Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

giovedì 30 ottobre 2014

Le chiavi della città

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Firenze, Palazzo Vecchio

Si entra a Palazzo Vecchio e subito dietro la scalinata che porta al secondo cortile da Via della Ninna  troviamo l'accesso alla sala predisposta di recente che raccoglie le "Tracce di Firenze" sezione temporanea facente parte del "Museo di Palazzo Vecchio" nella quale troviamo opere che vanno dal Pontormo (soprannome di Jacopo Caccini,  1494 –1557) a Giovan Battista Capezzuoli  (Firenze 1723 circa.-1810). I primi oggetti che appaiono oltre l'entrata non sono quadri, non sono sculture, ma oggetti di uso comune sino dai tempi in cui esistevano le porte dell'ultima cerchia di mura della città. Ora che i portoni delle porte di accesso non sono più chiusi, possono essere esposte, qui,  le chiavi che ogni sera li hanno serrati e ogni mattina li hanno aperti, per secoli.  
Da sinistra a destra vediamo nella foto in alto le chiavi di Porta San Gallo con dietro la bolgetta ( piccola borsa o cartella munita a sua volta di serratura ) sec. XVI; le Chiavi di Porta Romana e la bolgetta del  XVI-XVIII secolo ed infine le Chiavi di Porta San Frediano con bolgetta  XVIII- XIX secolo. Manifattura fiorentina ferro, ottone; cuoio, rame dorato 

La Porta San Gallo, la Porta Romana e la Porta San Frediano facevano parte dell'ultima cerchia di mura di Firenze, costruita tra il 1284 e il 1333.La tradizione vuole che a progettarla fosse stato Arnolfo di Cambio. L'imponente cinta muraria era intervallata da torri, postierle e porte maestre, presso te quali era installata la dogana. Al tempo della Repubblica venne istituita ufficialmente la carica di coloro che dovevano aprire e chiudere i massicci battenti. Questi militi, in un secondo tempo scelti tra i cosiddetti "Tavolaccini di Palazzo", ogni giorno all'alba prelevavano le chiavi in Palazzo Vecchio per riportarvele subito dopo l'apertura e la notte tornavano a prenderle, per serrare all'una tutti gli accessi della città. Il circuito murario due-trecentesco è stato in gran parte distrutto, nell'ambito dell'ampliamento urbanistico della seconda metà dell'Ottocento, ma si conservano ancora oggi quasi tutte le monumentali porte maestre. 


Coordinate:  43°46'9.23"N,  11°15'23.07"E                      Mappe: Google - Bing



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lunedì 27 ottobre 2014

Sant'Egidio

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Firenze, Piazza di Santa Maria Nuova, ingresso

Al centro del porticato dell'Ospedale di Santa Maria Nuova sorge la chiesa di Sant'Egidio, di antichissima fondazione, ricostruita su disegno di Lorenzo di Bicci (Firenze, 1350 ca. – 1427) e consacrata nel 1419 da papa Martino V. Fra il 1439 e il 1461 vi lavorarono alcuni dei più famosi artisti del Rinascimento: da Domenico Veneziano (Venezia, 1410 – 1461) al giovane Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro, 1416/1417 circa – 1492), da Andrea del Castagno (Castagno, 1421 circa – 1457) ad Alesso Baldovinetti (Firenze, 1425 – 1499), ma la loro opera è andata quasi completamente perduta. L'altare maggiore fu ornato nel 1483 dal Trittico Portinari di HugoVan der Goes (Gand, 1440 circa – 1482), ora agli Uffizi. L'intento fu rinnovato da Bernardo Buontalenti (Firenze, 1531 – 1608) alla fine del Cinquecento ed altri interventi seguirono nel Seicento e nel Settecento. Vi fu sepolto Folco Portinari, fondatore dell'Ospedale.


