Firenze, Piazza de' Frescobaldi 1
Appena finita di restaurare la facciata di quel palazzo che oggi ospita l'istituto Magistrale Gino Capponi, fu un tempo prestigioso palazzo di proprietà dei Frescobaldi, la nobile e ricca famiglia che finanziò la costruzione del Ponte di Santa Trinita, posto accanto, prima realizzato in legno e poi in pietra per resistere alle piene dell'Arno.
Il palazzo fu incendiato nel Trecento, quindi ricostruito e poi alla fine del Cinquecento (1575) incorporato nel convento dei Canonici Regolari Agostiniani, annesso all'adiacente chiesa di San Jacopo Sopr'Arno. Quindi, trasformato radicalmente su progetto dell'architetto cortonese Bernardino Radi (Cortona, 1581 - 1643), con un cantiere aperto attorno al 1640 e finanziato da Ferdinando II (Firenze, 1610 – 1670, che portò a definire sia i due prospetti sia il grande chiostro.
Nel 1703, per volere di Cosimo III (Firenze, 1642 – 1723), l'ordine fu soppresso e nel convento subentrarono i Padri della Congregazione della Missione (ecco l'altro nome con cui è conosciuto il palazzo, Palazzo della Missione), padri soprannominati a Firenze Barbetti per la foggia della barba alla francese, provenienti da Roma. Per esigenze di spazio nel 1709 il palazzo fu ampliato con l'aggiunta di un terzo piano.
Soppresso il convento nel 1808, venne ripristinato nel 1816, quindi occupato dal Governo italiano e passato al demanio dello Stato nel 1866. In questo stesso anno, dopo alcuni lavori di adeguamento diretti da Giovanni Castellazzi, essendo assurta Firenze a Capitale d'Italia (1865-1871), buona parte dell'edificio fu occupato dagli uffici del Ministero della Marina "perché avesse percezione dell'acqua", infatti l'Arno scorre proprio accanto.
Il palazzo fu incendiato nel Trecento, quindi ricostruito e poi alla fine del Cinquecento (1575) incorporato nel convento dei Canonici Regolari Agostiniani, annesso all'adiacente chiesa di San Jacopo Sopr'Arno. Quindi, trasformato radicalmente su progetto dell'architetto cortonese Bernardino Radi (Cortona, 1581 - 1643), con un cantiere aperto attorno al 1640 e finanziato da Ferdinando II (Firenze, 1610 – 1670, che portò a definire sia i due prospetti sia il grande chiostro.
Nel 1703, per volere di Cosimo III (Firenze, 1642 – 1723), l'ordine fu soppresso e nel convento subentrarono i Padri della Congregazione della Missione (ecco l'altro nome con cui è conosciuto il palazzo, Palazzo della Missione), padri soprannominati a Firenze Barbetti per la foggia della barba alla francese, provenienti da Roma. Per esigenze di spazio nel 1709 il palazzo fu ampliato con l'aggiunta di un terzo piano.
Soppresso il convento nel 1808, venne ripristinato nel 1816, quindi occupato dal Governo italiano e passato al demanio dello Stato nel 1866. In questo stesso anno, dopo alcuni lavori di adeguamento diretti da Giovanni Castellazzi, essendo assurta Firenze a Capitale d'Italia (1865-1871), buona parte dell'edificio fu occupato dagli uffici del Ministero della Marina "perché avesse percezione dell'acqua", infatti l'Arno scorre proprio accanto.
Questo quadro di Giuseppe Zocchi (Firenze, 1711 – Firenze, 1767) mostra come era nel Settecento Palazzo Frescobaldi, visibile a destra, poi Ponte di Santa Trinita, e, sullo sfondo si riconoscono, Ponte Vecchio e Palazzo Vecchio.
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