Firenze, Via di Novoli
"Chi dalla piazza di S.
Jacopino in Polverosa, piglia la via chiamata Maragliano andando a
traversare il ponte S. Donato, arrivato a buon punto della via
medesima vedrà un vecchio campanile di forma quadra con finestre a
bifore, terminato a cuspide, il quale mostrandosi dalla proda
occidentale del famoso parco Demidoff, in via di Novoli, rammenta una
chiesa vecchia, vogliamo dire la chiesa di S. Donato a Torri, detto
in Polverosa, resa celebre particolarmente per due fatti antichi che
la storia fiorentina registra con giusta soddisfazione.
Ebbe S. Donato un
Monastero, dove i canonici regolari di S. Agostino abitarono sin dal
1187. La chiesa loro fu consacrata nel febbraio del 1188; ed in
questa circostanza venne a Firenze Gerardo arcivescovo di Ravenna e
delegato del papa Clemente III, il quale arcivescovo predicò la
seconda crociata ai fiorentini chiamati a prestar giuramento, e dopo
tal predica il priore di S. Donato (Allora era la chiesa Parrocchia
suburbana) consegnò al duce fiorentino
Pazzo de' Pazzi quella bandiera fregiata della croce del popolo, la
quale fu tanto gloriosa nelle guerre sante. Quest'insigne cittadino
di Firenze, secondo scrivono gli storici, si recò in Terra Santa
conducendovi 2500 crocesegnati fiorentini; e nella espugnazione di
Gerusalemme « egli fu primo di sua nazione a scalar le mura, e
inalberare lo stendardo maggiore della sua schiera . » II fatto
mentre grandemente illustrò una delle nostre più nobili famiglie,
non meno vanto procacciò a Firenze, tra' cui figli eroi ha sì bel
posto la figura di Pazzo de' Pazzi.
Un altro fatto
storico, onde trasse celebrità il Monastero di S. Donato, fu
l'arrivo in Firenze di quei Frati Umiliati che ci portarono l'Arte della lana. Essi frati giunsero quaggiù verso il 1239, e fu loro
prim'ostello il Convento di S. Donato dal quale partivano i canonici
Agostiniani. Ivi abitarono gli Umiliati sino al 1251, nel quale anno
si trasferirono a S. Lucia sul Prato, e monsignor Giovanni
Mangiadori, vescovo di Firenze, dette il Convento di S. Donato alle monache
Agostiniane di S. Casciano a Decimo. Di quanto decoro, e di quali
ricchezze tornasse al Comune di Firenze l'Arte della lana, a noi
basta ricordarlo.
Non per questo il
celebre Monastero andò esente da' suoi tristi: le monache dovettero
fuggire nel 1525, perché Castruccio degli Antelminelli vi condusse
le truppe lucchesi dopo la vittoria d'Altopascio, le quali truppe vi
fecero non pochi danni; ma sorte peggiore gli toccò nel tempo
dell'assedio (1529-30), quando servì di caserma alle truppe tedesche
di Carlo V
[Gand 1500 - 1558], e di'
quartiere al comandante loro, il conte di Landron;
assediato il
popolo di Firenze, quei bravi soldati provavano gran diletto a
sciupare le pitture del Monastero di S. Donato, e come se nulla fosse
sciuparono persino lo stupendo Cenacolo che v'era stato dipinto da
Masaccio [1401 – 1428].
Quanto al popolo di questo suburbio,
visse sempre modesto e meschino di lavori campestri, ingentiliti, da
parte delle donne, colla filatura, col telaio, e colla treccia. Nel
1749 però gli fu soppressa la parrocchia, perché i parrocchiani non
contavano che 280, onde si può dire che tutta l'importanza locale
consisteva nel Monastero; ed anch'esso dipoi scomparve quando il
governo Bonaparte l'abolì cogli altri.
Dopo il 1814, tornato il governo
Lorenese, dette questi ai frati di S. Croce il Monastero con tutti
gli adiacenti poderi, e dai frati di S. Croce lo comprarono i
Demidoff siccome nella prima parte abbiamo detto.
Da Firenze ai Demidoff; Pratolino e S. Donato, relazione storica e descrittiva, preceduta da cenni biografi sui Demidoff, che sino dal secolo XVIII esisterono, di Cesare Da Prato, pubblicato nel 1886
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