Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

domenica 31 maggio 2015

Un'ombra oscura sul Ratto di Polissena

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Firenze, Loggia dei Lanzi

Mi piace fermarmi sotto la Loggia dei Lanzi, sedermi sui grandi secolari gradini a riposarmi cinque minuti circondato da turisti frettolosi intenti a fotografare le statue marmoree studiando la migliore inquadratura da immortalare nella memoria digitale SD. I selfie non si contano ma sono molti di meno rispetto a quelli eseguiti in altre parti della città, dalla contigua Piazza della Signoria al Ponte Vecchio, dal Loggiato degli Uffizi a Palazzo Pitti. La Loggia è un luogo ospitale, uno straordinario museo all'aperto dove sono certo i miei antenati hanno postao gli occhi e riposato per alcuni minuti così come amo fare io. Qui sono ospitate molte statue che vanno dall'epoca romana fino al Novecento, dal conosciutissimo bronzo del Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini (Firenze 1500-1571) alle composizioni marmoree del Giambologna  (Jean de Boulogne, Douai, 1529 – Firenze, 1608). Sotto le centenarie volte a crociera  è il Ratto di Polissena (1866) di Pio Fedi (Viterbo, 1816 – 1892), più volte abbiamo visto in questo blog, che abbiamo deciso di fissare nuovamente con una foto per la spettacolare composizione che viene esaltata dal taglio netta di luce di un tardo mattino primaverile su uno sfondo scuro dato dall'ombra delle arcate volte a nord della Loggia. Fedi scolpì pensando alla luce e alle ombre? Probabilmente sì. Viene da pensare che questa opera d'arte ha più senso se collocata in un ambiente esterno dove varia la luce a seconda l'ora del giorno piuttosto che al chiuso di un museo. Ma forse questo discorso vale per tutte le sculture. 

Il gruppo rappresenta il ratto di Polissena, giovanissima figlia di Priamo ed Ecuba, ad opera di Pirro, nonostante il tentativo del fratello Polidoro di difenderla e della madre di sottrarla al rapimento trattenendola per un fianco prima di essere colpita a sua volta dalla spada del rapitore


Coordinate: 43°46'9.12"N, 11°15'20.57"E                      Mappe: Google - Bing




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giovedì 28 maggio 2015

Sopra il Ponte di Santa Trinita

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Firenze, Ponte di Santa Trinita

Dal  Ponte di Santa Trinita si  passa(va) venendo da Roma o andando nella città eterna.Il ponte è uno dei più eleganti monumenti funzionali, un'opera d'ingegno architettonico e di gusto mirabile, con la sua struttura particolare, 'catenaria'. Per il fatto di trovarsi in uno spazio aperto, in una posizione non soffocata dai palazzi,  si riesce ad essere  colpiti da ciò che vi sta sopra, il cielo. Qui le sfumature delle nuvole tra il bianco e il grigio su uno sfondo dì celeste e azzurro ricordano alcune stampe del Sei-Settecento, o i quadri dell'Otto-Novecento come se il  cielo su Firenze con le sue correnti fluisse ma non cambiasse mai.


Coordinate:   43°46'9.74"N,  11°15'2.38"E                     Mappe: Google - Bing




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domenica 24 maggio 2015

Il foro gnomonico

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Firenze, Piazza Santa Maria Novella

Tra il 1572 e il 1575, il cosmografo Egnazio Danti (Perugia, 1536-1586) installò sulla facciata di Santa Maria Novella ben tre strumenti astronomici: un grande quadrante con orologi solari, un'armilla equinoziale, e un foro gnomonico per una meridiana a camera oscura. Questi strumenti avevano lo scopo di favorire nuovi calcoli astronomici destinati al progetto di riforma del calendario giuliano che avrebbe dovuto ristabilire definitivamente la data liturgicamente esatta della Pasqua e delle annesse feste mobili. Danti era convinto che i problemi dell'epoca, relativi al calendario, richiedessero una revisione completa di ciò che si conosceva sui movimenti del Sole. Favorito dal mecenatismo di Cosimo I de’ Medici, sostenitore del progetto di riforma poi attuato da Gregorio XIII, Danti spese i suoi ultimi anni fiorentini nella costruzione di questo monumento di astronomia. Lo gnomone fu progettato nel 1575 ma Danti non riuscì a portare a termine il tracciamento della linea meridiana sul pavimento della chiesa. 

