Firenze, Loggia dei Lanzi
Mi piace fermarmi sotto la Loggia dei Lanzi, sedermi sui grandi secolari gradini a riposarmi cinque minuti circondato da turisti frettolosi intenti a fotografare le statue marmoree studiando la migliore inquadratura da immortalare nella memoria digitale SD. I selfie non si contano ma sono molti di meno rispetto a quelli eseguiti in altre parti della città, dalla contigua Piazza della Signoria al Ponte Vecchio, dal Loggiato degli Uffizi a Palazzo Pitti. La Loggia è un luogo ospitale, uno straordinario museo all'aperto dove sono certo i miei antenati hanno postao gli occhi e riposato per alcuni minuti così come amo fare io. Qui sono ospitate molte statue che vanno dall'epoca romana fino al Novecento, dal conosciutissimo bronzo del Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini (Firenze 1500-1571) alle composizioni marmoree del Giambologna (Jean de Boulogne, Douai, 1529 – Firenze, 1608). Sotto le centenarie volte a crociera è il Ratto di Polissena (1866) di Pio Fedi (Viterbo, 1816 – 1892), più volte abbiamo visto in questo blog, che abbiamo deciso di fissare nuovamente con una foto per la spettacolare composizione che viene esaltata dal taglio netta di luce di un tardo mattino primaverile su uno sfondo scuro dato dall'ombra delle arcate volte a nord della Loggia. Fedi scolpì pensando alla luce e alle ombre? Probabilmente sì. Viene da pensare che questa opera d'arte ha più senso se collocata in un ambiente esterno dove varia la luce a seconda l'ora del giorno piuttosto che al chiuso di un museo. Ma forse questo discorso vale per tutte le sculture.
Il gruppo rappresenta il ratto di Polissena, giovanissima figlia di Priamo ed Ecuba, ad opera di Pirro, nonostante il tentativo del fratello Polidoro di difenderla e della madre di sottrarla al rapimento trattenendola per un fianco prima di essere colpita
a sua volta
dalla spada del rapitore