genovese  Nicolò Barabino (Sampierdarena, 1832 – Firenze, 1891) mentre l'esecuzione degli stessi lo lo possiamo leggere in basso  in una sotto cornice:

VENEZIA 1886 - SOCIETA' MVSIVA VENEZIANA FECE

Per leggere l'autografo bisogna allontanarsi un po' dalla facciata altrimenti i marmi che la decorano impediscono di posarvi l'occhio. Qui lo vediamo nel mosaico del portale centrale del Duomo con Cristo in trono con Maria e San Giovanni Battista.


Coordinate:  43°46'23.78"N,  11°15'20.18"E                      Mappe: Google - Bing




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