Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 29 agosto 2016

Cappella Pazzi

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Firenze, Piazza Santa Croce, Cappella Pazzi

Sulla destra guardando la facciata di Santa Croce si apre il chiostro in fondo al quale compare il capolavoro rinascimentale del Brunelleschi  (Firenze, 1377 - 1446), la   Cappella Pazzi, con le sue linee rigorose semplici ed eleganti su archi e colonne e capitelli, sormontato dalla piccola cupola e dall'esile lanterna.






Coordinate:  43°46'4.79"N,  11°15'46.08"E                     Mappe: Google - Bing




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giovedì 25 agosto 2016

Calimala e il fuoco del 1304

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Firenze, via Calimala

Via Calimala si trova a Firenze, tra via Por Santa Maria e piazza della Repubblica. La strada era il tratto sud dell'antico cardo romano e l'origine del suo nome si perde nei primi giorni della città, storpiato nei secoli fino a diventare un enigma per gli etimologi.


“...Dopo tutto questo niun dubbio può cadere che le Arti presiedenti al lanifìcio fossero quella della Lana della città di Firenze e quella fai Mercatanti di Calimala; che la prima avesse la sua residenza nella via che oggi chiamasi Calimara nella casa canonicale di Orsanmichele, e la seconda in Calimaruzza, o come allora chiamavasi Calimala Francesca. Ciò posto è indubitato ancora che la via Francesca nominata dal Villani corrisponde alla moderna Calimaruzza e non già alla Calimara propriamente detta (siccome scrissero diversi autori), e che il traffico dei panni franceschi in quella e non in questa si andò facendo . Infatti strana cosa sarebbe stata la Residenza de' panni nostrali o della Lana fosse laddove si faceva commercio de panni franceschi, e quella de' panni franceschi nella via che serviva al commercio dei panni nostrali …. Stabilito per tal modo che la moderna Calimaruzza e non la Calimara è la vera Calimala Francesca andiamo alcun poco ragionando sull'etimologia della voce Calimala. 
Vogliono, come dicemmo, gl'illustratori della città, che la via Calimala fosse cosi detta dal latina Callis Malus, per significare essere questa una mala strada o cattiva, perché conducente al postribolo. Se ciò sìa verosìmile esaminiamolo...
Il nome dunque di Calimala dovette avere un'etimologia ben diversa, e se altro forse non volle significare che luogo ove esercitavasi il lanificio, non è improbabile che da Calla, cioè valico, passo ec., e da malaugurata cioè via di frode e malaugurio si dicesse per comodo di pronunzia Calla-mala e quindi Calimala. Infatti il Codice Riccardiano di N.° 2427 sembra convalidare questa opinione, allorchè parlando di essa strada ci dice che un tale che si doleva d'avere perduto il fiore del suo patrimonio con un mercante di Calimala chiamolla difficile Calle, lo che, mi sembra, spiega Via pericolosa e cattiva, siccome quella nella quale la frode e l' inganno forse più che in ogni altra allignava. Dimostrato in questo modo, per quanto per me si poteva, che la moderna Calimara non è la via Francesca nominata dal Villani, come pensarono gli scrittori che gli succedereno; che non è né verosimile né giusta la etimologia che vuoi dettarsi del suo nome dalla parola latina Callis Malus; e che il commerciò de' panni franceschi ed oltramontani non in questa, ma nella via Calimaruzza si faceva; mi piace di por termine al mio lungo e inadorno ragionamento, con trascrivere il funestissimo incendio che a questa via di Calimara cagionò un Serissimo ghibellino l'anno 1304, come trovasi descritto nelle cronache del diligentissimo Villani al libro VI cap. 71.
Avvenne che un Ser Neri Abati cherico priore di S. Piero Scheraggio (questa antichissima chiesa fu in parte abbattuta allorché ne 1298 si fabbrico il Palazzo della Signoria, ed il rimanente conservato ad uso di chiesa fa incorporato nella fabbrica de 'RR. Uffizi sotto Cosimo I, e quindi soppressa l'anno 1784.) uomo mondano e rebello e nemico de'suoi consorti, con fuoco temperato, prima messe fuoco in casa de' suoi consorti in Orto San Michele, e poi in Calimala Fiorentina in casa Caponsacchi presso alla bocca di Mercato Vecchio; e fu si empóto e furioso il maladetto fuoco, col conforto del vento a tramontana, che traeva forte, che in quel giorno arse la casa degl'Abati e de' Macci e tutta la Loggia d'Orto San Michele (Fu edificata sul disegno d'Arnolfo, secondo il Vasari, per la vendita del grano, poscia ampliata e ridotta a chiesa, nel modo che vediamo) e casa di Amieri, e Tosinghi e Cipriani, Lamberti, Bachini, e Bujamonti, e tutta Calimala, e le case de' Cavalcanti, e tutto Mercato nuovo, e Santa Cecilia e tutta la ruga di porta santa Maria insino al Ponte Vecchio, e Vacchereccia, e dietro S. Piero Scheraggio, e casa Guardini, Pulci, e Amidei, e Lucardesi e di tutte le circostanti, quasi insino ad Arno, e insomma arse tutto il midollo e tuorlo e cari luoghi della Città, e furono in quantità tra palazzi torri e case più di 1700; il danno d'arnesi, tesauri, e mercatanzie fu infinito perchè in que' luoghi era quasi tutta la mercatanzia e le care cose di Firenze, e quelle che non ardea, isgombrandosi, era rubate da1 malandrini, onde molte compagnie e schiatte, e famiglie furono disastre e vennero in povertade per la detta azione e ruberie ..”