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Aprì solo il foro gnomonico, prima sulla vetrata del rosone, poi sulla facciata della chiesa, assai più in alto, praticando due aperture anche sulla volta interna in modo da lasciar passare il sole solo durante gli equinozi e il solstizio d'inverno. (da Museo Galileo)



Coordinate: 43°46'24.51"N, 11°14'57.53"E                 Mappe: Google - Bing




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giovedì 21 maggio 2015

Si consuma l'Autunno


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Firenze, Ponte di Santa Trinita

I dettagli hanno la particolarità di raccontare più di quanto possa fare l'insieme. Qui siamo sul Ponte di Santa Trinita e, certamente le quattro statue che rappresentano le quattro stagioni, hanno da raccontare tante cose con i propri dettagli, prima di  tutto le numerose fratture  che rimandano il ricordo alle mine delle truppe tedesche in ritirata che le fecero saltate insieme alle pietre di quasi tutti i ponti fiorentini. I pezzi sono stati riassemblatati e le statue ricollocate al loro posto, i ponti ricostruiti del tutto simili a come erano stati realizzati dai grandi architetti del passato. Ma vi sono altri danni diversi da quelli prodotti in pochi secondi dalle mine, sono i danni che i secoli infliggono in modo silente istante per istante, la pioggia, il freddo, il sole, e negli ultimi decenni l'inquinamento. Lo testimonia l'Autunno di Giovan Battista Caccini (1556 – 1613): Se osserviamo con attenzione il marmo della statua vedremmo la ruvidità striata della pietra, consumata, lisa, ma non al punto di rendere illeggibile l'espressione e la maestosità del personaggio scolpito.

Coordinate:  43°46'7.16"N,  11°15'0.03"E                      Mappe: Google - Bing




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domenica 17 maggio 2015

Le statue del Palazzo Strozzi del Poeta e gli Alterati

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Firenze, Via de' Tornabuoni n.5

ANNO MDXXIX è inciso sul piedistallo di una una delle due statue   di Antonio Novelli (Castelfranco di Sotto 1599 - ) , quella  più deteriorata, posta sulla facciata del Palazzo Giaconi Strozzi del Poeta di Via de' Tornabuoni. Nel 1443 il complesso preesistente entrò a fare parte delle proprietà degli Strozzi.  L'appellativo di Poeta viene dal soprannome di  Giovan Battista Strozzi (detto anche il Cieco) che nel Seicento fu proprietario e promotore dell'Accademia degli Alterati e dove ospitò la sede fino alla sua morte avvenuta nel 1634. Il basamento dell'altra statua meno consumata ha lo stemma degli degli Strozzi e reca la scritta "Gio Bapt Strozza". Purtroppo le due statue del 1629 sono in pietra arenaria abbastanza deteriorate non sono più leggibili nei dettagli ma è intuibile che rappresentino giovani che reggono scudi con le armi Strozzi e Ciappi. Nel 1626 Gherardo Silvani (Firenze, 1579 – 1675) ebbe incarico di progettare la facciata, a compimento dei lavori iniziati circa un secolo prima.

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MEMORIE
DELL' ACCADEMIA
DEGLI ALTERATI.