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Coordinate:   43°46'23.52"N,  11°15'34.87"E                     Mappe: Google - Bing



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giovedì 23 ottobre 2014

Orsanmichele dentro

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Firenze, Orsanmichele

Orsanmichele l'abbiamo vista più volte nei particolari esterni, le statue, gli elementi decorativi, gli stemmi ed altro. Oggi entriamo dentro la chiesa da via Arte della Lana per osservare nel buio appena rischiarato dai tagli soffusi di luce policroma delle vetrate, tra affreschi di santi e scene evangeliche, per osservare un particolare, quasi insignificante se non per la storia dell'edificio, che ai più sfugge. Nella penombra solo il  tabernacolo dell'Orcagna (1310 circa – 1368) , Andrea di Cione di Arcangelo soprannominato l'Orcagna,  è illuminato a dovere da un faretto, tabernacolo che accoglie l'opera  di Bernardo Daddi (Firenze, 1290 circa – Firenze, 1348),  la Madonna col Bambino in trono,  da cui risaltano  riflessi  delle dorature. 
Poderosi pilastri sorreggono il pavimento della sala del piano superiore alla chiesa che una volta avrebbe dovuto accogliere le granaglie ma in realtà mai utilizzatala a questo scopo. Su qualche pilastro laterale, in basso, ad altezza d'uomo, è possibile vedere o notare anche oggi le buche per le granaglie dalle quali avrebbe dovuto fuoriuscire il grano introdotto e gettato dalla sala magazzino superiore giù per i pilastri.

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Coordinate:   43°46'14.26"N,  11°15'17.19"E                 Mappe:    Google  -  Bing



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lunedì 20 ottobre 2014

La porta dall'altra parte

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Firenze, Costa San Giorgio

Dal Ponte Vecchio arriviamo a Piazza Santa Felicita, passiamo da Piazza dei Rossi  per salire su  per Costa San Giorgio (costa, strada collinare in salita) per  al Forte Belvedere. Salendo troviamo la casa di Galileo e il Giardino Bardini per poi transitare attraverso la Porta San Giorgio. Subito dopo a sinistra, è l'accesso al Forte. Della parte interna abbiamo già visto la lunetta con l'un affresco di Bicci di Lorenzo (1373 – 1452) - figlio di Lorenzo di Bicci (1350-1427) con la rappresentazione di una Madonna in trono col Bambino e i santi Leonardo e Giorgio.  Chi arrivava e voleva entrare in Firenze doveva varcare la porta San Giorgio vedeva il Giglio, simbolo della città, e un bassorilievo, San Giorgio che uccide il drago, realizzato da Andrea Pisano, vero nome Andrea d'Ugolino da Pontedera (1270-1349).


Coordinate: 43°45'46.48"N,  11°15'17.95"E                       Mappe: Google - Bing


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mercoledì 15 ottobre 2014

Il soffitto sopra il Crocifisso

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Firenze, Piazza dei Mozzi,  Museo Bardini

