Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 27 febbraio 2017

Quale è il Centauro del Palazzo del Centauro?




Firenze, Via Cerretani

Qui siamo a circa la metà di Via Cerretani, proseguendo arriviamo alla Stazione Centrale partendo da Piazza del Duomo, lambendo Piazza di Santa Maria Maggiore. Di fronte alla Chiesa  di Santa Maria Maggiore offre la sua facciata principale un bel palazzo settecentesco conosciuto come Palazzo Franchetti dal nome del barone suo proprietario fino alla seconda metà dell'Ottocento ed anche col nome di Palazzo delle Cento Finestre ma anche conosciuto come Palazzo del Centauro. Il nome Centauro viene dal gruppo marmoreo del Giambologna  (Jean de Boulogne, Douai, 1529 – Firenze, 1608) dell'Ercole e il Centauro posto di fronte alla facciata settentrionale al centro di uno slargo formato dal quadrivio. Oggi giorno il  gruppo marmoreo del Giambologna dell'Ercole e il Centauro lo vediamo erigersi sotto le volte della Loggia dei Lanzi in Piazza della Signoria

Ecco qui di seguito la descrizione del 1906 che possiamo leggere in  Cento vedute di Firenze antica opera di Corrado Ricci (1858-1934)
Via dei Cerretani e Canto dei Carnesecchi. A sinistra è il Palazzo Strozzi ora Franchetti, con qualche modificazione in ispecie al balcone e alle finestre del primo piano, e senza la lunga balconata sul fianco. A destra una serie di case poi rimodernate, così che appena la parte superiore dell' Hotel Milan richiama le linee del disegno. E, mutata fu pure l'architettura della casa d'angolo fra via dei Banchi e via dei Panzani. Ciò che nella stampa più interessa è vedere la località dove nell'anno 1600 Gian Bologna alzò il suo famoso gruppo Ercole che uccide il Centauro. Levato di là verso la fine del sec. XVIII e lasciato in abbandono «. in un casotto presso gli Uffizi » fu poi portato nell'angolo di via Guicciardini e Borgo S. Iacopo, di contro a Ponte Vecchio, nel posto lasciato libero dal gruppo di Menelao e Patroclo. Là rimase sino al 1838, nel quale anno fu trasferito alla Loggia dei Lanzi.



Raccolta topografica degli Uffizi. — Incisione di Bernardo Sgrilli da disegno di G. Zocchi. 





Coordinate:  43°46'23.90"N,  11°15'9.23"E                    Mappe: Google - Bing





 Firenze Nei Dettagli è su  



giovedì 23 febbraio 2017

Amo Firenze




Firenze, Piazzale Michelangelo



Qui dove il tempo si ferma.





 Coordinate:    43°45'46.17"N,  11°15'52.57"E                               Mappe: Google - Bing





