Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 30 ottobre 2017

Panorama autunnale dal Viale de' Colli






Firenze, Viale dei Colli, Panorama


"Una delle opere più grandi e meravigliose compiutesi nell'epoca moderna, è senza dubbio il Viale de' Colli, splendida passeggiata, che serpeggiando or lungo le pendici, or sulla vetta de' colli ubertosissimi, che fra la Porta Romana e l'Arno circondan Firenze, pone sotto lo sguardo estatico del visitatore punti di vista mirabili e variatissimi, che mal si cercherebbero altrove. I sovrani di molti stati europei, fermandosi in Firenze ed i forestieri d'ogni paese, che visitano la nostra città, hanno dovuto restare meravigliati, ed esprimere la loro ammirazione dinanzi a quest'opera colossale, ideata e diretta dall'Architetto Commendatore Giuseppe Poggi, al quale Firenze va debitrice dei più grandiosi lavori di riordinamento compiuti da otto o dieci anni a questa parte."
I contorni di Firenze, illustrazione storico-artistica-Guido Carocci 1875

"Il bel sole di primavera s’avvicina lentamente all'occaso gettando i suoi raggi dorati sulle vaghe colline che circondan Firenze. L’alito serale spira soavemente, agitando le tenere foglie degli alberi, mentre gli augelletti gaiamente gorgheggiando vanno a nascondersi fra i boschetti profumati da mille variopinti fiorellini.
Una folla vivacissima, variata, s’avvia verso la campagna e percorre tranquillamente i serpeggianti giri del viale de’ Colli.
Natura ed arte unite insieme non potevano ideare una situazione più incantevole, una passeggiata più deliziosa di questa, dove uno può saziar liberamente il suo sguardo contemplando i più bei colpi d’ occhio, i più bei quadretti viventi che sia mai stato possibile d’ ideare.
Nulla manca a render variati e piacevoli cotesti luoghi deliziati dal più vago sorriso della natura. Là avete superbe ville e graziosissimi casini, giardinetti incantati, boschetti di frutta e di fiori, dei punti di vista estesissimi, edifizii che vi ricordano tempi ed avvenimenti gloriosi, situazioni appartate e quasi alpestri che vi farebbero perfin dimenticare d’ essere a due passi dalla città, cascatelle d’ acqua, laghetti limpidissimi, villaggi, castelli e chiese sparsi sulle più fertili e deliziose colline che mai possa darsi, insomma tutto quello che ad un pensiero romantico e girovago sia dato immaginare. E tutto ciò raccolto lungo una linea di 6 chilometri circa di lunghezza che serpeggia lungo i fianchi e sulle vette dei colli d’Arcetri, di Giramonte, di S. Miniato e di Montici.
Ad uno che degnamente volesse illustrar tutti i luoghi che s’incontrano, tutti i contorni e tutte le stupende vedute che si ammirano non basterebbe scrivere un grosso volume; io, invece, mi propongo di toccar di volo tutto quel che mi sembra degno di special menzione, stando sempre nei limiti imposti da  una semplice passeggiata.
Il viale de’ Colli da Porta Romana al piazzale Galileo  si chiama viale Machiavelli, dal piazzale Galileo  al piazzale Michelangiolo, viale Galileo, e viale Michelangiolo dal piazzale di questo nome al ponte di ferro.
Il viale è lungo 5690 metri, ossia circa 6 chilometri, e per tutto è largo 18 metri.
La passeggiata è incantevole. I marciapiedi larghissimi sono ombreggiati da platani, olmi, acacie e pioppi che li difendono anche la mattina dai paggi del sole. Fra i marciapiedi c'è la via larga, quasi pianeggiante, ben tenuta. Ricchi equipaggi, vetture e omnibus la percorrono in diverso senso. Da un lato..."
Il viale de' colli, passeggiata storico artistica di Guido Carocci - 1872



Coordinate:   43°45'28.41"N,  11°15'39.03"E                    Mappe: Google - Bing




