Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

mercoledì 30 ottobre 2013

I Templari di San Jacopo in Campo Corbolini

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Firenze,  via Faenza, ex Chiesa di San Jacopo in Campo Corbolini


In "Firenze Antica e  Moderna Illustrata" di Follini e AA pubblicata a Firenze presso Pietro Allegrini nel 1789 si legge che nel computo delle Chiese Fiorentine dell'Archivio Vaticano, che è del 1209, cioè dodici anni avanti la soppressione del loro ordine, questi Cavalieri (Templari) avevano in Firenze tre note Magioni , cioè: al Ponte Vecchio, in Via SantaCroce, e in Campo Corbolini, appunto questa.
"Questa Chiesa, che ora è Commenda de' Cavalieri Gerosolimitani, fu addimandata in antico S. Iacopo in Campo Corbolini, e S Iacopo fra le Vigne; il primo nome le venne per essere stata fabbricata sopra i terreni della famiglia Corbolini, ed il secondo per esser posta in luogo circondato da delle Vigne. Fu ancora detta S. Iacopo de' Vieri, vocabolo corrotto dalla parola Freres, che così chiamavansi fra loro i Cavalieri suddetti. L'epoca della fondazione di questa Chiesa è circa il mille; ella fu sul primo Parrocchia, e tale si conservò per lungo tempo; inoltre vi sono memorie, che dimostrano esservi stato una specie di Monastero con Monache, le quali vi abitavano nel 1293; di più troviamo che vi fu uno Spedaletto, forse per i soldati della Repubblica, come cosa analoga allo Istituto Cavalleresco, che già ne aveva preso possesso..."

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Coordinate:  43°46'34.83"N,  11°15'6.67"E                      Mappe: Google - Bing


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lunedì 28 ottobre 2013

Demidoff

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Firenze, Piazza Nicola Demidoff,  monumento a Nicola Demidoff

Il monumento, in marmo, raffigura il conte Nicola Demidoff (ambasciatore dello zar nel Granducato di Toscana, fu collezionista d'arte e mecenate) con in braccio il figlio Anatolio avendo al fianco la Riconoscenza. In basso, ai lati, quattro figure allegoriche che esaltano i meriti della famiglia: la Misericordia che cura un bimbo mentre copre con il suo mantello un'orfanella; la Siberia con Plutone fanciullo che tiene in mano una borsa piena d'oro; la Musa dei festini e la Verità che si rivela all'Arte. L'opera di Lorenzo Bartolini (1777 –  1850) e Pasquale Romanelli (1812 – 1887), venne inaugurato il 6 dicembre 1871; nel 1911 fu protetto da una tettoia in ghisa e vetro. Il giardino che ospita l'opera risale al 1515 e fu modificato nel 1873 da Mariano Falcini (1804 – 1885) in seguito alla creazione del Lungarno Serristori.
Il gruppo marmoreo fu commissionato a Bartolini nel luglio 1830 da Anatolij e Pavel Demidov, figli del defunto. Originariamente il monumento avrebbe dovuto essere eretto nel parco della villa di San Donato. Nel 1869 fu donato da Pavel Demidov al Comune di Firenze. Rimasto incompiuto alla morte dello scultore fu completato con i due bassorilievi da Pasquale Romanelli e collocato in Piazza Demidoff nel 1871.

PERCHÈ
IL POPOLO DI SAN NICCOLÒ
AVESSE OGNORA DINANZI MEMORIA VIVA
DEL COMMENDATORE NICCOLA DEMIDOFF
INDEFESSO BENEFATTORE MUNIFICO
IL FIGLIO PRINCIPE ANATOLIO
AL COMUNE DI FIRENZE
QUESTO MONUMENTO
DONÒ
MDCCCLXX


Coordinate:  43°45'54.45"N,  11°15'36.40"E                      Mappe: Google - Bing


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giovedì 24 ottobre 2013

Caterina Canacci cronaca di un efferato delitto nel Seicento

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Firenze, Piazza San Pier Maggiore

Come sappiamo, la Chiesa di San Pier Maggiore, nell'omonima piazza,  fu abbattuta nel 1784, ne resta oggi solo la facciata integrata con altri edifici, civili,   il portale, gli archi laterali, per volontà di Pietro Leopoldo di Lorena intorno al 1783 quando cedette uno dei pilastri durante i lavori di consolidamento.
Qui la chiesa un'incisione di Giuseppe Zocchi i (Firenze, 1711 – Firenze, 1767) del 1744.