 Firenze Nei Dettagli è su  



lunedì 20 febbraio 2017

In via degli Agolanti col Canto del Parentado per via dell'Arcivescovato





Firenze, Via Roma, Canto degli Agolanti

La Via dell'Arcivescovato chiude lo stabile del Ghetto dal lato di levante. Era questa via l'arteria principale di Firenze, la strada più antica, che occupava appunto il luogo dell'antica Via Cassia la quale faceva capo al Ponte Vecchio. Il nome attuale è moderno e la via ebbe nei diversi tempi altri nomi derivanti o dalle famiglie che vi ebbero le case o dalle botteghe che vi erano poste. Un forno antichissimo, detto della Macciana,  fece per molto tempo chiamar Via della Macciana o del forno della Macciana il tratto di questa strada che era fra via della Nave e Via della Vacca. Le botteghe di chiavaioli e di succhiellinai fecero chiamare in diverse epoche questo tratto di strada tra Via Chiavaioli e Via o Piazza de' Succhiellinai. Il breve tratto poi tra Via della Nave è la Piazza del Mercato si chiamò il canto del Parentado, dal nome dell'antica loggia che era posta là sul crocicchio della strada, o Via degli Agolanti dal nome di una antichissima e potente famiglia che ebbe quivi le sue antiche case. I fabbricati oggi appartenenti al quadrato del Ghetto, che sorgevano da questo lato appartennero ai Medici, ai Della Tosa, ai Della Pressa ed ai Pecori. Le case de' Pecori voltavano anche nella strada di fianco all'Arcivescovado che oggi si dice erroneamente Via della Vacca. Questo breve tratto fino alla Piazza dell'Olio, in altri altri tempi Piazza del Vescovo o di S. Ruffillo, non aveva un nome proprio. Si diceva il Canto de' Pecori, nome che si estendeva anche ad un primo tratto della Via dell'Arcivescovado, perchè qui tutt' all' intorno ebbe le sue case la famiglia Pecori.
Accanto ai Pecori ebbero le loro case ed una torre delle più antiche i Filitieri Da Castiglioni, prima di andare ad abitar da S. Andrea: e più verso la Via de' Boni ve ne ebbero i Fighineldi sostituiti dipoi in questo possesso dai Boni. Il nome di Via della Vacca dato prima a quel piccolo tratto strettissimo della strada tra Piazza dell'Olio e Via de' Boni, ho detto che è erroneo, perchè esso non derivò dal nome di una famiglia Della Vacca che esistè in Firenze. Le derivò invece dall' insegna di una bottega, anzi di un forno, ed il vero nome che ebbe per molto tempo fu di Via del Fornaio della Vacca. I Boni, e non Buoni, come è scritto nel cartello postovi dal Municipio, ebbero case, torri e palagio sull'angolo del Ghetto fra questa Via della Vacca e la via de' Naccaioli ed altro loro palazzo sorgeva dal lato opposto, nello spazio occupato per formare il giardino ad una specie di piazza dinanzi al Palazzo riedificato dagli Orlandini. Via de' Naccaioli fu il nome di una piccola parte soltanto di questa via dove furono alcune botteghe di fabbricanti di nacchere, un antico strumento assai in uso in altri tempi. Il nome più importante e più antico della strada era quello di Via dei Rigattieri perchè qui appunto furono in gran numero le botteghe di quest'arte. L' ultimo tratto poi verso il Mercato, si chiamò Via degli Stracciaioli, sempre per causa delle botteghe appartenenti a questo mestiere che consisteva nel toglier dal bozzolo la seta straccia. I palazzi, le case, le torri, la loggia dei Brunelleschi occupavano tutto il lato di levante di questa strada fra le case de' Boni e la loggia dei Tosinghi. E da' Brunelleschi s'intitolava pure la piazzetta comunemente chiamata de' Marroni e che si disse anche di S. Leo dalla chiesa poi soppressa che vi sorgeva e che fu una delle primitive parrocchie di Firenze.

Il ghetto di Firenze e i suoi ricordi illustrazione storica di Guido Carocci A. Forni, 1886


Oggi Via Roma, diventata una delle strade più fini di Firenze dopo la ristrutturazione di Firenze capitale del Regno d'Italia nella seconda metà dell'Ottocento, una volta era Via dell'Arcivescovato continuazione della Via Cassia provenendo dal Ponte Vecchio e traversando lo scomparso Mercato Vecchio sorto sopra l'interrato Foro Romano.



Coordinate:   43°46'19.86"N,  11°15'19.68"E                    Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  



giovedì 16 febbraio 2017

Il Perseo in 450 anni




Firenze, Piazza della Signoria, Loggia dei Lanzi

Quanti milioni di esseri umani hanno visto in 450 anni il Perseo di Benvenuto Cellini (Firenze, 1500 – 1571) da questa posizione? In Piazza della Signoria, dalla Loggia dei Lanzi è cambiato solo lo sfondo negli ultimi 150 anni circa, il Palazzo delle Assicurazioni Generali di Venezia che ha preso il posto della chiesa di Santa Cecilia e della Loggia dei Pisani.


