Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 25 settembre 2017

E' tornato lassù





Firenze, Duomo 


E' tornato lassù a decorare la facciata del Duomo una replica di marmo del Samuele di Giovan Battista Tassara  (Genova, 24 giugno 1841 – Genova, 5 ottobre 1916) dopo un bel po' di anni. 

I restauratori dell’Opera di Santa Maria del Fiore hanno ricollocato stamani sulla facciata del Duomo di Firenze una replica di marmo, scolpita a mano dalle maestranze della Bottega di restauro dell’Opera, della scultura ottocentesca raffigurante Samuele (cm 175), uno dei personaggi dell’Antico Testamento. L’originale della scultura, opera di Giovan Battista Tassara, risale al periodo in cui fu costruita la nuova facciata del Duomo di Firenze, di cui ricorrono quest'anno 130 anni. Rimosso alcuni anni fa per motivi di conservazione, il Samuele, dopo il restauro, è entrato a far parte della collezione del nuovo Museo dell’Opera del Duomo, dove è visibile al pubblico fin dall’apertura. A breve, nel mese di ottobre, saranno rimosse dalla facciata del Duomo anche altre tre grandi sculture degradate, raffiguranti Papa Leone Magno, Papa Gregorio VII e Papa Celestino (foto in basso). 

Le tre statue, opera di Raffaello Romanelli  (Firenze, 1856 – Firenze, 1928), Fortunato Galli (1850-1918) e Dante Sodini  (Firenze 1858 - 1934), saranno prima restaurate e poi sostituite sulla facciata da repliche di marmo. Che l'opera del Sodini avesse bisogno di un restauro, anche urgente, è comprovato dalla foto sotto riportata, specialmente nel particolare gesto della consunta mano destra di Papa celestino V (quello del gran rifiuto nominato da Dante), un dettaglio tutt'affatto particolare.




Coordinate:  43°46'23.78"N,  11°15'20.18"E                      Mappe: Google - Bing





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lunedì 18 settembre 2017

Qualcosa da San Pier Maggiore, chiesa che non esiste più





Firenze, Museo dell'Opera di Santa Croce

Si entra dalla basilica di Santa Croce previo acquisto del biglietto o dalla Cappella dei Pazzi, per arrivare al Museo dell'Opera di Santa Croce dall'ala di fabbricato che divide i due chiostri. Le prime tre sale accolgono affreschi staccati, sinopie, rilievi, sculture e arredi lignei. Nel quarto ambiente – già cappella della famiglia Cerchi – la cui struttura gotica è stata rimaneggiata all'inizio del Quattrocento, sono riunite opere in terracotta invetriata dei Della Robbia e frammenti di decorazioni provenienti dalle pareti. 
Al centro visivo della cappella si erge il Cristo crocifìsso opera del 1300-1310 di Lippo di Benivieni le cui date di nascita e di morte non sono conosciute ma che sappiamo essere attivo in Firenze dal 1296 -1327. Nel 1316 risulta attivo a Santa Maria Novella, anche se il suo principale committente rimase il monastero femminile di San Pier Maggiore, per la cui chiesa eseguì una serie di opere nell'arco dei primi vent'anni del Trecento come la Croce oggi al Museo dell'Opera di Santa Croce. 
Come si diceva l'opera, una tempera su tavola identificabile con gli inizi XIV secolo proveniente dall'ex chiesa di San Pier Maggiore, è pervenuto in Santa Croce dopo il 1785.

Altre opere nella cappella sono sulle pareti di un 'Pittore Fiorentino'  i frammenti della decorazione originale della cappella Cerchi del XII secolo in affreschi nella collocazione originaria, Nella parete di destra una Madonna in trono col Bambino tra San Benedetto, il committente, san Ludovico, san Giovanni Evangelista e angeli musicanti di Francesco di Michele (Firenze attivo 1375 -1400 circa) e, attribuzione dello stesso autore, due frammenti di affreschi staccati prevenienti dalla basilica (parete dietro al secondo altare della navata destra) del 1387 con cornici e finte



Coordinate:   43°46'4.92"N,  11°15'43.96"E                    Mappe: Google - Bing