In questo luogo, sul sagrato della chiesa nel 1633 una nobildonna affrontò un'avvenente donna fiorentina che se la intendeva con il nobile marito, episodio da cui nacque una ferrea volontà di tragica vendetta. Qui la narrazione di un fiorentino del 1846 ben informato sulle cose della città.


Morte di Caterina Canacci (avvenuta in Firenze il 31 Dicembre 1638)
E se incontro un infelice, compiango la nostra sorte e verso quanto balsamo posso sulle piaghe dell' uomo; ma lascio i suoi meriti e le sue colpe sulla bilancia di Dio. « Foscolo. »
Dolce provida e affettuosa è la donna quando assisa alle cure domestiche è governala da uno spirito docile e mansueto, ma allorché la gelosia e l'ambizione la invadono è da temersi; se ella provocata dalle offese viene a sdegno, sebbene difficilmente in cuore femminile alberghi fierezza, non ha ribrezzo di intraprendere qualunque mezzo di vendetta. Fra i casi lacrimevoli e tristi ritrovati in una raccolta di manoscritti di cose accadute nelle nostre mura, uno dei più strepitosi è quello che imprendo a raccontare assai in succinto.
Primeggiava allora in Firenze nell'ordine dei Grandi la famiglia dei Salviati, non tanto per esser congiunta alla regnante famiglia Medicea, quanto ancora per le ricchezze che sopra le altre la distinsero. Fu di questa Jacopo Salviati Duca di S. Giuliano, Cavaliere oltre ogni credere affabile ed avvenente; si uni costui in matrimonio con Veronica Cibo (oCybo) dei Principi di Massa, donna tanto risoluta ed altiera, quanto gelosa e sdegnosa; e siccome le qualità personali di questa sua moglie non furono mai capaci ad occupare lo spirito e le passioni di lui , concepì ardente passione per una giovine sposa per nome Caterina (Brogi) maritata a Giustino Canacci settuagenario, ed a cui restava un figlio già adulto di primo letto. Questa donna, preclare per doti di spirito e per singolare bellezza, incontrò l'ammirazione di molti; e siccome Jacopo era assai fornito di gentilezza e beltà , così con facile via sintrodusse nel cuore della bella amata, che ricambiollo di un'egual copia d'affetti.
Era venula frattanto agli orecchi della Duchessa la tresca di questi amanti; ed a misura che nel Salviali si accendeva viepiù l'amore, si accresceva nella Duchessa il furore ed il desiderio della vendetta. È fama che in principio avesse tentato di fare avvelenare questa sua rivale: ma ciò non riuscitole, immaginò un altro tragico modo per distorne il Consorte.
Risaputosi dalla Duchessa come il figliastro della Canacci era molto irritato contro la matrigna , lo credè bene a proposito per i suoi fini, e corrottolo coll'oro, lo fece istrumento di sua vendetta, e lo rese consapevole di tutta la trama. Chiamò frattanto da Massa col mezzo di qualcuno della casa sua tre sicarii armati come meglio potessero, ed avutili a sé in brevi note manifestò loro a quale impresa aveali destinati.
Concertato il tutto dovette questa prezzolala gente trattenersi in Firenze alcuni giorni per attendere, non so per quali circostanze, un momento favorevole alla loro premeditazione.
Venne questo, e fu il 31 Dicembre ultimo dell'anno, ed ultimo per l'infelice Canacci. Era sera assai avanzata, in tranquillo sonno se ne riposavano gli abitanti, quando quella spietata gente introdottasi nella casa di Caterina, in tempo appunto che la traviata sposa vegliava con gli amici del Duca Saiviati, miseramente straziandola, la trucidarono e troncarongli  la testa (a).
Né questa sola fu la vittima; si scagliarono contemporaneamente contro la serva di casa, la quale, fuggiti gli altri era restata l'unico testimone di si atroce misfatto, e barbaramente l'uccisero (b). Compita l'infame opera con l'aiuto di una carrozza furon segretamente levati di casa i cadaveri; quello della serva fu gettato in un pozzo li prossimo (e), e quello della Canacci portato in Arno, fu il di veniente ritrovato e riconosciuto sebbene mancasse della testa, che fu portata in dono alla promotrice di un tal misfatto.

