Firenze, Piazza Santa Croce
Guardate con attenzione le nuvole del quadro qui sotto riportato. E' un dipinto di Giovanni Signorini (Firenze 1808 - 1862) detto' il pittore del Granduca' realizzato
nel 1846
dal titolo 'Carnevale in Piazza Santa Croce'. A me sembra che la forma della nuvola che è al centro della nostra foto sia molto simile alla forma della nuvola del dipinto anche se un po' più bassa all'orizzonte. Foto e quadro ci offre l'occasione di un paragone tra lo scorcio di ieri e oggi. A metà Ottocento ancora non era stata realizzata la facciata dall'architetto Niccolò Matas (lavori avvenuti tra il 1853 e il 1863), la rinascimentale cupola della Cappella Pazzi nel Chiostro Grande, sul fianco sinistro della Basilica, era nascosta da un edificio, parte del monastero che delimita due chiostri, ed infine Palazzo dell'Antella, sulla nostra destra, era ed è identico a se stesso.
Per inciso, Giovanni è il padre del più noto Telemaco Signorini (Firenze, 1835 – 1901).
Aspetto esterno della chiesa
Sopra comoda scalinata, la quale conferisce in bel modo a farla
imponente e maestosa, sorge la fronte del tempio, nuda, rozza,
annerita dalla ruggine dei secoli, come un'accusa alle discordie
cittadine, come un testimonio delle tempeste, delle sventure che
travagliarono, che dettero morte alla repubblica.Un grande occhio o
finestra orbicolare del diametro di quattordici braccia si apre al
sommo della muraglia, e col disegno di Lorenzo Ghiberti con bello
artificio di vetri colorati vi è rappresentata Ia deposizione dalla
Croce .
Sopra quest'occhio , in prossimità del triangolo che finisce la
facciata, scorgesi a mala pena in un altro tondo il nome di Gesù
Cristo, significato nel solito monogramma e scolpito in pietra
serena. Questo, con licenza de' signori e con divota e solenne
processione di popolo, vi fece collocare nel 1437 san Bernardino
da Siena, allorché in Firenze e nel contado infuriava il contagio;
vi si leggono attorno in caratteri longobardici, appena visibili da
basso, le parole: In nomine Jesu omne genu flectatur
coelestium, terrestnium et inferorum.
Dentro 1'arco a sesto acuto che corona la porta maggiore,in una
nicchia ornata più modernamente, e di stile non bello e discordante
colI'edifizio, fu collocata la statua colossale di san Lodovico
di casa d'Angiò, poi vescovo di Tólosa (l), colata in bronzo
da Donatello, in quella stessa attitudine che la si vede dipinta da
Taddeo Gaddi nell'imbotte dei pilastri della cappella Rinuccini
che avremo agio di ammirare nell'interno della chiesa.
Nulladimeno la fama del celebre artefice non ha fàtto velo al
giudicio dei conoscitori; e, quantunque voglia il padre Richa che
abbia quella statua a tenersi in pregio perchè procede da uomo di
tanto va,lore, sapendo noi che Donatello stesso spregiavala, con
piena libertà di parola anche noi la diciamo indegna di lui. D'
altra parte, foss' ella di finissimo magisterio, siamo persuasi che
nel concetto di Arnolfo non entrassero nicchie sulla facciata, e ...
da 'Santa Croce di Firenze illustrazione storico-artistica' di F. Moisé 1845
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