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lunedì 23 ottobre 2017

I contrafforti del chiasso




Firenze, Chiasso de' Baroncelli

I chiassi sono quelle vie che a Firenze sono strette e da cui, proprio per questa loro caratteristica, filtra poca luce. Questo è il caso del Chiasso de' Baroncelli. 
"La strada si sviluppa da via Lambertesca a piazza della Signoria, costeggiando "come una profonda fessura" (Bargellini-Guarnieri) la Loggia dei Lanzi e la fabbrica degli Uffizi, chiusa dall'altro lato da alte fabbriche interrotte dal chiasso del Buco. Intitolata alla famiglia dei Baroncelli che qui aveva le sue case e torri (per lo più atterrate per costruire la loggia), è documentata in realtà fino all'Ottocento come chiasso di Messer Bivigliano, forse il più importante membro del casato, di grandi ricchezze, morto nel 1327 e sepolto in Santa Croce. Ugualmente il luogo è talvolta attestato come chiasso dei Lanzi, in riferimento alla guardia personale di Cosimo I de' Medici [Firenze, 1519 – 1574], formata da 200 Landsknecht qui acquartierata dal 1541. Il repertorio di Bargellini e Guarnieri riporta varie notizie che al momento non sembra possibile riferire a precise case qui presenti e quindi alle schede relative a questa via, e che di conseguenza qui si trascrivono: "Nella strettissima via, dove raramente il sole riesce ad insinuarsi, ebbero la loro abitazione altre famiglie, come i Tigliamochi, i Gherardini, i Pulci, i Raugi. Nell'ultima parte, allo sbocco della Piazza, si trovavano le Arti minori dei Fabbri e Manescalchi, dei Maestri muratori e dei Calzolai... Il de' Rossi, tessitore di velluti, abitava nel vicolo, dove Francesco suo figlio, diventato pittore col nome di Salviati, ebbe la propria bottega". Localizzato in una delle zone più frequentate dalle città storica, il chiasso, pavimentato a lastrico e sostanzialmente ben tenuto, offre la possibilità di un momentaneo isolamento dalla folla e di apprezzare uno scorcio urbano oltremodo suggestivo, in particolare in prossimità del chiasso del Buco." (da repertorio delle Architetture Civili di Firenze)



Coordinate:      43°46'8.32"N, 11°15'18.30"E               Mappe: Google - Bing



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lunedì 16 ottobre 2017

Un consiglio da seguire





Firenze, Erta Canina

Se da Porta San Miniato abbiamo l'ardire di prendere quella via stretta e tortuosa delimitata da muretti che ci separano da orti, uliveti, giardini o pareti di antiche case signorili, quella viuzza scopriremo che porta al Viale Galileo quel viale che continuerà verso la Basilica di San Miniato al Monte, la chiesa di Monte alle Croci e Piazzale Michelangelo. Giunti al viale avremo la sensazione di avere compiuto un'impresa atletica nel caso in cui fossimo riusciti ad arrivare in cima senza il fiatone, infatti la via dell'Erta Canina è ripidissima come poche ne troviamo a Firenze. Ad un certo punto sulla sinistra, murata nella parete di una casa, troviamo una targa che è un meritorio consiglio cioè riprendere fiato. Questa è l'avvertenza:

RIPOSO
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DALLA PORTA DI S. MINIATO
PER L’ERTA CANINA 
BRACCIA 790 
OSSIA UN TERZO DI MIGLIO


Saranno molte le chilo calorie consumane, quindi è da cogliere la buona occasione per reintegrare le energie scendendo di nuovo giù per fermarsi in uno dei tanti ristoranti, trattorie, pizzerie presenti prima e dopo la Porta di San Miniato.


Coordinate:  43°45'34.69"N,  11°15'39.02"E                     Mappe: Google - Bing



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lunedì 9 ottobre 2017

L'indemoniata





Firenze, Santissima Annunziata 

All'ingresso della Basilica della Santissima Annunziata, nell'omonima piazza, si trovano alcuni affreschi dei più grandi maestri del rinascimento e oltre. Sulla sinistra di questo ingresso chiamato Chiostrino dei Voti troviamo l'opera in affresco, restaurato da non molto tempo, di Andrea Del Sarto (Firenze, 1486 – 1530) intitolato La Guarigione Dell'Ossessa.
Proprio al centro del dipinto, sopra l'indemoniata guarita, si vede il diavolo con tanto di corna, ali da pipistrello, cosa attorcigliata e zampe da caprone,  fuggire a gambe levate, a seguito della benedizione di San Filippo Benizi .



