Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

domenica 31 ottobre 2010

Tabernacolo San Francesco


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Firenze, Oltrarno, Via de' Bardi, tabernacolo di San Francesco

Un moderno tabernacolo ricorda la visita del Santo ad un lazzaretto che le sorgeva dinanzi la Chiesa di Santa Lucia ed ivi sostò nel 1211 San Francesco, nella sua prima visita a Firenze.

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QUI GIUNSE NEL 1211
PER LA PRIMA VOLTA A FIRENZE
SAN FRANCESCO D'ASSISI
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giovedì 28 ottobre 2010

Le pallottole di Santo Spirito


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Firenze, Piazza Santo Spirito, targa dei Signori Otto
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I . SS . OTTO . PROIBISC
ANO . IL . GIOCO . DELLE
PALLOTTOLE . IN . TUTTA
QUESTA . PIAZZA . SOT
TO . PENA . DI . SCUDI . DIEC
ACHI . CONTRAFARA
EL . BANDO . 1639
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I Signori Otto (I o Li SS OTTO) sono gli Otto di Guardia e Balia. Erano un'antica magistratura fiorentina che attendeva agli affari criminali e di polizia della Repubblica di Firenze e poi del granducato.
Già nel 1353 era stata data "balia" a otto cittadini perché trovassero il modo di reprimere e punire gli episodi criminali, soprattutto quelli violenti, che avvenivano in città. Gli otto saggi stabilirono che si dovessero nominare quattro ufficiali di polizia ma forestieri, cioè che fossero originari di luoghi posti ad almeno quaranta miglia dalla città, e affidare a ciascuno di loro un notaio e cinquanta famigli, sbirri, che in uniforme avrebbero dovuto pattugliare la città e piantonare le chiese per evitare che i rei vi si rifugiassero e chiedessero diritto d'asilo. Durante il periodo di sua massima popolarità, il Calcio era talmente diffuso che dovettero essere presi provvedimenti per garantire la tranquillità degli abitanti, vietandone la pratica in luoghi dove potessero risultare particolarmente molesti. Ancora oggi è possibile osservare, in diversi punti di Firenze, lapidi murate in cui sono riportati tali divieti.

Leggere anche: Signori Otto



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lunedì 25 ottobre 2010

Attraverso il dolmen



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Firenze, Piazzale Michelangelo, Dolmen


400 tonnellate di marmo portate al piazzale Michelangelo per dare il via alla manifestazione dedicata alla creatività con un programma in cui 33 spazi hanno ospitato vari eventi. Uno di questi si chiama "Rock", ovvero pietra, una specie di acropoli marmorea formata da 400 tonnellate di marmo materiale per le creazion di Michelangelo. Il materiale costituito da blocchi grezzi di marmo forma un percorso che termina con la costituzione di un dolmen la cui finestra ha come punto centrale il Duomo ed in particolare la Cupola del Brunelleschi.



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sabato 23 ottobre 2010

Le frane di Borgo Pidiglioso


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Firenze, Via de' Bardi, targa medicea
La targa fu fatta installare in quel luogo da Cosimo I de' Medici del 1565 in seguito all'ennesimo crollo del terreno collinare ove venivano erette misere casette popolari. Quella stessa zona aveva visto nel passato smottamenti e  frane che distruggevano costantemente e continuamente le case della povera gente (poveretti o pidocchiosi). Vedere il Post intitolato Borgo Pidiglioso.
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HVIVS MONTIS AEDES SOLI
VITIO TEN COLLAPSAS NE
QVIS DENVO RESTITVERET
COSMUS MED . FLORENTIN
AC SENENS . DVX . II . VETVIT
OCTOBRI . M . D . LXV .
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giovedì 21 ottobre 2010

I lucchetti dell'amore


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Firenze, Lungarno Anna Maria de' Medici , fotografata una fotografa