(a) Il Manoscritto del Rosselli che diffusamente narra questo fatto dice, che quando questa infelice donna fu trucidata avesse concepito di tre mesi una creaturina.
(b) Si dice che Lorenzo Serzelli e Vincenzo Carlini, che erano in compagnia della Canacci quando questa fu assalita, si nascondessero per le scale al piano superiore e si salvassero su dei tetti.
(e) Ancora ai nostri giorni si vede questo pozza all'entrare nello Via dei Pentolini (Via de' Macci, oggi, foto sotto)


Né qui finirono le vendette della Salviati perché (secondo il Manoscritto del Rosselli ) « essendo Ella solita di mandare la Domenica mattina e gli altri giorni festivi in camera del Duca suo marito per una sua damigella in un bacile d'argento la biancheria , vi mandasse il giorno primo del nuovo anno invece della biancheria la testa della Canacci coperta con il solito drappo. Levatosi il Duca e accostandosi alquanto al bacile vide il tremendo spettacolo; trasalì a quella vista e poco mancò che non cadesse per terra. Consegui donna Veronica la tramata vendetta, ma non l'intento che ella si era proposto, poiché per quanti fossero i preghi e maneggiati non la volle il duca Salviati mai più vedere.»
Fattosi dalla giustizia il processo, il figliastro della Canacci fu decapitato sulla porta del Bargello, i sicarii si sottrassero con la fuga, e la Duchessa Salviati, non per il rigore delle leggi, ma per solo timore dell'odio pubblico, si prese volontario esilio da Firenze.

Da Il Fiorentino istruito nelle cose della sua patria, anno III - di Cavagna Sangiuliani di Gualdana, Antonio, conte, 1843-1913

 Coordinate: 43°46′17″N 11°15′41.5″E                          Mappe:  Google - Bing

Coordinate:  43°46'17.20"N,  11°15'59.01"E                  Mappe:  Google - Bing


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martedì 22 ottobre 2013

Una cornice d'autore

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Firenze, Cortile di Palazzo Vecchio

Entriamo da Piazza della Signoria nel Primo Cortile di Palazzo Vecchio e ci troviamo immediatamente nel bel mezzo di un colonnato, tra fontane, statue, affreschi, stemmi medicei e altri, targhe e tanta storia. Questo gioiello di cortile fu trasformato ed abbellito in stile manierista su progetto di Giorgio Vasari (1511 – 1574). Era il 1565, in occasione delle nozze tra Francesco I de' Medici e Giovanna d'Austria, sorella dell'imperatore Massimiliano II, nelle lunette del cortile, tutto intorno al porticato, sono riprodotte le insegne delle chiese e delle corporazioni delle arti e mestieri della città, mentre nei riquadri inferiori sono dipinte, in onore proprio di Giovanna d'Austria, le vedute di città dell'Impero degli Asburgo, dipinte da Bastiano Lombardi, Cesare Baglioni e Turino Piemontese. Le città raffigurate sono Praga, Passavia (Passago), Stein, Klosterneuburg, Graz, Friburgo in Brisgovia, Linz, Bratislava (Possonia), Vienna, Innsbruck, Eberndorf, Costanza, Neustadt e Hall. Le volte sono arricchite da decorazioni grottesche. Al centro del cortile troviamo una fontana in porfido di Battista del Tadda e Raffaello di Domenico di Polo, su disegno di Vasari e con la collaborazione probabile di Bartolomeo Ammannati.
Nella nostra foto vediamo un particolare di una cornice nella parete di sinistra del cortile.


