Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

giovedì 28 dicembre 2017

Le luci dell'albero





Firenze, Duomo

Il Duomo la sera di Natale.


Coordinate:  43°46'23.78"N,  11°15'20.18"E                      Mappe: Google - Bing




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lunedì 25 dicembre 2017

Una grigia giornata di Vigilia





Firenze, Santa Maria Novella

Pochi viandanti frettolosi per gli ultimi regali di Natale in Piazza Santa Maria Novella come in tutta Firenze. 

Coordinate: 43°46'24.51"N, 11°14'57.53"E                 Mappe: Google - Bing




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lunedì 18 dicembre 2017

La Villa del Poggio Imperiale





Firenze, Poggio Imperiale

Sopra un alto ripiano delle colline d’Arcetri, in mezzo a vasti prati si erge maestoso il fabbricato denominato la Villa del Poggio Imperiale. 
In antico quel luogo apparteneva alla famiglia de’ Baroncelli, passò nel 1500 circa in quella de’ Salviati, e poi ne’ Medici, per confisca de’ beni Salviati, conservando però sempre il nome di Poggio e Villa de’ Baroncelli.
Cosimo I de’ Medici [Firenze, 1519 – 1574] lo donò alla figlia Isabella quando divenne moglie infelicissima di Paolo Orsini. Spenta questa casata il dominio ne passò negli Odescalchi, e nel 1622 ritornò ne’ Medici per compra che ne fece la Serenissima Maria Maddalena d’Austria  [Graz, 1589 – Passavia, 1631] moglie del Granduca Cosimo II [Firenze,  1590 – Firenze, 1621] .
Questa Principessa fece notabilmente ingrandire ed abbellire quel fabbricato, sul disegno del celebre Giulio Parigi, e volle che si nominasse Villa del Poggio Imperiale. 
Vittoria della Rovere, moglie del Granduca Ferdinando II [Firenze, 1610 – 1670] l’accrebbe anch’ essa; ma più che ogni altro Pietro Leopoldo  [Firenze, 1797 – 28 gennaio 1870], Granduca di Toscana, della Casa di Lorena, la abbellì e la ornò internamente e al di fuori, riducendola tale quale oggi è. La bellissima architettura esterna, la vastità, la ampiezza e distribuzione delle cento sale, molte delle quali vagamente dipinte dal Volterrano [Volterra, 1611 – Firenze, 1690] , la preziosa volta dipinta da Matteo Resselli [Firenze, 1578 – 1650], trasportata con ardito artifizio tutta intera, senza che ne venisse un eretto, da un punto all’altro della Villa, allora che si fecero gli ingrandimenti ordinati dal Granduca Pietro Leopoldo; la vastità del gran salone, tutto adorno di stucchi dell'Albertolli [Bedano, 1742 – 1839], la straordinaria vastità di tre cortili interni, il grandioso giardino, parte aperto, parte occupato da una grande lecceta, potata. come si usa nei giardini all’italiana, e la ricchezza d’ acqua che percorre tutto il fabbricato, e la innumerevole raccolta di dipinti e di sculture, de’ quali però ora non resta per così dire che quelli che erano indispensabile corredo del Monumento, tanti e tali però da farlo esser sempre riccamente corredato, costituiscono di questo fabbricato un prezioso monumento d’ arte.
Un bell’Oratorio è annesso e fa parte della Villa, ed anche in questo l‘eleganza e ricchezza dell’architettura è congiunta con la moltiplicita di oggetti d' arte, specialmente scultoria, vedendovisi alle pareti in altrettante innicchiature sei belle statue grandi al vero, rappresentanti la Fede, la Carità, la Mansuetudine, la Fortezza, la Parità, la Speranza, modellate da Corradini, Maggi, Fontana, Raggi, Grazzini, e di un bellissimo bassorilievo del Torwaldsen, che serve di palliotto all’Altare.
Un largo stradone guarnito di due viali laterali alberati congiunge questo edilizio e Firenze.
Da "Del reale istituto femminile della SS. Annunziata in Firenze al poggio Imperiale" -  ‎1873


Con il trasferimento della capitale d'Italia Firenze e i lavori di riordino urbanistico della città, la villa si trovò all'interno della zona dei Viali dei Colli, tracciati da Giuseppe Poggi. 
Cortile per ricreazione, 1870

Dal 1865 divenne educandato femminile della Santissima Annunziata (trasferito dall'ex-monastero della Santissima Concezione in via della Scala) e oggi ospita ancora la stessa scuola, diventata poi istituto secondario di I e II grado e aperta a studenti di entrambi i sessi. All'interno conserva anche un piccolo museo con collezioni scientifiche d'epoca.