Provenendo da Piazza Santa Croce attraversiamo Ponte alle Grazie per andare in Piazza dei Mozzi diretti verso il Museo Bardini. Di fronte a noi la piazza è chiusa dal Palazzo dei Mozzi. Sulla destra, a delimitare la piazza a ovest, troviamo il cinquecentesco Palazzo Nasi progettato, forse, da Baccio d'Agnolo e terminato da suo figlio Domenico. A sinistra è l'edificio che ospita il Museo Bardini
Il Museo prende il nome dal suo ideatore Stefano Bardini (1836-1922), il più autorevole antiquario italiano, che dopo anni di intensa attività commerciale, decise di trasformare la propria collezione in museo e di donarla al Comune di Firenze. Il palazzo, sede del museo, fu acquistato e ristrutturato dallo stesso Bardini nel 1881 per svolgere la propria attività antiquaria. Con alcune modifiche strutturali e con l'impiego di pezzi autentici, quali timpani, portali e scale, l'antiquario Bardini trasformò il vecchio edificio, un tempo chiesa e convento di San Gregorio della Pace, in un suggestivo palazzo neo rinascimentale, adatto ad ospitare oltre alla galleria di esposizione, una serie di laboratori, da cui le opere d'arte uscivano restaurate e pronte per essere vendute.
Le varie sale del museo hanno le pareti colorate con una diversa tonalità di un 'Blu Bardini' che va dal chiaro al più intenso a seconda le necessità espositive volute dal Bardini stesso. Si va dal un blu quasi celeste della sala che ospita un tabernacolo composto da pilastri di provenienza lucchese, diversa rispetto alla cuspide su cui poggia, oltre al quale vediamo, come in una maestosa cornice La Carità di Tino di Camaino (1285c-1337c). Il Blu si intensifica prepotentemente nella Sala delle Pitture facendo da sfondo alle cornici dorate dei quadri di Hans Clemer e il Crocifisso  (1340) di Bernardo Daddi (Firenze, 1290 circa – Firenze, 1348), del Veronese, Tintoretto e altri.

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Una via di mezzo è il blu della Sala del Crocefisso (foto). Sala con a sinistra la parete delle Madonne di scuola donatelliana e a sinistra la parete con la Madonna dei Cordai, opera attribuita a Donatello, polimaterica in stiacciato, oro, tasselli di cuoio e vetro,  e la bellissima Madonna con Bambino conosciuta anche come 'Madonna della Mela' (quasi) sicuramente opera di Donatello rimarchevole per lo stato d'animo che traspare dall'espressione dei personaggi, l'orrore del Bambinello che prefigura, anticipa quella che sarà il suo martirio e la sua morte sulla Croce e la consapevole, materna rassegnazione della Madonna. Solo per vedere quest'ultima opera varrebbe la pena di visitare il museo. Il Crocifisso ligneo medievale policromo è al centro della Sala e per osservarlo l'occhio non può non vedere lo straordinario soffitto, anch'esso ligneo, intagliato e policromo, a cassettoni, uno dei tanti soffitti che fanno parte dell'esposizione ciascuno dei quali ha una provenienza diversa reperito  presso qualche palazzo o dimora signorile.
Ancora, qui nel  Museo Bardini troviamo anche originali famosi, come il bronzeo 'Porcellino' di Pietro Tacca copia situata in Piazza del Mercato Nuovo come il 'Diavolino' del Giambologna, incastonato sull'angolo del palazzo in Via Strozzi e il Marzocco (il leone fiorentino), una produzione di bottega toscana che è sopra il portone dell'ingresso principale di Palazzo Vecchio che abbiamo già visto tutti  in altri post.



Coordinate:   43°45'53.78"N,  11°15'29.85"E                     Mappe: Google - Bing


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sabato 11 ottobre 2014

Da una finestra di Palazzo Vecchio

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Firenze, Palazzo Vecchio

Quando si entra dal portone principale dell'austero Palazzo Vecchio non si immagina di immergerci negli stili di vita di uomini e donne che hanno inciso profondamente nelle sorti della città e nella civiltà del mondo intero. La loro vita e personalità sono fissate, in qualche modo, nelle stanze del Palazzo. Si entra propriamente nel Palazzo salendo la scalinata situata tra il Primo e il Secondo Cortile che porta al primo piano oltre quella porta che superata lascia a bocca aperta chiunque la valichi. Qui è il Salone dei Cinquecento con i suoi affreschi, le statue, l'imponente soffitto a cassettoni, le finestre, l'eleganza assoluta. Arrivando alla parete opposta, sfiorando l'affresco del Vasari sotto il quale si dice esista ancora la famosa Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci, si visitano altre stanze, la Sala di Cosimo il Vecchio, la Sala di Lorenzo il Magnifico, la Sala di Leone X da cui si accede, salendo una scalinata, al secondo piano. Qui troviamo le sale del Quartiere degli Elementi e il Quartiere di Eleonora e poi le Sale dei Priori. Da non perdere è la Sala dei  Gigli (ove è l'originale della Giuditta di Donatello) e la Sala delle Udienze da dove abbiamo scattato questa foto con la cupola del Duomo che svetta elegante e misteriosa tra i tetti di Firenze. In questa Sala il duca Cosimo I riceveva i sudditi, tra gli affreschi di Francesco Salviati. Il soffitto della Sala è di Giuliano da Maiano e aiuti, in legno dorato e dipinto, 1470-1476, la statua in marmo della Giustizia di Benedetto e Giuliano da Maiano, marmo, 1476-1480, la Porta con Dante e Petrarca di Giuliano da Maiano e Francesco di Giovanni detto il Francione, su disegno di Sandro Botticelli, legno intarsiato, 1476-1480, il portale con il Monogramma di Cristo su disegno di Baccio d’Agnolo, marmo, 1529, le pitture in affresco di Francesco de’ Rossi detto il Salviati 1543-1545.

