Firenze, Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria
Mi capita spesso in estate o nelle caldissime giornate primaverili di cercare sollievo attraversando i cortili di Palazzo Vecchio. Mischiandomi con i turisti, dai passi più o meno randomizzati cercando la scalinata per salire nel Salone dei Cinquecento, trovo qui dentro la temperatura adatta per riprendere fiato al riparo dal sole cocente che precipita sulla città e dalle ventate calde che salgono
dalla grigia pietra serena
delle strade cotte come in forno. Uscendo dal portone principale del Palazzo è impossibile non notare lo sguardo timoroso e supplicante di Caco. Ma leggiamo cosa ci racconta Modesto
Rastrelli, socio della reale Accademia Fiorentina nel suo 'ragionamento' intitolato "Illustrazione istorica del Palazzo della Signoria detto inoggi il Palazzo Vecchio" edito nel 1792.
"Due grandiose, e giganteschi Statue formano un ornato magnifico a quella Porta: la prima di esse è il David del Divino Michelagnolo Buonarroti; l'altra è l'Ercole che uccide Cacco, del Cav. Baccio Bandinelli (Firenze, 1488– Firenze, 1560) . Parlando della prima, fu fatta dal Buonarroti nella giovine età di anni 19., e la sua rara abilità si dimostrò maggiormente, stantechè era un lavoro già principiato da un tal Maestro Simone da Fiesole, il quale aveva ideato di fare un gigante che doveva servire per l'Opera di Santa Maria del Fiore; ma questo pezzo di marmo mal concio in apparenza, e straziato, fu dallo stesso Maestro Sìmone posto in abbandono, e così stette per molti anni. Michelangiolo vedutolo, ed esaminata attentamente l'attitudine datagli ed di fori fattivi, credè poter cavare dal medesimo una ragionevol figura: chiestolo dunque agli Operai, ed al Soderini, che era Gonfaloniere della Repubblica, gli fu facilmente conceduto; fatto il modello di cera, finse in quello un David giovane con una frombola in mano; quindi cominciò a lavorare nell' Opera di S. Maria del Fiore, e non volle che nessuno lo vedesse fino all'ultimo del lavoro. ...
L'altra Statua o gruppo di Ercole e Cacco è opera di Baccio Bandinelli. Il Vasari parlando di quella Statua se ne sbriga con poche parole dicendo. ' L'anno 1515. nell'andare a Bologna passando per Firenze Papa Leone X. La Città per onorarlo, tra gli altri molti ornamenti et apparati, fece fare sotto un arco della Loggia di Piazza, vicino al Palazzo, un Colosso di braccia nove e mezzo, e lo dette a Baccio: era il Colosso un Ercole, il quale per le parole anticipate di Baccio, si aspettava, che superasse il David del Buonarroti quivi vicino; ma non corrispondendo al dire il fare, né l'opera al vanto, scemò assai Baccio nel concetto degli Artefici, e di tutta la Città , il quale prima si aveva di lui . Convien dire che il Vasari fosse poco amico di Baccio, come non lo fu il Cellini, che fece una bizzarra censura, nella sua Vita, di quella Statua: nonostante vogliono molti, che le critiche datele non siano lontane dal vero, imperciocché le braccia dell' Ercole così cadenti, e basse non dimostrano quella fierezza, che in simile azione si richiede: questa osservazione è quella di tutto il Pubblico di que' tempi, che deridendo la Statua vi appose di notte i seguenti versi, facendo parlar Cacco:
Ercole non mi dare;
Ti renderò le Pecore, e gli Agnelli;
Ma il Bue l'ha avuto Baccio Bandinelli ."
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