VillaPoggioImperiale in una stampa di Giuseppe Zocchi




Coordinate:  43°44'57.41"N,  11°14'51.57"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 11 dicembre 2017

Il Ghetto fiorentino prima della seconda metà del 1800





Firenze,

Siamo intorno alla metà del 1800, quando ancora Firenze ancora non era diventata Capitale del nuovo Regno d'Italia, prima della riqualificazione del centro che fosse 'degno' alla nuova temporanea Capitale con la distruzione del fatiscente Ghetto.

IL GHETTO NEGLI ULTIMI TEMPI estratto da "Il ghetto di Firenze e i suoi ricordi illustrazione storica di Guido Carocci  A. Forni", anno di pubblicazione 1886

Eccoci al periodo moderno, il periodo che, speriamo, sia l'ultimo per questa località divenuta un centro d'infezione, di miseria e di vizi.
L'abbandono del Ghetto per parte della maggior parte delle famiglie Israelite segna la completa decadenza di questo quartiere, segna il ritorno alle tristi e vergognose condizioni in cui il Frascato ed i luoghi adiacenti erano nel XV secolo.



Pensando allo stato in cui trovavasi ultimamente il Ghetto, par di ricordare le memorie che si hanno di quattro secoli addietro: ricordando le qualità e gl' istinti di coloro che ultimamente avevano per dimora il vecchio Ghetto, par quasi che la denunzia fatta agli ufficiali della decima da Jacopo d' Alamanno dei Medici sia fatta ai nostri tempi.
Poche famiglie israelitiche erano restate ad abitare alcuni dei quartieri più comodi e più eleganti, quelli che occupavano appunto gli antichi palagi della nobiltà fiorentina e che per la loro giacitura e per le condizioni d'aria e di luce potevano dirsi abbastanza belli e comodi.
Non c' era però da compiacersi del vicinato. Le parti interne e quelle più modeste del Ghetto erano addirittura un nido di povera gente che vi si agglomerava, vi si ammassava, utilizzando ogni più piccolo e più meschino locale.
I saloni antichi erano divisi e suddivisi per il lungo, per il largo, per l'alto; le soffitte, i sottoscala, gli anditi e perfino i sotterranei servivano di abitazioni e d'asilo a questa specie di colonia singolarissima che popolava l'antico quartiere di Firenze.
Era un miscuglio strano, impossibile, di gente povera e onesta, d'operai e di venturieri disgraziati, di oziosi, di ladri, di donne perdute: un penoso accozzo, di miseria desolante, di depravazione disgustosa, di vizio incallito, di sconforto e di abiezione.
Molte famiglie oneste e virtuose in mezzo alla loro miseria erano state costrette a rifugiarsi là dentro, e contentarsi di abitare poche, meschine, umide, buje e soffocanti stanzucce, non trovando altrove quartierini a prezzi modesti e non avendo modo di metter insieme la somma necessaria a pagare in una sola volta la pigione di un semestre.
Accanto a loro, c' erano dei covi di ladri, c'erano degli alberghi dove conveniva gente d'ogni genere.
Pagavano venti e fin dieci centesimi ed avevano diritto di dividere, magari con altre cinque o sei persone, un letto o per meglio dire un lurido giaciglio, un grosso saccone con lenzuoli, guanciali e coperte che un giorno erano state bianche; ma che col lungo uso e le qualità dei contatti avevano preso un colore... inqualificabile. Coteste raccolte di gente, cotesti convegni erano qualche cosa di curioso, di originale nel loro orribile.
La polizia esercitava in certi luoghi una sorveglianza speciale, perchè sapeva di certa scienza che là capitavano pregiudicati e malanni d'ogni specie; e su per giù i sonni più o meno tranquilli di tutti cotesti ospiti erano quasi seralmente turbati dall'intervento delle guardie che venivano ad assicurarsi della presenza di qualche vecchio conoscente, o a fargli cambiare contro voglia d'albergo.