Coordinate: 43°46'9.22"N, 11°15'22.06"E                        Mappe:     Google     -      Bing


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domenica 20 ottobre 2013

Nidi a Palazzo Strozzi ?

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Firenze, Palazzo Strozzi

Chissà che impressione fanno ad un turista le opere di  Kawamata sistemate su uno dei più bei palazzi di Firenze,  Palazzo Strozzi. Io sospendo il giudizio, anzi ho una opinione ben precisa che però preferisco tenere ... riservata. Un paio di targhe agli ingressi del palazzo così descrivono l'operazione culturale. 
Le Tree Huts (Capanne sull'albero) di Tadashi Kawamata sono strutture sospese, nuovi punti di osservazione che trasformano il nostro sguardo su uno spazio. Posizionate in diversi punti di Palazzo Strozzi (sulla facciata, nel cortile e in una sala espositiva del CCC Strozzina), questi nidi consistono in strutture scultoree in legni che non recano alcuna alterazione o danno all'edificio storico.
Kawamata interviene sulla percezione dello spazio in una riflessione che unisce arte, architettura e urbanistica, da una parte creando delle metafore di dimore surreali e dall'altra esaltando il suggestivo contrasto tra la forza dell'architettura rinascimentale e la transitorietà di queste strutture.
Nato in Giappone nel 1953,  Tadashi Kawamata è artista e architetto. Ha esposto le sue opere nei più importanti musei nel mondo tra cui la Biennale di Venezia, realizzando interventi artistici in luoghi pubblici di città come New York, Parigi, Basilea, Berlino.

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Recentemente abbiamo visto altre esperienze artistiche nello stesso palazzo come le radici del toscano Federico Gori e  le Aerial Boundaries  dell'artista italiano Loris Cecchini.


Coordinate:  43°46'16.73"N,  11°15'6.79"E                 Mappe:   Google   -   Bing



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giovedì 17 ottobre 2013

Via Tornabuoni e Piazza Antinori si aprono nei secoli

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Firenze, Via Tornabuoni vreso Piazza Antinori

Mi affascinano sempre le litografie e i quadri di Giuseppe Zocchi  (Firenze, 1711 – Firenze, 1767) che mi riportano alla Firenze del Settecento o i  dipinti di una Firenze di un tempo immaginata da Fabio Borbottoni (1820-1902) o la Firenze del Cinquecento di Giovanni Stradano (Bruges, 1523 – Firenze,  1605) o Firenze delle foto dei Fratelli Alinari  a cavallo di due secoli Ottocento e Novecento e le incisioni di Giuseppe Carocci realizzate a metà dell'Ottocento il dipinto di Thomas Patch del 1770  e le immagini di un tempo che tanti artisti hanno fissato sulle tele o i cartoncini, in bianco e nero o a colori  e i quadri di Telemaco Signorini (Firenze,  1835 – Firenze, 1901) della fine dell'Ottocento. Guardando le foto di Firenze come è oggi si vede che poco è cambiato come nel caso di   Via Tornabuoni che si apre in Piazza Antinori con la Chiesa dei Santi Michele e Gaetano mentre altri panorami cittadini sono completamente scomparsi, per sempre.

Giuseppe Zocchi Piazza Antinori con la chiesa  dei Santi Michele e Gaetano nel 1744


Coordinate:  43°46'21.21"N,  11°15'5.02"E                      Mappe: Google - Bing


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martedì 15 ottobre 2013

Pedalando verso l'alto

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Firenze, Vicolo dell'Oro

Vicolo dell'Oro sbuca proprio a fianco del Ponte Vecchio che è  dall'altra parte del Lungarno  degli Acciaiuoli. Passando dal Lungarno mi è capitato di vedere questa fila di biciclette posizionate nella terza dimensione dello spazio, poco consueta per esse, anzi per nulla consueta, fino al sesto piano di un albergo, come dimostra la foto sopra. La spiegazione c'è ed è scritta su una piccola targa situata accanto. Recita la targa: "Un omaggio alla città di Firenze e ai suoi mondiali di ciclismo ... C'è chi se la porta in ufficio, chi l'appende in casa, noi vogliamo che la bicicletta, vera protagonista dell'evento, non debba essere lasciata sola..."