Coordinate: 43°46'8.91"N, 11°15'20.58"E                       Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  


.

lunedì 13 febbraio 2017

Cinta, barriere, porte e dazi




Firenze, Piazza Poggi, Porta S. Niccolò

La cinta, le barriere e le porte
Abbattuto nel 1868 il quarto cerchio delle mura erette fra il declinare del XIII e del XIV secolo, perché divenuto angusto a ricevere la popolazione grandemente cresciuta per il trasporto provvisorio della sede del governo da Torino, si poneva mano alla costruzione della nuova cinta sulla destra riva dell'Arno, conservando dall'altro lato le antiche mura quasi in ogni loro parte.
La cinta daziaria, cominciando dall'antica torre della Zecca Vecchia presso il Ponte di Ferro dov' è la barriera detta della Piacentina, percorre l'argine dell'Arno fino all' imboccatura del torrente Affrico, il cui letto reso più ampio e più regolare serve di cinta per tutto il lato di levante. Lungo l'Affrico s'incontrano le barriere: Aretina, di S. Salvi e di Settignano. Nel punto in cui la linea di cinta abbandonando il corso dell'Affrico piega a settentrione lungo le pendici dei colli di Majano e di Camerata trovasi la barriera di Majano, e più avanti s'incontra quella della Fonte all'Erta. Il corso del fosso di S. Gervasio che nasce nel colle di Camerata serve per un altro tratto di cinta fino alla sua imboccatura nel Mugnone ed in questo tratto s'incontrano le barriere della Querce e delle Cure. La cinta costeggia di poi il torrente Mugnone fino al Ponte alle Mosse e si apre alle barriere del Ponte Rosso, del Romito, del Ponte all'Asse, di D. Donato e del Ponte alle Mosse. Di qui, dopo piccolo tratto va a trovare l'argine del Fosso Macinante e lo percorre fino all'incontro del Viale delle Cascine dov' è la barriera del Canale Macinante. Ivi appresso è la barriera delle Cascine che ha una succursale sul Lungarno.
Passiamo ora oltrarno e vediamo le mura che dal torrino di S. Rosa vanno alla Porta a S. Frediano e di lì, munite degli antichi bastioni, alla Porta Romana. Da questa alla torre del Mascherino, le mura furono abbattute per comodo delle scuderie reali. Dalla torre del Mascherino esse salgono fino all' altezza della fortezza di Belvedere presso la quale è la Porta a S. Giorgio da dove munite di alte torri e di barbacani discendono fino alla Porta a S. Miniato. I grandi lavori per la costruzione del giardino a rampe che dal piazzale dell'antica Porta a S. Niccolo si estende su tutta la pendice dei colle fino a S. Miniato, necessitarono la demolizione del seguito delle mura ed ora la cinta in un nuovo tratto, lasciando aperta una barriera nel centro della rampata, chiude il popoloso borgo esterno di S. Niccolo e giunge fino al Ponte di Ferro dov' è la nuova barriera di S. Niccolò.
Così Firenze ha attualmente 20 fra porte e barriere. Di queste alcune dovranno esser chiuse per ragioni d'economia, ma frattanto ho creduto bene di considerarle tutte come sono presentemente descrivendo in separati capitoli i luoghi ai quali esse guidano per più breve cammino.

Da "I contorni di Firenze, illustrazione storico-artistica" di Guido Carocci,  1875


Coordinate:   43°45'52.04"N,  11°15'53.78"E                    Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  


.

lunedì 6 febbraio 2017

Cicciaporci




Firenze, Chiesa e Convento di S. Maria Novella

Ritorniamo nel Secondo Chiostro della chiesa di Santa Maria Novella o Chiostro Grande soffermandoci ad osservare il ritratto che si trova sul lato ovest, tra quarta e quinta campata l'autore del quale è probabilmente Bernardino Barbatelli detto Poccetti (Firenze 1542- 1612 essendo questi l'autore anche dei due affreschi delle lunette sotto le campate. Già precedentemente abbiamo svelato chi fossero i personaggi raffigurati in altri due affreschi ai lati della porta d'entrata del dormitorio del convento domenicano, adesso proviamo con un terzo personaggio. Per fortuna il cartiglio è ancora abbastanza leggibile:

B. F. BONINSEGNA. FLOREN. 
 MARTYR. INVICTUS 
 PRO. CHTO.
ANTIOCHIE. SECTUS
AN MCCIX

Il frate fiorentino Buoninsegna in abito domenicano con sotto le palme del martirio è identificabile con Buoninsegna de' Cicciaporci. I Cicciaporci appartenevano ad una famiglia che fioriva in Firenze dando magistrati in vari ordini di quella città. Nel 1627 troviamo uno di questa famiglia Console dei fiorentini in Roma, Luca Antonio fu cavaliere di Malta nel 1674, il quale però essendo rimasto senza fratelli si ritirò, con dispensa del Papa, dall'Ordine nel 1684. Un Antonio fu Conservatore di Roma nel 1785 e nel 1791. Antonio Cicciaporci pubblicò nel 1911 un Compendio della storia fiorentina diviso in tre libri e nel 1815 le Rime di Guido Cavalcanti edite ed inedite di Guido Cavalcanti.
Almeno un palazzo è riconosciuto appartenere alla famiglia Cicciaporci a Firenze, nel Quartiere Santo Spirito, in Via delle Caldaie 2r- 4r- 6r- 8r con affaccio in Piazza  Santo Spirito, più conosciuto come Casa Dati.


Coordinate:    43°46'30.31"N,  11°14'53.17"E                   Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  


.

giovedì 2 febbraio 2017

Fu la Vaga Loggia dei Ricasoli




Firenze, Piazza Carlo Goldoni 2

Palazzo Ricasoli

Attribuito tradizionalmente a Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi, detto Michelozzo (Firenze, 1396 – Firenze, 1472), il palazzo è stato messo in relazione da Walther Limburger, seppure limitatamente alla costruzione del cortile, con l'attività giovanile di Baccio d'Agnolo. L'attuale facciata su piazza Goldoni, inoltre, sarebbe secondo Stegmann e Geymüller frutto di un ampliamento promosso ai primi del Cinquecento. Certo è che anche l'erezione del corpo principale della fabbrica è da datarsi dopo la morte di Michelozzo, con un cantiere aperto attorno al 1480 (anno nel quale è denunciato al catasto come costruito "circa della metà" e quindi interrotto per le difficoltà economiche attraversate in quel momento dai proprietari) e chiuso circa nel 1500. Sempre attorno agli anni dell'intervento del Pagani, nel 1580, mediante una galleria sottostante la strada, furono annessi al palazzo un vasto giardino e una loggia sul fiume (dove inizia l'attuale lungarno Vespucci, detta la Vaga Loggia, abbattuta nel 1855 in concomitanza con la realizzazione del lungarno Nuovo), ad accrescere ulteriormente la bellezza del luogo, già gratificato dall'apertura alla luce dell'Arno: "perché così ben risponde a graziosa vista, ed al commodo, che nell'uso in abitando si richiede, che non ci ha luogo, che non meriti lode, e da chi è intendente non sia ammirato. La strada del corso porge a questo commodissimo edifizio bellissima vista: quella, che è lungo il fiume d'Arno, e la più vaga, più dilettevole, più amena , che si possa immaginare" (Francesco Bocchi). Verso la fine del Settecento il palazzo divenne punto di riferimento per i viaggiatori inglesi e, con la denominazione di English House, ospitò tra l'altro la scrittrice Hester Lynch Thrale-Piozzi che qui, tra il 1784 e il 1786, tenne una sorta di accademia letteraria. qui, ad esempio, il poeta statunitense William Cullen Bryant che vi alloggiava nel 1858 ebbe modo di incontrare Nathaniel Hawthorne, mentre nel 1881 è documentata la presenza di Pëtr Il'ic Cajkovskij). 
Sulle cantonate si propone per due volte uno scudo con l'arme dei Ricasoli (fasciato di sei pezzi d'oro e di rosso, al leone attraversante d'azzurro). Lo scudo al centro del fronte che guarda a piazza Goldoni è quello mediceo granducale, con l'ordine spagnolo del Toson d'oro. Il palazzo appare nell'elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.




Coordinate:    43°46'15.15"N,  11°14'52.89"E                   Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  


.