Firenze, in via dei Banchi 4, angolo via del Giglio
Il palazzo deve il nome al marchese di Mondragone Flavio di Arazzola, della nobiltà napoletana, che si stabilì a Firenze prendendo in affitto una casa in questo sito, di proprietà dei Ricasoli, e poi acquistato e per riammodernarlo con un cantiere aperto nel 1568 su progetto di Bartolomeo Ammannati (Settignano, 1511 – 1592). E' riconoscibile per il monumentale scudo con l'arme dei Ricasoli da Meleto, proprietari del palazzo prima della cessione a don Fabio Arazzola di Mondragone. Il palazzo è da considerare patrimonio artistico nazionale
Lo stemma venne sostituito a quello dei Mondragone nonostante la famiglia non fosse più proprietaria del palazzo per una sorta di damnatio memoriae verso Bianca Cappello (Venezia, 1548 – Poggio a Caiano, 1587) e i suoi sostenitori voluta da Ferdinando I de' Medici (Firenze, 1549 – 1609)
Lo stemma venne sostituito a quello dei Mondragone nonostante la famiglia non fosse più proprietaria del palazzo per una sorta di damnatio memoriae verso Bianca Cappello (Venezia, 1548 – Poggio a Caiano, 1587) e i suoi sostenitori voluta da Ferdinando I de' Medici (Firenze, 1549 – 1609)
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"... Il
marchese tornò pensoso al suo bel palazzo, fabbricatogli dall'Ammanato, ove, appena giunto, raccontò a sua moglie quello che era
occorso fra lui e il giovane principe, e le fece capire quanto
profitto e favore potrebbero derivare ad entrambi da una simile
tresca, onde la pregò che cercasse d'introdursi in quella casa e di
mettersi in relazione colla vecchia Bonaventuri.... A
questo scopo, le usò grandi cortesie, invitandola a venirla a
visitare a sua volta; ma la Bianca le dimostrò l'impossibilità
della cosa, non osando ella uscire di casa per timore di essere
riconosciuta; oltrechè, nobile veneta, e quindi compresa del
sentimento di dignità che conveniva ad una Cappello, non volea, co'
poveri panni onde andava coperta, entrare in un palazzo fatto per ricordarle
il paterno soggiorno. La Mondragone si mostrò paga, sorridendo, di
tali risposte; poi nel giorno successivo mandò la sua carrozza con
una delle sue più belle vesti a Bianca; la carrozza, affinchè
la visitatrice non fosse veduta, la veste, per risparmiarle ogni
rossore; nello stesso tempo con una lettera la avvertiva di aver
parlato al marito d'un salvocondotto per Pietro, e d'esser il
Mondragone dispostissimo ad interporre a tal uopo tutta l'opera sua,
ma desiderar di vedere la persona per cui tanto s'interessava sua
moglie e udire dal labbro stesso di lei il racconto delle sue
avventure. Con lo stesso biglietto, la vecchia suocera veniva
sollecitata ad accompagnare la nuora. ...."
Bianca
Cappello: drama in cinque atti, versi - 1863 - di Francesco Dall'Ongaro (1808-1873) -
preceduto da un racconto storico di Alessandro Dumas (1793 -1868)
pagg
13 e seg.
"246.
PALAZZO DI ABITAZ. DEI SIGG. AMBRON (Via dei Banchi N.° 4656 ). --
Fu fatto edificare all’architetto B. Ammannali da Don Fabio
Arazzola marchese di Mondragone,
aio del G. D. Francesco, figlio di Cosimo I, e poi suo torcimanno
nella tresca che ebbe con la famosa Bianca Cappello. Il primo
abboccamento del Principe con questa favorita, vuolsi che avesse
luogo appunto in questo palazzo. - L’architettura esterna
della fabbrica è maschia , ma non licenziosa , salvo nella porta; l’
arme che rimane sull’angolo di Via del Giglio è molto bella , ma
l’interna distribuzione delle stanze non è affatto felice."
Nuova
guida; ovvero, Descrizione storico-artistico-critica della città e
Contorni di Firenze-1843 Di Federigo Fantozzi - pag.503
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