Notizie biografiche originali di Bernardo Cennini, orafo fiorentino - 1839 -Di Federigo Fantozzi




Coordinate:  43°46'15.24"N,  11°15'15.83"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 22 agosto 2016

Firenze del XV secolo

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Firenze, basilica della Santissima Annunziata

Per capire come fosse la Firenze nei secoli passati, quando ancora non esisteva la fotografia, è necessario guardare i quadri dei contemporanei. Le varie, poche carte geografiche ci aiutano a immaginarla nel complesse, ma i quadri o gli affreschi, come in questo caso, ci aiutano a vedere scorci perduti o estremamente modificati. Cosimo di Lorenzo Rosselli (Firenze, 1439 – Firenze, 1507), nell'affresco a cui si da il titolo de La Vestizione del Santo situato all'angolo sinistro del Chiostro dei Voti, all'interno della basilica della Santissima Annunziata, ci lascia la testimonianza visiva di una Firenze racchiusa dalle mura con la cupola del Duomo, il vertice del Campanile di Giotto, il Battistero oltre che la zona ancora semi selvaggia, libera da costruzioni e solcata da un corso d'acqua che probabilmente è il Mugnone. Il Mugnone, più volte deviato nei secoli, oggi segue un percorso verso ovest sboccando in Arno molto più lontano rispetto a quei tempi.
Ricorderete che sepre presso la basilica della Santissima Annunziata abbiamo già incontrato un affresco che ci descriveva Firenze in un'altra prospettiva. E' il particolare di una delle sei lunette affrescate prima del 1612 dal Poccetti (pseudonimo di Bernardo Barbatelli, Firenze 1548 – Firenze, 1612) sul lato nord del chiostro "grande" o dei "morti" dove si riconosce chiaramente, l'inconfondibile architettura del Duomo.


Coordinate:   43°46'36.51"N,  11°15'40.30"E                    Mappe: Google - Bing




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giovedì 11 agosto 2016

Il vino a Costa San Giorgio

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Firenze, Costa San Giorgio

Accanto alla casa di Galileo Galilei a  Costa San Giorgio  c'è una sobria abitazione che ha al centro un'apertura. E' una  buchetta del vino. Passeggiando per le vie del centro storico fiorentino si incontrano spesso queste porticine sui muri dei palazzi che le famiglie nobili utilizzavano per vendere direttamente il vino prodotto nelle vigne di famiglia. 

Coordinate:  43°45'53.72"N,  11°15'19.93"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 8 agosto 2016

Un giglio tra conce e conciatori

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Firenze, tabernacolo

All'angolo tra via delle Conce e via dei Conciatori si trova un tabernacolo con l'immagine della Madonna col Bambino. A dire il vero è tutto malridotto, in via di restauro i palazzi attigui e forse anche l'edicola, del 1704, come testimonierebbe un cartiglio al centro del basamento con la data, avrebbe bisogno di una risistemata. E' detta anche Madonna del Giglio, dal fiore che ostenta con la mano,  opera di un artista fiorentino del XV secolo o dei primi del XVI secolo. L'originale si trova nella chiesa di San Giuseppe, trasferita dopo l'alluvione del 1966, mentre questa è una copia dl 1920.
I nomi delle vie ricordano che da questo parti si lavorava la pelle e per gli odori che emanavano le operazioni di concia l'attività era stata relegata  ai margini della città a ridosso delle mura di allora.