L'andirivieni infinito, il laberinto vero e proprio di anditi, di corridoi chiusi ed oscuri, di vicoli interni, di cortili, di terrazze, di cavalcavie, che mettevano in comunicazione quasi tutte le parti dell' ampio quadrato, favorivano la fuga di coloro che la polizia ricercava e che conoscendo a perfezione i più misteriosi recessi di quel fabbricato, potevano spesso nascondersi ed eludere facilmente le ricerche più attive e più minuziose : quindi i borsaioli, i ladri, i sottoposti alla speciale sorveglianza, avevano un affetto, un amore tutto speciale per questa località che si prestava mirabilmente a proteggerli.
Ecco le pagine nere, le più nere anzi di questo quartiere che ridotto in questo stato era addirittura la vergogna di Firenze.
Però nel descrivere le brutture, gli orrori, le vergogne di questo quartiere s' è esagerato ed esagerato fino a farne teatro di avvenimenti impossibili, asilo di gente che non è mai esistita, luogo di misteri spaventosi e di delitti orridi.
E stato un delirio, un eccesso di esagerazioni colossali, di fantasie inverosimili, eppure s'è durato un bel pezzo ad alimentare la pubblica curiosità, a suscitare i più alti sensi di meraviglia e di orrore coi racconti di avvenimenti spaventevoli che si sarebbero svolti in tutte le loro fasi più truci in questo luogo sinistro, in questo tetro recesso... consacrato al delitto.
Se ne son dette e scritte di tutti i colori ; s'è pescato nelle cronache giudiziarie la parte più terribile relativa a tutti i paesi di questo mondo si son rifritte le vecchie storie di misteri e di paure, si son saccheggiati e raffazzonati romanzi dalle tinte più fosche e più sanguigne per accomodarli ed applicarli a questo quartiere, calunniandolo nel modo più atroce e facendo fare al tempo stesso una figura tutt' altro che lusinghiera anche alla nostra Firenze che avrebbe avuto per tanti anni un centro cosiffatto d'orrori selvaggi ed elementi così ferocemente tristi e delittuosi.
Esagerazioni, esagerazioni in tutto il senso della parola, che però, forse senza volerlo, han giovato ad affrettare lo sgombero di questo quartiere e a patrocinar la causa della sua demolizione.
Però... diciamolo francamente: grandi delitti non ne sono avvenuti, drammi spaventevolmente truci non si sono mai svolti qui dentro, per la gran ragione che mancavano gli elementi più importanti: i grandi delinquenti e più che altro i covi dei grandi delinquenti.
L' ho detto prima (e l' ho detto perchè conoscevo intimamente e profondamente questa località anche prima che si pensasse minimamente a demolizioni e a trasformazioni) che razza di gente abitasse colà ed è inutile tornarlo a ripetere.
Drammi se ne saranno svolti e molti qui dentro ma di tutt' altro genere, di tutt' altra natura, per quanto essi potessero essere più desolanti, più tristi, più commoventi.
Erano i drammi della miseria, della miseria più raccapricciante.
Là sopra uno strato fetido di cenci, di piume, di foglie secche, di fogliacci, in certi antri dove non si poteva stare in piedi perchè il soffitto era troppo basso, senz' aria, senza luce, si nasceva e si moriva.
Nascevano le povere creature umane come nascono le bestie nel covile. Morivano di fame e distenti senza il conforto dei baci delle persone care, senza l'estremo saluto del sole che non scendeva mai a dissipare le tenebre di questi antri.



E là si viveva tra gli stenti e le privazioni, là, nel mistero di quelle catapecchie, si soffocavano pianti e sospiri.
All' intorno, a pochi passi, nelle vie gaie, allegre, splendide di luce, sfolgoranti di bellezza, le 
ricche carrozze andavano e venivano, la folla elegante passeggiava serena e tranquilla soffermandosi ad ammirare la splendida mostra dei negozj e pochi gettavano forse uno sguardo indifferente, noncurante verso quel quartiere cupo e tenebroso....
E là dentro si soffriva la mancanza di tutto, 
si penava, si moriva fra gli stenti e fra i dolori... 
Ecco i veri argomenti dei lugubri drammi del Ghetto, argomenti che non hanno davvero nulla d' originale^ nulla di caratteristico, di particolare, perchè essi si sono svolti qui, come si svolgono e si svolgeranno sempre dappertutto, dove per effetto di sciagure o come conseguenza del vizio v' è chi vi si trova costretto a sopportare i guai della miseria.......

