Firenze, Palazzo Pitti, la Grotta di Mosè
"...Accanto all'Ercole appoggiato alla sua clava, con la pelle del Leone Neméo in ispalla ... in
mezzo una grotta di figura ovale , dentro di cui havvi una spaziosa
peschiera d' acqua viva mantenutavi da uno zampillo di fontana, che
dal bel mezzo delle acque sorge all'altezza di circa 10 braccia .
Grazioso è il vedere come alcuni putti di marmo vi sieno stati
distribuiti a fior d'acqua in atto di nuotare. Le mura interne della
grotta incrostate sono a mosaico, e la volta dipinta di vivace
colorito esprimente nel mezzo di essa una Fama, vien sostenuta da 16
colonne di pietra forte, le quali sono framezzate da varie e buone
sculture . Mirasi di faccia all' ingresso della grotta una bella
statua di porfido dell' altezza di circa 5 braccia rappresentante un
Mosè, opera in gran parte del valente scultore Raffaello Corradi.
Dicesi in gran parte, imperciocchè esisteva già a'suoi tempi il
torso antico di quella statua che è di porfido orientale, senza
essersi mai saputo in qual modo fosse venuto in potere della casa
Medici. A. questo torso fece egli dunque le gambe, le braccia e la
testa, la quale immaginò di farla posare per mezzo di una vite, onde
potesse ad ogni occorrenza agevolmente levarsi e rimettersi . Vedonsi
pure qua e là nell' interno di questa grotta medesima altre quattro
statue di marino che esprimono quattro diversi simboli corrispondenti
alle virtù o uffizj di Mosè e sono, la Legislazione, l'Imperio, la
Carità, e lo Zelo per l'onor di Dio. La Legislazione figurata viene
in una femmina vestita tutta di lungo manto con le Tavole della
legge, ed è lavoro assai stimabile di Antonio Novelli. Havvi
dirimpetto a questa la statua di Gio. Batista Pieratti rappresentante
lo Zelo con alcuni segni caratteristici di questa Virtù, siccome coi
loro respettivi le altre due statue denotanti la Carità, e
l'Imperio, scolpite da Domenico Pieratti fratello del summentovato.
Nelle due laterali testate di queste concavità sono state disposte
due nicchie con belle vasche di mistio di Seravezza, e sopra di esse
dalla parte del muro due delfini di bronzo , i quali insieme
avviticchiando le loro code, sostengono un'altra vasca più piccola
dell' istesso marmo. Le due maggiori vasche poste una dirimpetto all'
altra hanno ciascuna un mostro di bronzo che s'inalza dal loro fondo;
uno di essi sostiene un alloro, tra le frondi di cui scorgonsi le
Palle Medicee; l'altro una querce con l'arme della Granduchessa
Vittoria della Rovere , lo che anche senza l'iscrizione che si legge
sotto la statua del Mose, servirebbe a dimostrare che gli ornati di
questa grotta, e forse la grotta medesima, debbonsi al Granduca
Ferdinando II..."
Pag. 73 e s. da "Notizie storiche dei palazzi, e ville appartenenti alla i.e. r. corona " di Giovanni-Domenico Anguillesi, 1815
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