Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

martedì 28 giugno 2011

La Torre restituita

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Firenze, Piazza Poggi, Torre di San Niccolò

E' stata aperta al pubblico il 24 Giugno per un solo giorno, giusto per l'inaugurazione dopo un restauro in coincidenza con la festa del patrono di Firenze, San Giovanni, la Torre di San Niccolò ciò che resta della cinta muraria fiorentina, la cerchia sud,  là dove era una porta d'ingresso. Fu edificata 1324, su progetto forse dell'Orcagna. A luglio sarà possibile nuovamente salire fino alla vetta per osservare il panorama di Firenze così come si prevede possa avvenire con la gemella Torre della Zecca situata di fronte nell'altra sponda dell'Arno. 

Coordinate:  43°45'51.88"N,  11°15'53.64"E                            Mappe:   Google   -    Bing

Vedere anche:
- I segreti della Torre della Zecca


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sabato 25 giugno 2011

Per non dormire

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Firenze, Piazza Santa Trinita, Palazzo Bartolini Salimbeni, finestra

Su tutte le finestre del primo e secondo piano è inciso il motto della famiglia Salimbeni "PER NON DORMIRE". Il palazzo fu edificato da Baccio d'Agnolo tra il 27 febbraio 1520 ed il maggio 1523. Qui sotto la targa all'ingresso.



Coordinate:  43°46'12.74"N,  11°15'5.12"E

Leggere anche:
- La Giustizia
-  Santa Trinita ... sdrucciola
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mercoledì 22 giugno 2011

Santa Maria Novella

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Firenze, Santa Maria Novella

Col nome di Santa Maria Novella si designa sia la Basilica che la stazione ferroviaria fiorentina  progettata all'inizio degli anni trenta da architetti del  Gruppo Toscano, guidati da Giovanni Michelucci. Nella foto in alto vediamo la basilica da Piazza dell'Unità Italiana e sullo sfondo si intravede a destra l'ingresso della stazione. Fino agli trenta esisteva, all'incirca dove oggi è la moderna stazione, la prima stazione ferroviaria, la stazione Maria Antonia, inaugurata il 3 febbraio 1848, che era situata all'interno delle mura alle spalle della chiesa di S. Maria Novella, intitolata alla moglie del Granduca Leopoldo di Toscana Maria Antonia di Borbone-Due Sicilie Maria Antonia. Grazie alla incisione sotto riportata possiamo immaginare come i passanti dell'epoca vedevano una parte di Firenze che non esiste più. 

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 Coordinate:  43°46'29.85"N,  11°15'2.73"E

Vedere anche:
 - Avelli



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domenica 19 giugno 2011

La Loggia del Mercato Nuovo del XXI e XIX secolo






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Firenze, Loggia del Mercato Nuovo

Come ogni luogo, pietra, monumento, edificio, è un concentrato di storia, avvenimenti, accaduti in qualche centinaio di anni. Lo è, un concentrato anche la Loggia del Mercato Nuovo situata tra il Ponte Vecchio e Piazza della Repubblica. Precedentemente biamo già parlato della Loggia in occasione della pietra dello scandalo . Qui passava e passa ed è passata  tutta Firenze. Qui hanno trascorso la loro vita anche personaggi curiosi come  Giuseppe Lacheri, venditore ambulante di dolci  , meglio conosciuto dai suoi contemporanei come il  Lachera .
Nella foto in alto vediamo come appare oggi la Loggia del Mercato Nuovo, mentre qui sotto vediamo   una incisione di Giuseppe Carocci realizzata in una data compresa dal 1830 al 1870.

