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giovedì 25 agosto 2016

Calimala e il fuoco del 1304

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Firenze, via Calimala

Via Calimala si trova a Firenze, tra via Por Santa Maria e piazza della Repubblica. La strada era il tratto sud dell'antico cardo romano e l'origine del suo nome si perde nei primi giorni della città, storpiato nei secoli fino a diventare un enigma per gli etimologi.


“...Dopo tutto questo niun dubbio può cadere che le Arti presiedenti al lanifìcio fossero quella della Lana della città di Firenze e quella fai Mercatanti di Calimala; che la prima avesse la sua residenza nella via che oggi chiamasi Calimara nella casa canonicale di Orsanmichele, e la seconda in Calimaruzza, o come allora chiamavasi Calimala Francesca. Ciò posto è indubitato ancora che la via Francesca nominata dal Villani corrisponde alla moderna Calimaruzza e non già alla Calimara propriamente detta (siccome scrissero diversi autori), e che il traffico dei panni franceschi in quella e non in questa si andò facendo . Infatti strana cosa sarebbe stata la Residenza de' panni nostrali o della Lana fosse laddove si faceva commercio de panni franceschi, e quella de' panni franceschi nella via che serviva al commercio dei panni nostrali …. Stabilito per tal modo che la moderna Calimaruzza e non la Calimara è la vera Calimala Francesca andiamo alcun poco ragionando sull'etimologia della voce Calimala. 
Vogliono, come dicemmo, gl'illustratori della città, che la via Calimala fosse cosi detta dal latina Callis Malus, per significare essere questa una mala strada o cattiva, perché conducente al postribolo. Se ciò sìa verosìmile esaminiamolo...
Il nome dunque di Calimala dovette avere un'etimologia ben diversa, e se altro forse non volle significare che luogo ove esercitavasi il lanificio, non è improbabile che da Calla, cioè valico, passo ec., e da malaugurata cioè via di frode e malaugurio si dicesse per comodo di pronunzia Calla-mala e quindi Calimala. Infatti il Codice Riccardiano di N.° 2427 sembra convalidare questa opinione, allorchè parlando di essa strada ci dice che un tale che si doleva d'avere perduto il fiore del suo patrimonio con un mercante di Calimala chiamolla difficile Calle, lo che, mi sembra, spiega Via pericolosa e cattiva, siccome quella nella quale la frode e l' inganno forse più che in ogni altra allignava. Dimostrato in questo modo, per quanto per me si poteva, che la moderna Calimara non è la via Francesca nominata dal Villani, come pensarono gli scrittori che gli succedereno; che non è né verosimile né giusta la etimologia che vuoi dettarsi del suo nome dalla parola latina Callis Malus; e che il commerciò de' panni franceschi ed oltramontani non in questa, ma nella via Calimaruzza si faceva; mi piace di por termine al mio lungo e inadorno ragionamento, con trascrivere il funestissimo incendio che a questa via di Calimara cagionò un Serissimo ghibellino l'anno 1304, come trovasi descritto nelle cronache del diligentissimo Villani al libro VI cap. 71.
Avvenne che un Ser Neri Abati cherico priore di S. Piero Scheraggio (questa antichissima chiesa fu in parte abbattuta allorché ne 1298 si fabbrico il Palazzo della Signoria, ed il rimanente conservato ad uso di chiesa fa incorporato nella fabbrica de 'RR. Uffizi sotto Cosimo I, e quindi soppressa l'anno 1784.) uomo mondano e rebello e nemico de'suoi consorti, con fuoco temperato, prima messe fuoco in casa de' suoi consorti in Orto San Michele, e poi in Calimala Fiorentina in casa Caponsacchi presso alla bocca di Mercato Vecchio; e fu si empóto e furioso il maladetto fuoco, col conforto del vento a tramontana, che traeva forte, che in quel giorno arse la casa degl'Abati e de' Macci e tutta la Loggia d'Orto San Michele (Fu edificata sul disegno d'Arnolfo, secondo il Vasari, per la vendita del grano, poscia ampliata e ridotta a chiesa, nel modo che vediamo) e casa di Amieri, e Tosinghi e Cipriani, Lamberti, Bachini, e Bujamonti, e tutta Calimala, e le case de' Cavalcanti, e tutto Mercato nuovo, e Santa Cecilia e tutta la ruga di porta santa Maria insino al Ponte Vecchio, e Vacchereccia, e dietro S. Piero Scheraggio, e casa Guardini, Pulci, e Amidei, e Lucardesi e di tutte le circostanti, quasi insino ad Arno, e insomma arse tutto il midollo e tuorlo e cari luoghi della Città, e furono in quantità tra palazzi torri e case più di 1700; il danno d'arnesi, tesauri, e mercatanzie fu infinito perchè in que' luoghi era quasi tutta la mercatanzia e le care cose di Firenze, e quelle che non ardea, isgombrandosi, era rubate da1 malandrini, onde molte compagnie e schiatte, e famiglie furono disastre e vennero in povertade per la detta azione e ruberie ..”

Notizie biografiche originali di Bernardo Cennini, orafo fiorentino - 1839 -Di Federigo Fantozzi




Coordinate:  43°46'15.24"N,  11°15'15.83"E                     Mappe: Google - Bing




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