Coordinate:    43°46'7.16"N,  11°15'55.96"E                   Mappe: Google - Bing




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giovedì 4 agosto 2016

Gli Otto sotto la Loggia

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Firenze, Via de' Neri, Piazza del Grano

Tra via de' Neri e Piazza del Grano si apre la Loggia del Grano, ingresso e sostegno, con i pilastri massicci, di quello che una volta era il granaio di Firenze dopo il trasferimento da Orsanmichele. Sotto le arcate troviamo due lapidi. La prima a sinistra ha ai lati il simbolo dello staio colmo di grano e l'aquila della Parte Guelfa e sopra la Torre  lo stemma dei Capitani di Torre, magistrati che soprintendevano il mercato dei cereali,  ma  che al principio regolavano le fortificazioni , poi gli uffici dei beni dei ribelli, di Signori e di tutte le gabelle, comprendendo gli ufficiali delle molina, degli Ufficiali del mare, dei ponti, delle mura. Sulla lapide si legge una delle tante ammonizioni dei Signori Otto di Balia che minacciano sanzioni pecuniarie, trazioni di corda sia per chi sporca la Loggia sia per chi vi gioca a palla.

P PARTE DELLI SPETTABILI SIF. OTTO
DI BALIA DELLA CITTA DI FIRENZE
SI PROIBISCE CHE SOTTO LA LOGIA
DELLA PIAZA DEL GRANO NE ATORN
A DETA P . NO SI POSSA FARE SPORCI
ZE DI SORTE ALCUNA A BRACIA
X SOTTO PENA DI ΔDI X TRATI 2
DI FVNE NE MENO GOCARSI A PAL
LA NE QUAL SI VOGLIA GOCO SOTT
LE MEDESIME PENE CONTRAFACENDO





La seconda a destra, con ai lati il giglio fiorentino e la croce del Popolo, ancora  le insegne dei Capitani di Torre, presenta una scritta similare:

P PARTE DELLI SPETTABILI SIGRI O
TTO DI BALIA DELLA CITA DI FI
RENZE SI PROIBISCE CHE SOTO LA
LOGIA DELLA PIAZA DEL GRANO
E ATORNO A DETA PA NON SI POSA
FARE SPORCITIE DI SORTE ALCVN
A A BRACIA X SOTO PENA DI Δ X E T
RATI 2 DI FVNE NEMENO GIOCA
RE LA PALA NE A QVASIVOGLIA
 ALTRO GVOCO SOTO LE MED
ESIME PENE CONTRAFACENDO



Coordinate:  43°46'6.70"N,   11°15'25.03"E                    Mappe: Google Bing




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lunedì 1 agosto 2016

Il drago portafiaccole

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Firenze,  Piazza Piave 1, Torre della Zecca, portafiaccole

Qualche post fa abbiamo parlato della Torre della Zecca appena restaurata. A piedi ci siamo girati intorno in una sorta di circumnavigazione, apparendo essa come un faraglione, un'isola circondata non dal mare e da barche ma da asfalto e auto. E' lì nel mezzo un po' isolata, sola, deserta, come esclusa dal un traffico intenso che anche d'estate glia la attanaglia essendo passaggio obbligato se se si vuole raggiungere in auto il Piazzale.


Si nota sopra il portone d'accesso  inchiavistellato e borchiato, come è d'uopo per le porte antiche, massicce, sulla destra uno strano artefatto in ferro battuto, un portafiaccole. Firenze è piena di simili elementi che resistono imperterriti al tempo, alla ruggine e allo smog, come quelli di Palazzo Strozzi o il portabandiera soprannominato 'il Diavolino', piccola opera del Giambologna  (Jean de Boulogne, Douai 1529 - Firenze 1608). Una curiosa bestia è qui rappresentata, un drago dalle fattezze di un gallo che al posto delle zampe ha due lunghe appendici serpiformi che terminano in pinne.  


Coordinate:  43°45'58.99"N,  11°16'6.37"E                     Mappe: Google - Bing




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