E' invalsa l'abitudine tra gli innamorati di passaggio per Firenze di lasciare da qualche parte i famosi o famigerati 'lucchetti dell'amore' . Li agganciano dove capita, dove trovano una catena, una inferriata con le lamelle metalliche sufficientemente strette per chiudere il meccanismo a scatto. Si comincia con uno, il primo, e dopo qualche giorno accanto a questo, sopra questo, in una sequela che gonfia, repentinamente si espande fino a raggiungere dimensioni inconsuete. Dopo un po' l'amministrazione cittadina decide di farli sparire, li taglia e chissà dove li getta i pegni d'amore, ma dopo poco si ricomincia col primo e con la nuvola che segue. Qualche tempo fa l'obiettivo privilegiato dalle giovani coppie allucchettatrici era stato il busto in bronzo del Benvenuto Cellini sul Ponte Vecchio. I cancelletti che separavano il pubblico dalla statua sembravano un oggetto unico informe attaccato da uno sciame di api, pesantissimo, color ottone e acciaio. Ora sembra che la vittima sacrificale scelta per portare il peso delle promesse di fedeltà (si fa per dire) siano le catene che separano sul lungarno a balaustrata sull'Arno all'altezza degli Uffizi dalla strada. Qui ho immortalato una ragazza che fotografa, di tutta la serie di lucchetti di ogni dimensione, uno con una dedica particolare scritta sopra a pennarello. Quando passo dal lungarno mi capita spesso di vedere gente che fotografa col telefonino o con la fotocamere impegnandosi nella ricerca dell'inquadratura migliore, famola strana. Ho notato che quasi sempre l'immortalatrice  è un'appartenente al gentil sesso. Ci sarà una ragione.




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lunedì 18 ottobre 2010

Firenze e i rumori antichi, andate a giocare più in là


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Firenze, Oltrarno, Via de' Bardi, facciata di Santa Lucia dei Màgnoli, targa di proibizioni
A quanto sembra ai fiorentini del passato piaceva molto fare schiamazzi e giochi rumorosi per le strade cittadine anche nei pressi dei luoghi sacri tanto da costringere li Signori Otto ad intervenire duramente con i contravventori sia in moneta che con la galera.

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LI SS OTTO PROIBISCONO
QVALSIV GIOCO VICINO ALLA
CHIESA DI S . LVCIA A CENTO
BRACCIA P VGNI VERSO SOT=
TO PENA DI SCVDI 2 E LA CATTV=
RA COME SI VEDE P PARTO : 8
AGOSTO 1646
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I Signori Otto (li ss otto) sono gli Otto di Guardia e Balia. Erano un'antica magistratura fiorentina che attendeva agli affari criminali e di polizia della Repubblica di Firenze e poi del granducato.
Già nel 1353 era stata data "balia" a otto cittadini perché trovassero il modo di reprimere e punire gli episodi criminali, soprattutto quelli violenti, che avvenivano in città. Gli otto saggi stabilirono che si dovessero nominare quattro ufficiali di polizia ma forestieri, cioè che fossero originari di luoghi posti ad almeno quaranta miglia dalla città, e affidare a ciascuno di loro un notaio e cinquanta famigli, sbirri, che in uniforme avrebbero dovuto pattugliare la città e piantonare le chiese per evitare che i rei vi si rifugiassero e chiedessero diritto d'asilo. Durante il periodo di sua massima popolarità, il Calcio era talmente diffuso che dovettero essere presi provvedimenti per garantire la tranquillità degli abitanti, vietandone la pratica in luoghi dove potessero risultare particolarmente molesti. Ancora oggi è possibile osservare, in diversi punti di Firenze, lapidi murate in cui sono riportati tali divieti.


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venerdì 15 ottobre 2010

Santa Lucia dei Màgnoli

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Firenze, Oltrarno, Via de' Bardi, chiesa di Santa Lucia dei Màgnoli