Le immagini non sono parte del volume originale:
Piazza della Fonte nel Ghetto scomparso
Pianta del Ghetto
Alcuni abitanti fiorentini del Ghetto

Coordinate:  43°46'18.10"N,  11°15'12.03"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 4 dicembre 2017

Un giardinetto elegante, pieno di fiori, folti cespugli, bambini, balie e servette





Firenze, Viale dei Colli, Bobolino

Ho trovato un libro, edito all'inizio del secolo scorso, che racconta la vita di una Firenze del tutto scomparsa, delle lunghe, tranquille passeggiate lungo il Viale dei Colli, dei giochi dei tanti bambini (a quei tempi) ed un mondo fatto di di gente che ancora riusciva a comunicare in modo semplice ed educato le proprie sensazioni e il modo di essere. 

... Io so per adesso una cosa sola, che qui si respira un' aria balsamica, che il venticello carezzoso aleggia impregnato di mille soavi profumi, che il Viale è spazioso, che la salita è lieve e che ho un appuntamento con la Notte di Michelangiolo, sdraiata su, in cima al Piazzale, per aspettarmi.
Dall'alto del poggio fanno capolino i raggi del sole cadente, e indorano le pendici dove il Duca d'Amalfi stendeva altra volta le sue schiere ai danni di Firenze. Oggi, come Dio vuole, 1' erta s'abbella di pacifici oliveti, e gli Spagnuoli, che hanno tanto da faro a casa propria, non hanno lasciato agli echi della collina altro che il suono di un magro proverbio : 

« Fiorentin mangia fagiuoli,
E' volevan gli Spagnuoli,
Gli Spagnuoli son venuti:
Fiorentin becchi....»
...e lasciamola là.
Ecco, il Viale corre tortuoso, dolcemente salendo verso il Colle del Ronco, e scuopre a sinistra la linea nereggiante delle vecchie mura fiorentine, dietro alle quali scaturiscono gli alberi secolari del giardino di Boboli; poi si ripiega e s'avvia verso l' Imperialino, e fra le curve della lieve salita rinchiude un giardinetto elegante, tutto profumato di fiori, tutto ridente di folti cespugli, dove una miriade di bambini gira, salta, folleggia, giuoca alla racchetta, al cerchio, alla trottola, fa a rimpiatterello dietro ai gruppi di mortella e di lauro, e lascia tempo alle serve di barattare quattro parole coi cugini... 
Dalle pareti della grotta artificiale, tutta vestita di muschi e di ellere vivaci, un filo d'acqua cade dolcemente gorgogliando nella vasca sottoposta, e sulla superficie del quieto laghetto vagano le candide ninfèe, e stende il loto le larghe sue foglie. Su tutte le panchine circostanti siedono le balie, orgogliose dei fiocchi scarlatti e degli aurati spilloni che rivelano  il sesso del neonato, e porgono alle avide labbra della generazione che cresce un seno che attira l'occhio della generazione che cala. Là si riposano, fumando tranquillamente la pipa, turbe di vecchi impiegati, di veterani, di uscieri e di custodi d'uffizii pubblici, che ciarlano gravemente di politica ; commentano le notizie di Germania e di Francia; leggono i telegrammi della guerra d'Oriente; disegnano sul terreno, colla punta del bastone, una topografia tutta fantastica dei campi di battaglia; e rifanno cento volte la carta d'Europa. Qua passeggiano gruppi di coristi in disponibilità, di parrucchieri in aspettativa, di tavoleggianti da caffè, di comici e di merciai in vacanze, e raccontano sotto voce gli scandalucci del paese, le avventure galanti di gioventù, le angherie dell'agente delle tasse, i misteri del Dazio-consumo, e finiscono chiedendo al cielo e agli uomini, per la salvezza d' Italia, che uno di loro sia fatto ministro degli affari esteri prima che giunga a termine la settimana...
 da Primavera, Su e giù per Firenze, monografia fiorentina di Ferrigni, Pietro Francesco Leopoldo Coccoluto, 1836-1895,    pubblicato nel 1918.

Coordinate:  43°45'31.45"N,  11°14'56.66"E                     Mappe: Google - Bing




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