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 Coordinate:  43°46'12.02"N,  11°15'15.31"E

Vedere anche:
- Il Ponte Vecchio 130 anni fa e oggi
- PonteVecchio
- Sulla Pietra dello Scandalo
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giovedì 16 giugno 2011

I legami femminili marmorei

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Firenze, Piazza Pitti, scultura in marmo

Rabarama, In-cinta
Marmo bianco di Carrara, metri 2,20 x 2,275 x 1,31
"Una figura femminile sembra cercare una via d'uscita da una sorta
di "gabbia genetica"  che l'avvolge come fosse una mummia le cui
bende  misteriosamente  colorate  anziché  trattenere  l'anima  del
defunto  sembrano  diventare  delle  cinture  da  poter  slacciare o
rompere, liberando così quello spirito impalpabile la cui presenza
si avverte  però in ognuno di noi.
In-cinta,  simbolo di chiusura,  di  prigionia,  non  riesce  così  ad
annullare la carica emotiva, la forza vitale che la sostiene: non può
fare altro che  arrendersi ad essa e lasciarla affiorare nei colori che
la  rivestono, arrivando  ad  ammettere  infine  l'impossibilità  di 
trattenere quell'energia che muove quest'indagine artistica oltre la
materia."

Rabarama (pseudonimo di Paola Epifani )

Coordinate:   43°45'55.73"N,  11°15'0.99"E

Vedere anche.
-  Co-stell-azione

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lunedì 13 giugno 2011

Art nouveau a Firenze

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Firenze, via Borgo Ognissanti 26, Casa-Galleria Vichi


Fu realizzata nel 1911 per conto di Argia Marinai Vichi dall'architetto Giovanni Michelazzi ed è, oltre al capolavoro di questo architetto, l'unico edificio superstite dello stile Liberty .

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 La destinazione funzionale dell'edificio era ed è anche oggi ad uso commerciale in basso, ornata da fantasiose sculture e altri rilievi con le aquile che tengono i lampioni. I piani superiori, destinati a uso abitativo, sono meno decorati. Negli anni 1913-1914 l'architetto Michelazzi stesso vi abitò e probabilmente qui sistemò anche il suo studio.

II lapideo artificiale che caratterizza l'intero prospetto dell'edificio è composto da una malta cementizia pigmentata, la quale riproduce con straordinaria verosimiglianza cromatico/materica il travertino in confronto diretto con quello vero usato nell'Ottocento per ricostruire l'attigua facciata secentesca della Chiesa di Ognissanti, che si trova a pochi metri da essa, avrebbe reso intollerabile qualsiasi approssimazione imitativa.

Coordinate: 43°46'19.65"N 11°14'45.88"E

 

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venerdì 10 giugno 2011

L'acqua di Firenze romana

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Firenze, Piazza della Signoria, Fontana del Nettuno, particolare, statua in bronzo, Teti,  del Giambologna (Jean de Boulogne - Douai, 1529 – Firenze, 1608)

Coordinate:  43°46'10.43"N,  11°15'21.19"E

Firenze Romana

Guardando la cartina topografica di Firenze dei giorni nostri, troviamo a ovest della porta meridionale, i nomi moderni di via delle Terme e via di Capaccio (il cui nome probabilmente deriva dal caput àquae: la “testa”, ossia il terminale di un braccio, “dell'acqua”, ossia delle grandi condutture idriche di acquedotto e fognoni), ci danno una chiara indicazione sul tipo di testimonianze archeologiche relative alla zona, definita terma dai cronisti fiorentini medievali. Era qui situato un grande impianto termale, datato alla prima metà del II sec. d.C., di cui è stato esplorato (nel secondo dopoguerra) soprattutto il frigidàrium: il locale presentava al centro la piscina per l'acqua fredda, circondata da una fascia pavimentata in marmo e da un doppio colonnato a capitelli corinzi. La città moderna ha coperto tutte queste vestigia; dopo la Restaurazione tuttavia, nel 1826, al numero 16 di borgo Santi Apostoli l’architetto Telemaco Buonaiuti costruì un bel bagno pubblico ancora usato nel 1912, l’unico edificio d'influsso Biedermeier a Firenze, la cui incisiva insegna neoclassica (“Bagni nelle antiche terme”) risulta tuttora ben visibile, a rammentarci che nei secoli era perdurata consapevolezza dell'esistenza -sul posto- del maggior stabilimento termale di Florentia.