Coordinate:  43°46'7.57"N,  11°15'11.84"E                      Mappe: Google - Bing


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domenica 13 ottobre 2013

Le marmerucole di Benvenuto Cellini

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Firenze, Via Chiara già via delle Marmerucole

Un piccolo tabernacolo che dimostra tutti i secoli che ha su di sè in via Chiara ad angolo con via Panicale in Piazza del Mercato Centrale

"...Al dirimpetto a questa casa si era un giardino di uno oste, che si domandava Romolo: questo giardino era chiuso da una folta siepe di marmerucole, innella quale cosí ritto mi nascosi, aspettando che la ditta donna venissi a casa insieme con Luigi. ...Quando io viddi questo, considerato che io non sapevo per qual via mi fuggire, m’attendevo a ficcare in quella siepe; e perché quelle pungente marmerucole mi facevano male, e mi aissavo come si fa il toro, quasi risolutomi di fare un salto e fuggire; in questo, Luigi aveva il braccio al collo alla ditta Pantassilea, dicendo: - Io ti bacerò pure un tratto, al dispregio di quel traditore di Benvenuto -. A questo, essendo molestato dalle ditte marmerucole e sforzato dalle ditte parole del giovine, saltato fuora, alzai la spada, e con gran voce dissi: - Tutti siate morti -."  Tratto da "La vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino, scritta, per lui medesimo, in Firenze/Libro primo/Capitolo XXXIII" Benvenuto Cellini (1500-1571), Da: La vita [1557-1565] . Ricordate che poco lontano da via delle Marmucole vi è la casa natale di Benvenuto che abbiamo già visto.


"...Via delle Marmerucole comincia dirimpeto a via S. Chiara, e termina in Via Tedesca. Nel rintracciare l'etimologia di questo nome, mi venne di leggere in un Manoscritto di penna eruditissima queste parole: -  Luogo dove abitavano le Marmerucole.- Non avendo rinvenuto a quali donne si dasse un tal nome, restai sempre incerto se, doveva dare un cenno della etimologica derivazione di via delle Marmerucole. Aperta a caso la Vita di Benvenuto Cellini mi avvenne in più luoghi sentir parlare di siepi di Marmerucole intorno agli orti delle osterie, dove passava allegramente il suo tempo. Allora facilmente dedussi la vera origine del nome di quella strada, cioè aperta fra gli orti con siepi di Marmerucola o marruca, pianta di spino di siepa, combinando ciò con le circostanze locali, perchè questo punto della città, anche dopo l'allargamento del terzo cerchio di mura, fu pieno d'orti, di canneti, e di giardini circondati da siepi..." Da "Marietta de'Ricci, ovvero, Firenze al tempo dell'assedio", racconto storico di Agostino Ademollo pubblicato nel 1840, narra delle vicende di Firenze  'nei dolorosi ultimi anni della sua Repubblica'.

(vedere Tu darai a un uomo morto su Francesco Ferrucci)

Marruca+Paliurus+spina-christii

Altri toponimi 'vegetali': La vigna


Coordinate:  43°46'37.83"N,  11°15'11.59"E                      Mappe: Google - Bing


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giovedì 10 ottobre 2013

Il grande portale e la scalinata dove era il teatro romano


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Firenze, Via dei Leoni, Palazzo Vecchio

Il monumentale ingresso orientale di Palazzo Vecchio  di Via dei Leoni,  incorniciato da un maestoso bugnato e sormontato dallo stemma mediceo in pietra contornato dall'iscrizione,

COSMVS           MEDICES
FLOREN      DUX MDL

è forse il meno usato per accedere al Palazzo dovendo il turista salire su per una lunga scalinata. Dà accesso al terzo cortile, il più grande dei tre (il primo, il secondo). La presenza della lunga scalinata fa giustamente ritenere che il livello del suolo stradale sia un po' più basso rispetto a quello di Piazza della Signoria e questa è una realtà che risale alla notte dei tempi. Infatti all'epoca di Firenze romana qui era il teatro romano  che sfruttavano l'andamento declinante del terreno per le gradinate declinanti della cavea verso l'orchestra.