La Chiesa di Santa Lucia, in via de' Bardi, è fra le più antiche chiese fiorentine d'Oltrarno. In un lazzaretto che le sorgeva dinanzi, come ricorda un moderno tabernacolo, sostò nel 1211 San Francesco, nella sua prima visita a Firenze. Compresa tra le 36 Parrocchie che si contavano nella città all'epoca della costruzione dell'ultima cinta muraria (1284-1345), era stata fondata nel 1078 dal Cavalier Uguccione Della Pressa, che qui, sull'Arno, aveva i propri mulini. Alla morte  Si questi, la chiesa fu portata a compimento dal figlio Màgnolo, e amministrata dai suoi discendenti, per cui fu chiamata "Santa Lucia de' Màgnoli". In seguito il patronato della chiesa, già concesso al Monastero benedettino di San Miniato al Monte fin dal 1246, passò nel 1373 sotto la diretta autorità del Vescovo di Firenze. Nel 1421 acquisì tale privilegio Niccolò da Uzzano (1359-1432), personaggio di rilievo nelle vicende politiche fiorentine del tempo. Questi infatti aveva operato il restauro della chiesa e ne aveva fatto affrescare la Cappella Maggiore da Lorenzo di Bicci, con episodi della vita di Santa Lucia, come attesta il Vasari (tali pitture, da tempo scomparse, ritraevano Niccolò tra altri personaggi). Nel 1547 il poggio (Costa San Giorgio) antistante la chiesa franò con gli edifici che vi si trovavano. Per questo Santa Lucia de' Màgnoli, che già si era meritata gli appellativi di "de' Bardi", al "Borgo Pitiglioso", "Oltrarno", sarà popolarmente chiamata "Santa Lucia delle Rovinate". Originariamente in stile romanico, poi gotico, fu ristrutturata nel Rinascimento e consacrata nel 1584 dal Cardinale Alessandro de' Medici, poi Papa Leone XI. Nel 1638 fu elevata al grado di Prioria. La chiesa parrocchiale Di Santa Lucia de' Màgnoli conserva l'aspetto rinascimentale, nonostante qualche abbellimento barocco, ed è stata valorizzata grazie al recente restauro a cura della Soprintendenza ai Monumenti. All'esterno.  Sulla facciata si nota la Lunetta in terracotta smaltata raffigurante Santa Lucia fra due angeli, opera attribuita a Benedetto Buglioni (1461-1521) allievo dei Della Robbia. Oltre ad alcuni stemmi e iscrizioni che ricordano i benefattori della chiesa, è visibile anche una Lapide in pietra serena dei Signori degli Otto (i comandanti della polizia urbana) con un divieto di sporcare e fare rumore nelle vicinanze della chiesa.


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martedì 12 ottobre 2010

Borgo Pidiglioso


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Firenze, Oltrarno, Via de' Bardi

Via de' Bardi è una via stretta e lunga che confluisce sul Lungarno Torrigiani sulla quale si ritovano numerosi palazzi di note famiglie nobiliari fiorentine, una chiesetta e curiosità varie.

Tra le varie curiosità la prima riguarda il vecchio nome che essa aveva, Borgo Pidiglioso, in ricordo di quello che una volta era una strada abitate da povera gente in misere casupole che spesso venivano giù insieme alla collina a causa di smottamenti e frane. Pidiglioso ovvero pidocchioso.
" ... il borgo Pidiglioso - abitato da povera e sudicia gente - .." (Fiorenza fior che sempre rinnovella - quadri e figure di vita fiorentina di Guido Biagi - Firenze : L. Battistelli, 1925).

"... Oltrarno si avea tre borghi, i quali tutti e tre cominciavano al ponte Vecchio di là da Arno: l’uno si chiamava e chiama ancora borgo Pidiglioso, perch’era abitato di vile gente, e era in capo del detto borgo una porta che·ssi chiamava la porta a Roma, ove sono oggi le case de’ Bardi presso a Santa Lucia de’ Magnoli e passato il ponte Vecchio, e per quella via s’andava a Roma per lo cammino da Fegghine e d’Arezzo; altre mura non avea al detto borgo se non il dosso delle case di costa al poggio. L’altro borgo era quello di Santa Felicita, detto il borgo di Piazza, che avea una porta ove è oggi la piazza di San Filice, onde va il cammino a Siena; e un altro borgo che·ssi chiamava di Sa·Iacopo, che avea una porta ove sono oggi le case de’ Frescobaldi, che andava il cammino a Pisa. " Nuova Cronica - Libro quinto di Giovanni Villani (Firenze, 1276 – 1348)


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sabato 9 ottobre 2010

I segreti della Torre della Zecca

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Firenze, riva destra dell'Arno, Piazza Piave, Torre della Zecca