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Si ritiene che l'antico acquedotto romano della città provenisse dalla Valdimarina e che penetrasse in città da nord-ovest, attraverso l'attuale direttrice di via Faenza-via de’ Conti o per quella di via Valfonda. Ancora nel Settecento erano visibili alcuni suoi alti tratti edili, che hanno lasciato almeno una traccia odonomastica (via del'Arcovata, situata non lontano da Rifredi). Spostandoci verso Piazza della Signoria, ricchissima di testimonianze archeologiche: il primo intervento di scavo risale al 1974/75, quando si pose il problema della ripavimentazione della Piazza. Durante i saggi per ritrovare tracce della pavimentazione trecentesca in cotto vennero allora in luce notevoli strutture medievali e parte di un edificio termale romano. Questo grande complesso è stato più tardi esplorato, durante le campagne di scavo che si sono susseguite dal 1983 al 1989. L'ingresso dell'edificio era situato sul lato settentrionale e presumibilmente si affacciava sul decumano minore, che correva presso il lato settentrionale della piazza (via della Condotta, all'incirca); da qui si accedeva a un grande salone lastricato, che comunicava con i vari ambienti termali. Fra essi spiccano il frigidàrium, provvisto di una vasca absidata, e un grandissimo calidàrium, caratterizzato da un pavimento rivestito in marmo. Intorno al complesso correva una galleria, coperta con volta a botte e destinata ai servizi: un tratto di essa presenta la bocca di un forno che doveva alimentare il riscaldamento del calidàrium. Le terme, datate intorno alla prima metà del II sec. d.C., si imposero su una serie di strutture precedenti, presumibilmente provviste di carattere privato. Un'altra importante testimonianza dell'antico periodo romano è stata messa in luce a sud del grande impianto termale: si tratta di una fullònica (lavanderia/tintoria), di cui sono stati identificati tre bracieri allestiti per la preparazione dei colori e una serie di vasche e piani inclinati comunicanti su differenti pendenze. Completavano la struttura un portico, che la circondava, e il castellum àquae, cioè il grande serbatoio inerente all'acquedotto, provvisto di funzione di collettore e di distributore dell'acqua: del castellum è stata anche rinvenuta un'iscrizione dedicatoria, da parte di un probabile liberto di origine etrusca. L'imponenza dell'impianto confermerebbe l'ipotesi della fioritura in Florentia di attività legate alla lavorazione di tessuti, poiché sembra difficile che una struttura così imponente fosse funzionale solo al fabbisogno di privati cittadini. Come le terme, la fullònica, la cui costruzione è da collocare tra la fine del I sec. e la prima metà del II sec. d.C., aveva inglobato strutture più antiche, riferibili al periodo di fondazione della colonia. Ricostruzione dell'ultima parte del percorso dell'acquedotto. Si ritiene che l'acqua venisse raccolta alle sorgenti del torrente Marina, sulle pendici nordoccidentali di monte Morello, e forse incanalata in un condotto sotterraneo, le cui pareti erano di calcestruzzo, rivestite d'intonaco. L'acquedotto sarebbe poi proseguito verso Sesto Fiorentino, Doccia, Quinto Alto e Castello (forse da castellum aquae, ossia cisterna di raccolta delle acque) e doveva dirigersi verso Florentia, passando attraverso le zone di Rifredi, del Romito, e di Valfonda o di Campocorbolini (l’attuale via Faenza), ed entrando nelle mura all'imbocco dell'attuale via de’ Vecchietti (presso la chiesa di S.Maria Maggiore). A un certo punto del percorso montava su archi, di cui una parte rimase in piedi fino al XVIII secolo. (Fonte: Firenze Romana, Sezione Didattica della Soprintendenza Archeologica della Toscana)


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martedì 7 giugno 2011

Il batter d'ali ricordato da Dante

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Firenze, Piazza Santa Croce, monumento a Dante

 La statua di Dante si trova sulla sinistra della facciata della Basilica di Santa Croce. Risale al 1865 ed è opera di  Enrico Pazzi (1819-1899).