Con questo portale abbiamo visto tutti gli ingressi di palazzo Vecchio, quelli ufficiali, la porta Tramontana (anche qui),  la porta della Dogana, l'ingresso principale di Piazza della Signoria, la porta Meridionale con accanto la piccola porticina utile per le fughe.



Coordinate:   43°46'8.41"N, 11°15'26.20"E                    Mappe: Google - Bing


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lunedì 7 ottobre 2013

La litografia del XIX secolo

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Firenze, Ponte Vecchio

All'incirca la foto riprende dallo stesso punto di vista ciò che vedevano  André Durand ed Eugéne Cicéri verso la  seconda metà del XIX secolo nella loro stampa a litografia raffigurante il Ponte Vecchio e il Corridoio Vasariano. Ho cercato attivamente una rappresentazione realistica di questo segmento del Corridoio sul Ponte Vecchio del passato per confrontarlo con il dipinto del conte  visto nei giorni precedenti, incuriosito dal fatto che nel dipinto del conte Lancelot Theodore Turpin de Crisse dell'inizio dell'ottocento apparissero stranamente tre bifore così fuori luogo rispetto alle consuete finestre protette da inferriate tanto più rispetto ai luminosi finestroni di oggi.





Coordinate:  43°46'4.91"N,  11°15'11.18"E                   Mappe: Google - Bing


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venerdì 4 ottobre 2013

La piuma sul bacinetto

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Firenze, Palazzo Vecchio

Nelle grandi occasioni capita di vedere due alabardieri fare la guardia all'ingresso principale di Palazzo Vecchio, accesso al Primo Cortile. Gli Alabardieri indossano corpetto e calzoni in panno rosso e tela bianca, un corsaletto in cuoio grezzo affibbiato ai fianchi e alle spalle, sono armati di bacinetto (elmo privo di protezione della faccia.), alabarda (un'arma tipica delle fanterie formata da una “picca” su cui è innestata una lama di una scure, unendo così le funzioni di arma di punta con quella da taglio ) e spada.
I costumi storici si rifanno a quel periodo glorioso, quello della difesa della città dall'assedio delle truppe imperiali di Carlo V alla fine del secondo decennio del 1500.

Coordinate :  43°46'9.20"N,  11°15'21.20"E         Mappe:   Google   -   Bing



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mercoledì 2 ottobre 2013

Il vetrocemento della torre

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Firenze, Piazza Puccini

Siamo proprio accanto al Ponte alle Mosse nella periferia ovest di Firenze, il ponte così chiamato per il fatto che nel passato prendevano  "le mosse", ovvero partiva,  la corsa dei barberi, un'antica competizione a cavallo protrattasi fino al al XIX secolo, che si concludeva dentro le mura della città in Via il Prato dopo avere attraversato  Porta al Prato.
Qui, accanto al ponte che scavalca il Mugnone, è stato edificato un opificio tra il 1939 e il 1940, la Manifattura Tabacchi, con attiguo un luogo di svago per gli operai, in pieno stile ed esempio del Razionalismo italiano,  utilizzato nel dopoguerra come cinema e attualmente anche  teatro, Teatro Puccini. Il dopolavoro / teatro,  opera attribuita in parte, forse in fase progettuale, a Pier Luigi Nervi (1891 –  1979) è sormontato da una torre in vetrocemento, una replica in scala minore della più celebre e di poco più vecchia torre di Maratona  realizzata allo stadio comunale, ora 'Artemio Franchi', 1930 e il 1932 . Sulla facciata del dopolavoro si trova  un bassorilievo dello scultore Francesco Coccia (1902 - 1982) che rappresenta le Madri operaie.



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Coordinate:  43°47'10.27"N,  11°13'32.97"E                      Mappe: Google - Bing


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