Coordinate:   43°46'36.43"N,  11°15'39.27"E                     Mappe: Google - Bing



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lunedì 2 ottobre 2017

La Limonaia di Boboli





Firenze, Giardino di Boboli

Dall'ingresso di Annalena si accede al Giardino di Boboli. Giunti in fondo al largo viale, che porta lo stesso nome, di Annalena, vediamo la nicchia detta Grotta di Adamo ed Eva con il gruppo scultoreo di un allievo del Giambologna, Michelangelo Naccherino (Firenze, 1550 – 1622). Girando leggermente sulla destra subito a destra vediamo la Limonaia.
Costruita per volere del granduca Pietro Leopoldo di Lorena (1747 - 1792) tra il 1777 e il 1778 su progetto di Zanobi del Rosso (Firenze 1724 - 1798), la Limonaia o Stanzone degli agrumi è uno degli edifici più caratteristici del Giardino di Boboli, arrivato a noi quasi intatto, grazie alla continuità d’uso che ne è stata fatta nei secoli. L’ambiente, infatti, è ancora adibito al ricovero delle collezioni di agrumi (circa cinquecento conche), molto apprezzati dai Medici, sia per le qualità terapeutiche e aromatiche del frutto, sia per la sua bellezza e singolarità. Ancora oggi vi si conservano varietà assai rare o addirittura uniche. La facciata, uno dei pochi esempi del gusto rococò presenti a Firenze, conserva, tuttora, intonaci ed infissi originali.
La Limonaia fu progettata per sostituire il primo ricovero dei vasi che Giorgio Galletti individua con lo Stanzonaccio, una grande tettoia sorretta da pilastri in muratura di pietrame, situata nel Giardino degli Agrumi lungo le mura urbane trecentesche, edificio che si rivelò inadatto a tale uso, forse anche per la sua ubicazione.


 (la foto dell'interno della Limonaia è stata fatta in occasione della mostra di Xhixha)

Il ‘Nuovo Stanzone per i Vasi’ fu edificato nel luogo in cui Cosimo III (Firenze, 1642 – ottobre 1723), nel 1677 aveva fatto costruire il Serraglio degli Animali, in cui erano tenuti animali esotici delle specie più disparate, ed animali per la caccia e per la cucina. Il luogo, tuttavia, era in pieno decadimento, tanto che nel 1776 Pietro Leopoldo lo fece dimettere, trasferendo gli animali più importanti alla menagerie del Belvedere di Vienna.
Il nuovo edificio, a pianta leggermente trapezoidale, si sviluppa con una lunghezza di circa 106 m, per una profondità di 9 m; orientata verso sud, consente anche nei mesi invernali di accumulare calore tramite le grandi vetrate sul fronte, svolgendo la funzione di serra.
La ripartizione della facciata, scandita da lesene, consiste nella ripetizione regolare di quattro campate ognuna costituita da quattro finestroni sormontati da finestre incorniciate. Tale successione è interrotta da tre portali di uguali dimensioni che, coronati da grandi cartigli decorati da festoni di frutta di gusto barocco, colorati a bianco calce, si sovrappongono alla disadorna impaginatura di matrice pre-neoclassica; le specchiature riprendono quel colore verde Lorena che caratterizza cromaticamente gran parte delle architetture monumentali di tale periodo. Un lungo cornicione modanato conclude le facciata.
Davanti all’edificio, Del Rosso realizzò un giardino con quattro grandi aiuole prative, delimitate lungo il perimetro da piante di agrumi in vaso, coltivati ad alberello.
A chiudere il giardino lungo il Viale Carrozzabile Ovest, fu realizzata una spalliera verde terminante in due pilastri in pietra lavorata a bozze lisce, sormontati da vasi in terracotta. Tra i due pilastri un piccolo cancello e due panchine.
La costruzione della Limonaia terminò nel 1778.
Nel 1966, a seguito dell’alluvione della città, l’edifico fu adibito a deposito e laboratorio di restauro dei dipinti danneggiati: al suo interno furono realizzate una controsoffittatura provvisoria e una piccola centrale termica nella parte destra, adiacente ai locali dei Giardinieri.
Dal 1968 la Limonaia tornò a svolgere la sua funzione; vennero rimosse la controsoffittatura e la caldaia, mentre vennero mantenute le altre superfetazioni.

Estratto da Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato


Coordinate:   43°45'46.80"N,   11°14'45.33"E                   Mappe: Google - Bing





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