Non mi è sembrato egramente sé non cosa utile, e di qualche dilettevole erudizione il trattare della nostra Fiorentina Accademia degli Alterati, quando il chiarissimo Sig. Dott. Giuseppe Bianchini di Prato ne' Ragionamenti Istorici de' Granduchi dì Toscana Ragionamento II. sotto Francesco I. così né ha dato nobile impulso, scrivendo “Questa Accademia degli Alterati , benché dopo lo spazio di non molti anni veniss meno, tuttavolta chiara, e famosa ella si fece, e cagione fu in Firenze, mediante i suoi studiosi esercizj, molti, e molti di sublime spirito, e d'ingegno forniti, ancora d'eloquenza, di cognizioni, e di sapere ricchi abbondantemente ne divenissero . Tanto più che dall'eruditismo Francesco Saverio Quadrio della Compagnia di Gesù nella Storia d'ogni Poesia, dell'Accademie di Firenze trattandosi , è slato ora fscritto, Nel 570. un'altra pur vi fioriva, chiamata degli Alterati, fondata da Giovambatista Strozza soprannomato il Cieco, in sua Casa. Portava questa per imprefa una Tina pjena d'uve, che ammontate si riscaldano, col motto: Quid non
designat ebrietàs „ Ma l'aggiunta,che fa qui di Ebrietas il Quadrio, non si dee ascrivere a lui, bensì a Giovanni Ferro de' Rotarj, che prima di lui ciò racconta nel Teatro dell'Imprese, ove cita alla margine il Bargagli. Tanto maggiormente ancora, che avanti a questi Scrittori dall'Arcidiacono Luigi Strozzi, il quale di Gio: Batista il Cieco tessè la Vita, posta' dipoi in luce dal celebre Sig Canonico Salvino Salvini ne' Fasti dell'Accad. Fior. cosi ci venne narrato, “Fondò in Sua Casa la celebre Accademia degli Alterati, che in concorrenza di quella della Crusca, la Fiorentina Favella a sì alto segno esaltò” Reputo io pertanto pregio essere dell'opera il trattare di questa perduta Accademia nostra men che ristrettamente (qualora me ne porge occasione opportunissima un Sigillo di essa) colle parole dello stesso Sig. Canonico Salvini, il quale a lungo ne ragiona nelle Notizie di Tommaso del Nero, in questa guisa “ Affinché per lo suo mezzo più le Lettere si coltivassero, si trovò » insieme con altri virtuosi suggetti » a fondare una nuova Letteraria Adunanza, anzi ne fu egli il principal promotore. Questa è l'Accademia .degli Alterati, la quale essendo stata celebre tanto, e famosa nella Patria nostra , ed essendosi in essa fatti, ed allevati molti chiarissimi ingegni, e molte degne Opere, pur da lei uscite alla luce; ogni ragion vuole che io ne faccia qui, come in luogo opportuno, alcuna breve memoria...”

Memorie della Fiorentina Famosa Accademia degli Alterati raccolte da Domenico Maria Manni - 1748. 



Coordinate:  43°46'14.44"N, 11°15'4.69"E                      Mappe: Google - Bing




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mercoledì 13 maggio 2015

Il braccio fiorentino

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Firenze,  Via de' Cerchi

Quante volte saremo passati 'indifferenti' in Via de' cerchi senza sapere che proprio in questa strada esiste qualcosa di unico strettamente legato al mondo pratico. La misura del 'braccio fiorentino' . E' un'antica unità in uso nel passato a Firenze corrispondente a 583,2 millimetri, ovvero ben più di mezzo metro. Per essere certi che l'unità venisse rispettata, i nostri antenati avevano posto un punto di rifermento, situato all'aperto, facilmente  accessibile,  sul quale ognuno poteva tarare il proprio strumento di misura. Il luogo ove era posta l'unità di riferimento la possiamo vedere ancora oggi andando in  Via de' Cerchi tra il via Condotta e via dei Cimatori. Sulla parete di un palazzo ad una comoda altezza d'uomo vi è un'anonima scanalatura, ben visibile, che riporta le giuste proporzioni. Probabilmente lo spazio vuoto era riempito, suppongo, da una barra metallica, forse di bronzo. Perché si trovasse incastonato in questo palazzo così vicino a Palazzo Vecchio è da capire.

Abbiamo già visto altre unità di misura, questa volta scolpite, sulle colonne della porta sud del San Giovanni, il Battistero.

Coordinate:    43°46'13.48"N,  11°15'22.01"E                    Mappe:  Google - Bing




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domenica 10 maggio 2015

Continuità prospettica

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Firenze,  Piazzale degli Uffizi

Qui al centro del Piazzale degli Uffizi siamo stati colpiti dal gioco prospettico di due elementi piuttosto distanti tra loro, il gancio di una gru che penzola inerte in una calda giornata primaverile poco ventilata e la banderuola dorata che sta in alto sul vertice della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio. L'una sembra sostenere l'altra, ben lontano da quella che è la realtà, comunque resta suggestiva l'impressione di una continuità fisica che non c'è.


Coordinate:   43°46'6.61"N,  11°15'20.07"E                     Mappe: Google - Bing




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giovedì 7 maggio 2015

Aloisio Rosso alias cardinale Luigi de' Rossi

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Firenze,  piazza di Santa Felicita

ALOISIO ROSSO CARDINALI
PII GENTILES HOC
PRO MERITIS NEC SATIS
POSUERE. VIX. AN. XXXXV 
OB. AN. MDXVIII

Sulla destra, sotto il portico di Santa Felicita (ovvero il Corridoio Vasariano, vi è la tomba di Aloisio Rosso così come leggiamo dall'iscrizione sulla lapide apposta.

