Firenze, Piazza dei Ciompi
La Loggia del Pesce, da poco restaurata in modo impeccabile, era collocata in altro luogo. Era al Mercato Vecchio, dove adesso c'è Piazza della Repubblica, all'incirca davanti all'Arcone, per svolgere la sua funzione chiaramente descritta dal nome, dove vendere il pesce, fino a quando venne smantellata verso il 1885-1895 al tempo del risanamento di Firenze Capitale del Regno d'Italia (dal 1865 al 1871), per poi essere ricostruita nel 1955 nell'attuale Piazza dei Ciompi. Nella foto in alto vedete due tondi che racchiudono pesci e delfini ai lati dello stemma mediceo con sotto la seguente iscrizione:
MAGNVS
COSMVS MED
FLOR ET SENAR
DVX II
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Leggiamo un brano tratto da L'illustratore fiorentino: Calendario, 1838, 39, Volume 3, pag 10-11 – di Guido Carocci
"...Questa via è detta degli Archibusieri dalle botteghe, che vi tenevano i fabbricatori di archibusi; e prima dicevasi Via dei Pesciaioli, e anche Pescheria, perchè vi si vendeva al prezzo fissato dalla grascia (dazio) il pesce che era solito portarsi dai laghi di Bientina , di Fucecchio e da altri luoghi.
Gli antichi fiorentini, inalzando appiè
del Ponte Vecchio una loggia per la vendita del pesce, imitarono i
Romani, i quali posero la pescheria, che dicevano forum piscarium,
separata dal luogo e dal mercato, dove si vendevano gli altri
commestibili. Pare che nei nostri maggiori nascesse un tal pensiero
verso il 1296; poichè dalle cartapecore del monastero di S. Matteo
d'Arcetri trasse il Manni un documento del 12 novembre del detto
anno, col quale un certo Corsino di Gianni, che era della casata
degli Amidei, protesta che senza il suo assenso e senza quello dei
suoi consorti non può scavarsi dal Ponte Vecchio certo terreno per
edificarvi una loggia pel Comune di Firenze. Ma essendosi accomodata
una tale difficoltà, fu proseguito lo scavo e il lavoro della loggia
, che non sappiamo quando fosse terminata. Manchiamo ancora di una
precisa contezza della medesima fino al 1362; nel qual anno dal libro
della Luna nell'uffizio della Parte apparisce l'ordine di far
lastricare la piazza del pesce posta, si dice ivi, nella Via di
Lungarno appresso al Ponte Vecchio, con ispendervi cinquanta fiorini;
e in tempo a quello vicino si comanda, che si acconcino i tetti si
della piazza del pesce, sì del ponte istesso. Che fosse qui la
vendita del pesce vien pur confermato dall'iscrizione che fu posta
alla nuova loggia del pesce medesimo, fatta edificare in Mercato
Vecchio nel 1568, e che è in questi termini concepita.
FORUM PISCARIUM QVSQVE AD HUC
TREMPORIBVS QVADRAGESIMALIBUS AD
PONTEM VETEREM FREQUENTABATVR
NVNC ILL ET ECC MAGNVS COSMVS
MED FLOR ER SENAR DVX II ET
FRANCISCVS EIVS FILIVS PRINCEPS OPT
VR HIC CONTINVO PISCES VENDANTVR
MVITO MAIORI SVMPTV AC MAGNIFICENTIA
QUAM ANTEA ILLIC EXCTRVCTUM FVERAT
AEDIFICANDVM CVRARVNT
M D L X V I I I
[nota, traduzione. "Il mercato del pesce che fino ad ora si teneva, nei tempi di quaresima, presso il Ponte Vecchio, ora l'illustrissimo ed eccellentissimo Cosimo de' Medici, secondo Granduca di Firenze e di Siena, e suo figlio Francesco, ottimo principe, lo fecero costruire con assai maggiore spesa e magnificenza di quella con cui era stato edificato prima, affinché il pesce da ora in poi sia venduto qui. 1568".]
Trovandosi poi all'archivio del Monte
Comune, infra le altre condannagioni cancellate nel governo del Duca d'Atene, che una trecca o
rivendugliola fu condannata, perchè era stata colta a vendere de'
ranocchi presso all'oratorio di Or San Michele, può argomentarsi da
ciò che in antico non potesse vendersi il pesce, se non presso al
Ponte Vecchio; dove si faceva ancora il mercato delle frutte e degli
erbaggi; dicendosi nella novantesimaquarta delle Cento novelle
antiche, che ser Frulli, il quale aveva un suo podere di sopra a San
Giorgio, molto bello, sì che quasi tutto l' anno vi dimorava colla
sua famiglia, il più delle mattine mandava la sua fante a vender
cavoli, frutte ed altro alla piazza del Ponte Vecchio. Il Del
Migliore parlando della vendita del pesce, dice che quello, che si
pescava in Arno, serviva soltanto per la Signoria, a riserva d'un
giorno dell'anno in cui era assegnato al Proconsolo, e i pescatori
erano tenuti a pescarlo senza alcuna mercede. Che in un giorno
dell'anno toccasse il pesce d'Arno al Proconsolo senza premio dei
pescatori è verissimo, e di qui nacque il proverbio pescar pel
proconsolo, che vale, affaticarsi indarno e per altri, e durare, come
si dice, fatica per impoverire. Sembra strano per altro che servisse
soltanto per la Signoria, poichè essa, come avverte il Manni nella
lezione sull'antichità del Ponte Vecchio, era parchissima; ed è
antichissimo il costume che ebbe l'Arte della Lana di mandarlo ai
suoi consoli per S. Giovanni, e che ebbero pure vari monaci, di
regalarlo nella vigilia dell'Assunzione ad alcune case di cittadini. ..."
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