Il rapporto di Dante con Firenze furono di odio e amore. Nel  Canto XXVI dell'Inferno (La Divina Commedia) Dante tratta degli orditori di frode ossia condottieri e politici che non agirono con le armi e con il coraggio personale ma con l'acutezza spregiudicata dell'ingegno. Qui, Dante fa una riflessione sull'ingegno e sul suo utilizzo: l'ingegno è un dono di Dio, ma per il desiderio di conoscenza può portare alla perdizione, se non è guidato dalla virtù.
Invettiva contro Firenze - versi 1-12
"Godi, Fiorenza, poi che se' sì grande
che per mare e per terra batti l'ali,
e per lo 'nferno tuo nome si spande! »
(vv. 1-3)

 Quel batter d'ali ricorda una iscrizione di una targa ancora presente sulla facciata del Bargello, probabilmente scritta dal Brunetto Latini:"...qu[a]e mare, qu[a]e terra[m], qu[a]e totu[m] possidet orbem..."

Della targa e della sua iscrizione ne parleremo prossimamente.


Coordinate. 43°46'7.79"N, 11°15'44.05"E

Vedere anche:
- La testa del Marzocco



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sabato 4 giugno 2011

Alle Grazie fu Rubaconte

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Firenze, Ponte alle Grazie dal Ponte Vecchio


L'attuale ponte è datato 1957, ricostruzione del precedente e antico ponte detto "Rubaconte" (foto e quadro sotto), dal nome del podestà Rubaconte da Mandello che lo aveva fatto costruire nel 1227.  
Il Ponte Alle Grazie ha sostituito il ponte più vecchio di Firenze distrutto nel 1944 dalle mine tedesche in seguito alla ritirata nazista.   L'anno successivo (1945) fu bandito un concorso per la sua ricostruzione vinto da un gruppo di architetti che prevedeva una soluzione di sole cinque arcate (Rubaconte ne aveva nove). L'inaugurazione avvenne il 24 febbraio 1957. 


Il ponte di Rubaconte  
Originariamente il ponte aveva nove arcate, era il ponte più lungo e antico di Firenze, risale al 1345. Due arcate sulla riva sinistra furono chiuse nel 1347 per ampliare piazza dei Mozzi e nell'Ottocento il numero di arcate si ridusse a sei, per la costruzione dei lungarni, come dimostra la foto dell'altro secolo (probabilmente dei Fratelli  Alinari).
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Sul ponte Rubaconte erano presenti numerose casette di legno, tabernacoli, poi trasformati in cappelle, romitori e botteghe, simili a quelle ancora esistenti sul Ponte Vecchio, ma poste solo all'altezza dei piloni Vedere il dipinto di  Thomas Patch del 1770 circa (sotto). Fra questi c'erano le celle delle «murate», dove viveva sin dal 1320 una piccola comunità di monache di clausura trasferite poi nel Quattrocento nel monastero in via Ghibellina, che prese lo stesso nome 'delle Murate'.

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Un tabernacolo che era presente sul vecchio ponte  Rubaconte  "Santa Maria delle Grazie", successivamente spostato sul Lungarno Diaz, suggerì il nome del nuovo ponte.

 Vedere anche:




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mercoledì 1 giugno 2011

Sulle sponde dell'Arno per tre secoli

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Firenze, dal lungarno Guicciardini  il ponte di Santa Trinita, di scorcio   il Ponte Vecchio

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Giuseppe Zocchi, incisione del 1744 raffigurante il lungarno Guicciardini il Ponte Vecchio e il ponte di Santa Trinita

Vedere anche:

- L'Estate sul ponte
 - Ponte Santa Trinita (l'Autunno)
- Quando la Primavera aveva perso la testa
- Firenze nelle opere di Giuseppe Zocchi

 



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