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Chi è Aloisio Rosso, cardinale pio e nobile? Non è altro che quel Luiigi  (Firenze, 1474 – 1519) della famiglia fiorentina de' Rossi (lo stemma del leone rampante) che qui intorno aveva possedimenti e ricchezze oltre ad una forte amicizia con i Medici. Vari quadri lo ritraggono nelle vesti di cardinale sia in compagnia di illustri parenti, era figlio della sorella maggiore di Lorenzo il Magnifico (Firenze, 1449 - 1492), e amici. Il quadro più famoso di tutti è il capolavoro di Raffaello che lo vede a destra insieme a Leone X, Giovanni di Lorenzo de' Medici (Firenze 1475 – 1521), e un altro cardinale  (a sinistra), Giulio de' Medici (nato Giulio Zanobi figlio di Giuliano de' Medici, Firenze, 1478 – 1534), che prenderà il nome di Clemente VII una volta conquistato il soglio pontificio.


Morì a Roma nel 1519, il  20 agosto 1519 , e venne sepolto nella basilica di San Pietro in piena costruzione e solo molti anni dopo trasferito a Firenze, nella Chiesa di Santa Felicita sotto al portico di Santa Felicita.

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Coordinate:  43°46'1.58"N,  11°15'8.19"E            Mappe:   Google  -   Bing




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lunedì 4 maggio 2015

Donatello, San Giorgio e lo stiacciato

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Firenze, Via Orsanmichele, Orsanmichele

Le statue in bronzo o in marmo che circondano Orsanmichele sono delle perfette copie degli originali. Anche il marmo che si trova in una nicchia di Via Orsanmichele, incastonata sulla parete nord di Orsanmichele è una bellissima copia dell'opera originale di  Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – 1466), più conosciuto col nome di Donatello, ma a differenza delle altre statue che per la maggior parte si trovano esposte proprio sopra all'interno del Museo di Orsanmichele, l'originale lo possiamo vedere nella stupenda sala a lui intitolata presso il Museo del Bargello, nel Salone di Donatello e della Scultura del Quattrocento. Ed è là che troviamo troviamo una targa con la narrazione e breve descrizione dell'opera. 
San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa (predella)
Marmo 1416-1417 
La statua è la prima scultura in cui il Rinascimento esprime pienamente i suoi ideali estetici e civili. L'arte gotica è difatti superata nelle proporzioni classiche del corpo del giovane eroe e nell'espressione fiera della testa, ispirata alla ritrattistica romana. Assieme al tabernacolo che la racchiudeva (in copia al Museo), la statua fu commissionata a Donatello nei 1416 dall'Arte dei Corazzai e Spadai che, come le altre corporazioni artigiane fiorentine, possedeva una delle nicchie esterne della chiesa di Orsanmichele. Nel 1417 l'artista completò l'opera con la predella raffigurante San Giorgio che uccide il drago e libera la principessa. Donatello vi sperimentò per la prima volta la prospettiva brunelleschiana e i principi del cosiddetto "stiacciato", cioè di un tipo di rilievo che, facendosi via via più basso e sottile verso la linea dell'orizzonte, era capace di rappresentare anche in scultura spazi prospettici assai articolati e addirittura suggerire un effetto atmosferico.

Nel salone del Bargello il San Giorgio ha ai suoi piedi a sinistra una famosissima terracotta dipinta del 1450 già attribuita a Donatello ma che in realtà è di Desiderio da Settignano (Settignano 1430 - 1464), ed a destra il Busto di Giovane neoplatonico in bronzo, anche questo ancora attribuito a Donatello opera del 1450-1454 proveniente dalle collezioni mediceo-granducali.

Coordinate:  43°46'15.05"N,  11°15'17.94"E                      Mappe: Google - Bing



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sabato 2 maggio 2015

Bandiere di maggio

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Firenze, Piazza della Signoria

Il corteo degli sbandieratori entra in Piazza della Signoria. Sotto, sbandieratori ospiti.

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Coordinate:  43°46'9.90"N, 11°15'21.18"E                                       Mappe  Google - Bing




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