Nel quadro dello Zocchi (vedere Post precedente) si notava in modo evidente la Torre della Zecca. Essa era invece coperta dagli alberi nella nostra moderna foto. Scopriamo interamente come è oggi dalla foto qui sopra. Con un po' di fantasia però dobbiamo immaginarla come è stata per lungo tempo, ovvero parte integrante delle mura medievali difensive dell'ultima cerchia costruita tra il 1282 e il 1333, prima della loro demolizione ottocentesca. I curiosi possono rintracciare i quadri di Fabio Borbottoni (1820-1902) anche in rete per vedere come si appariva fino alla metà del 1800.
La torre si trovava nei pressi della Porta della Giustizia, oltre la quale, fuori della città veniva eretto il patibolo per le esecuzioni capitali, di solito per impiccagione. Nel Cinquecento le esecuzioni furono trasferite poco più a monte, fuori Porta alla Croce, l'odierna porta che si apre nella torre di Piazza Beccaria. Sotto la torre furono ricavati locali per 300 metri quadrati di superficie dove dal Quattrocento al Settecento venivano coniati i fiorini della Repubblica, operazione per la quale servivano macchine azionate dall'acqua e per questo l'officina era sotterranea e vicino al fiume. Nel Cinquecento fu scavato un collegamento usato con scopi difensivi, un corridoio sotto l'Arno per raggiungere l'altra sponda.

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mercoledì 6 ottobre 2010

Firenze come è e come la vedeva lo Zocchi


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Firenze, dalla sponda sinistra dell'Arno, Lungarno Benvenuto Cellini nei pressi del ponte di S. Niccolò




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Nel dipinto qui sopra è raffigurata Firenze alla metà del Settecento così come la vedeva Giuseppe Zocchi (Firenze, 1711 – Firenze, 1767) all'incirca dallo stesso punto della nostra foto pubblicata in alto.
La prima cosa che si nota è l'assenza del campanile della Basilica di Santa Croce che infatti fu eretto solo tra il 1847 ed il 1865. A quell'epoca i lungarni non esistevano ed i palazzi si affacciavano direttamente sull'Arno. Non esisteva neppure il Ponte di S. Niccolò che fu costruito tra il 1836 e il 1837 ed è questa la ragione per cui nel quadro vediamo molte barche in primo piano che ci raccontano del lavoro quotidiano dei traghettatori di professione che portavano i fiorentini da una sponda all'altra del fiume. Non mancavano neppure i pescatori. Li vediamo mentre gettano le loro misere reti dalle piccole barche di fiume. Oggi non esistono più i mulini alla destra ed alla sinistra della Pescaia di San Niccolò. Vediamo invece quasi tutti i monumenti che esistono ancora oggi. Da destra: la Torre della Zecca (delle mura fiorentine abbattute dal Pioggi al tempo della ristrutturazione di Firenze Capitale d'Italia, 1865 al 1871) di Piazza Piave con il tetto in cotto (smantellato oggi), la Cupola del Brunelleschi, il Campanile di Giotto, il retro della Basilica di Santa Croce, il basso edificio di Orsanmichele, la Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio, l'edificio ottagonale che sovrasta gli Uffizi, il Ponte Vecchio appena coperto, in primo piano, dall'ancora più vecchio ponte di Rubaconte che aveva la particolarità, per un certo periodo, di ospitare delle celle monacali in legno, tabernacoli o bottegucce, erette sui pilastri di sostegno del ponte. Il ponte attuale, ricostruito dopo la distruzione ad opera dei tedeschi in ritirata durante la seconda guerra mondiale, prende il nome di Ponte Alle Grazie. In fondo, dietro ad esso e dietro il Ponte Vecchio, intravvediamo la cupola di San Frediano in Cestello.


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domenica 3 ottobre 2010

Le simmetrie del Cestello


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Firenze, quartiere Oltrarno, chiesa di San Frediano in Cestello, riflessi sull'Arno

Il complesso architettonico della chiesa di San Frediano in Cestello, fotografato dalla sponda destra dell'Arno, sul lungarno Vespucci, si riflette nelle acque tranquille all'altezza della Pescaia di Santa Rosa.
La chiesa è del XII secolo, ma il suo aspetto attuale risale al periodo tra la fine del XVII, quando vi arrivarono i monaci cistercensi, e il primo XVIII.

Il nome Cestello deriva dai monaci cistercensi, appunto detti anche frati del cestello.



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