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mercoledì 13 settembre 2017

Il San Martino dall'Arte dei Vinattieri





Firenze, Chiesa di Orsanmichele

All'interno di Orsanmichele sulla parete della navata sinistra, si trova un luminoso dipinto che emerge dalla penombra. E' il  San Martino (1515-20) di Antonio Sogliani (Firenze, 1492 -1544) un olio su una sola tavola di pioppo, cm (222 x 62), racchiuso in una incorniciatura non originale del sec. XVIII. Anche questo dipinto, al pari del San Bartolomeo, è ricordato nelle Vite di Giorgio Vasari (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574), come opera precoce del Sogliani e che dette notorietà "gli diede nome di bonissimo maestro" al pittore allievo di Lorenzo di Credi, l'autore della tavola col San Bartolomeo nella precedente campata della chiesa. Commissionato dall'Arte dei Vinattieri il santo è raffigurato con i paramenti da vescovo, entro uno scenario architettonico; la nicchia è articolata in varie modanature e presenta un catino con valva di conchiglia, alla sommità. La scena della predella dove San Martino divide il mantello col mendicante, è dipinta a monocromo, con l'intenzione di assomigliare ai bassorilievi che si trovano su alcuni tabernacoli all'esterno, collegando così questa commissione a quelle delle altre Arti.




Coordinate:   43°46'14.26"N,  11°15'17.19"E                 Mappe:    Google  -  Bing



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martedì 5 settembre 2017

Il forestiero istruito e S. Maria Novella di Firenze




Firenze, Santa Maria Novella 

"IN SANTA MARIA NOVELLA
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Prima però, che il Forestiero ponga il piede dentro la Chiesa, conviene il trattenersi per un poco, al fine di dare un guardo alla Piazza, che gli rimane davanti, essendo delle più grandi della Città, ordinata dalla Repubblica Fiorentina fino del 1287 a contemplazione della nuova Chiesa. In questa piazza vi si veggono due Guglie di mistio di Seravezza ordinate da Cosimo I de' Medici [Firenze, 1519 – 1574], allora Duca di Firenze, é poi I Granduca di Toscana, all' effetto  di dare, a guisa delle quadrighe nel circo usato dagli antichi Romani, varj spettacoli al Popolo. Sopra le basi di pietra si veggono quattro testuggini di bronzo in ambedue, quasi dimostrino di sostenere le predette guglie (quelle Guglie da principio furon fatte di legno, e poi di mirtio di Seravezza a' tempi di Ferdinando I [Firenze, 1549 – 1609]), stimabili, perchè getto del celebre Scultore Fiammingo nato in Rovai domandato comunemente Giovanni Bologna da Rovai [Giambologna].
La Chiesa poi, che è volta a mezzo giorno ha la facciata incrostata a marmi bianchi, e neri (veramente è un marmo chiamato Verde dì Prato; ma dicesi nero, perchè tende piuttosto al nericcio) così principiata dopo il 1350 per un legato di Messer Turino Baldesi, e fu condotta quasi fino al primo cornicione; ma poi lasciata imperfetta, venne dalla liberalità di Giovanni di Paolo Rucellai nel 1470 terminata, essendovi state poste le armi, e i geroglifici della famiglia, che sono quelle vele sotto il cornicione, col disegno di Leon Batista Alberti [Genova, 1404 – 1472] , e in tale occasione fu rinnovata, ed abbellita magnificamente la Porta del mezzo, che in Firenze certamente non vi è la più bella, dovendosi grado allo Storico Bernardo di Giovanni Rucellai, che quivi volle essere sepolto, notandosi il suo nome in una fascia di porfido inserita nello scalino, essendo queste le prime lettere che si trovassero in Firenze in pietra sì dura; mentre non avevasi ancora di quest' arte aperta contezza: Fanno ornato alla facciata anche gli Avelli, i quali oltre esser ben' disposti, sono parimente arricchiti di marmi della medesima qualità : Sopra la Porta nel semicerchio vedesi una pittura rappresentante S. Tommaso D' Aquino avanti al Crocifisso, osservandosi in certa distanza la solenne processione del Corpus Domini, che è di mano di Ulisse Ciocchi [Monte San Savino 1560/70 - 1631] scolare del Poccetti [Firenze 1542- 1612] (Ulisse Ciocchi era da San Savino di quello Pittore non fi trova essere stata scritta da alcuno la vita) fatta nel 1616 [?], siccome sono opera del medesimo le due figure Aronne colla manna, e Melchisedecco co' pani, sopra le Porte laterali. Degni pure di osservazione sono i due Istrumenti astronomici collocati nella predetta facciata da Maestro Ignazio Danti [Perugia, 1536-1586] Religioso Domenicano, uno de' quali serve per additare i segni dello Zodiaco, i gradi del Sole, gli Equinozi, e i solstizi; e 1' altro accenna, mediante certi stiletti di bronzo, le ore solari, secondo i diversi usi delle Nazioni , e tali Istrumenti furon posti per ordine di Cosimo I essendo il Danti Cosmografo, e Matematico addetto al di lui servigio, come lo denotano le due cartelle registrate nella muraglia della predetta facciata. ..."

Da "Il forestiero istruito, S. Maria Novella di Firenze" di Vincenzio Fineschi,  pubblicato nel 1790



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