Coordinate:  43°46'9.23"N,  11°15'23.07"E                      Mappe: Google - Bing


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martedì 7 ottobre 2014

La testa screpolata di Boboli

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Firenze, Giardino di Boboli

Contrariamente a quanto si pensa comunemente, il Giardino di Boboli ospita stabilmente anche opere contemporanee quindi non solo  mostre di artisti dei giorni nostri per un tempo determinato come è stato recentemente per Rabarama, Paladino, Folon, Stilling a altri. Ne è esempio il  Tindaro Screpolato, un'enorme testa in bronzo realizzata nel 1998 da Igor Mitoraj situata stabilmente dal 2010 sul lato est del Prato dei Castagni.  Igor Mitoraj era nato  (uso il passato perché ci ha lasciato, appena ieri, 6 Ottobre) nel '44 a Oederan, in Germania, ma cresciuto a Cracovia. Viveva negli anni passati a Parigi ma aveva aperto anche uno studio a Pietrasanta e in Versilia dove trascorreva molti mesi dell'anno.


Coordinate:  43°45'47.07"N,  11°15'1.73"E                      Mappe: Google - Bing


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sabato 4 ottobre 2014

Come al solito di pomeriggio

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Firenze, Santa Maria del Fiore

Come al solito di pomeriggio il taglio di luce dispensa profondità agli spazi della facciata ottocentesca del Duomo.


Coordinate:  43°46'23.69"N,  11°15'18.17"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 2 ottobre 2014

Verso gli Uffizi

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Firenze, Uffizi, Portico

Due immagini tra il grigio e il bianco e nero per rappresentare uno stato d'animo piuttosto che una realtà oggettiva. In effetti, pur essendo entrati da poco entrati nella stagione autunnale la temperatura era splendida e il sole illuminava e batteva forte sulla città tanto che erano le ombre, le sfumature a dominare le architetture, gli angoli, i pieni ed i vuoti. Non solo le cose ma anche le persone sembrano tagliate con lo scalpello come manufatti, eterni turisti, visitatori  testimoni inconsapevoli di un attimo fuggente, casuale.


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Nell'angolo interno sud-ovest del portico degli Uffizi vediamo due statue contrapposte ambedue del 1846 la prima realizzata da Gaetano Grazzini (1786 - 1858) raffigurante  Francesco Guicciardini (1483–1540), scrittore, storico e politico fiorentino, e l'altra realizzata da Luigi Cartei (1822 - 1891)  rappresentante  Amerigo Vespucci (1454 - 1512),  navigatore, esploratore e cartografo fiorentino, che ha fra i piedi un'animale che assomiglia ad un'iguana. Sempre nel portico troviamo un'altra statua,  Lorenzo il Magnifico (1449 – 1492), sempre del Cartei .


Coordinate:   43°46'4.36"N,  11°15'18.91"E                     Mappe: Google - Bing


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