Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

giovedì 22 dicembre 2016

Il toro e una trave in testa


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Firenze,  Piazza Ognissanti, stemma

Situato all'angolo tra Piazza Ognissanti e Borgo Ognissanti il Palazzo Lenzi lo si può vedere nella sua interezza alla sinistra della foto di questo post.  Voluto dai due fratelli Lenzi quando si trasferirono dalle Marche per esercitare il mestiere di mercanti nella città di Firenze nella seconda metà del Cinquecento fu nei secoli rimangiato passando la proprietà di mano in mano. Nel Seicento passò ai Buini, nel Settecento ai Quaratesi, nell'Ottocento all'antiquario Pisani, nel 1908 diventò sede dell'Istituto Francese dell'Università di Grenoble, nel 1912 divenne la sede dell'Institut Français de Florence, il primo ad essere fondato in tutto il mondo, nel 1950 fu acquistato dal governo francese ed oggi è anche sede del Consolato onorario di Francia, e della Libreria francese.
All'angolo del palazzo troviamo lo stemma in pietra della Famiglia Lenzi, d'azzurro al rincontro di toro d'oro. Curiosa e drammatica è la causa dell'estinzione del ramo fiorentino della famiglia nel 1642, quando Andrea Lenzi colpito da una trave di legno cadutagli sulla testa mentre attraversava via Ghibellina. I Lenzi annoverano importanti cariche nelle istituzioni fiorentine, 20 priori e due gonfalonieri di giustizia. Si dice che un ramo familiare si trasferì in Polonia dove assunse il nome di Leszczyński, da cui provenne il granduca di Lituania Stanislao, poi re di Polonia dal 1705. Una delle sue figlie fu regina di Francia, moglie di Luigi XV. Qualche analogia con lo stemma dei Leszczyński sembra esserci.





Coordinate:   43°46'20.97"N,  11°14'44.00"E                    Mappe: Google - Bing



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lunedì 19 dicembre 2016

Il trasloco


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Firenze, Spedale degli Innocenti

Il San Giovanni Evangelista  un marmo di  Simone di FrancescoTalenti del 1377 si può ammirare oggi allo  Spedale degli Innocenti ma fino al 1515 lo si poteva vedere in uno dei tabernacoli all'esterno di Orsanmichele di pertinenza dell'Arte della Seta. Fu la seconda scultura a essere eseguita, in osservanza della provvisione del 1339 con cui la Signoria aveva imposto alle Arti di decorare la propria edicola esterna con l'effigie del patrono: solo il marmo costò 500 fiorini. Nel 1515, ormai fuori moda, venne trasferita nel giardino degli Innocenti di pertinenza della stessa Arte. L'opera è attribuita a Simone Talenti (1340 - 1381) che lavorò nei principali cantieri fiorentini.


Quindi, dal 1515, il nuovo San Giovanni Evangelista allocato nella loggia dell'Arte della Seta è quello di  Baccio da Montelupo  (Montelupo 1469 - 1535)  che abbiamo già visto, l'originale, non la copia all'esterno di Orsanmichele, all'interno del Museo omonimo. 


Coordinate: 43°46'14.77"N, 11°15'18.93"E                    Mappe: Google - Bing



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giovedì 15 dicembre 2016

I lampioni del Ponte

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Firenze, Ponte alla Carraia

Costeggiando l'Arno, la sua sponda destra sul Lungarno Corsini, per arrivare a San Frediano in Cestello vediamo i caratteristici lampioni che sul Ponte alla Carraia fanno da cornice alla chiesa. Sulla base di essi si legge S.A. PIGNONE - ANNO 1952.  Cosa è 'Il Pignone'. 
Nel 1842 Pasquale Benini fondò la sua officina in località Pignone, fuori Porta S. Frediano. L'ubicazione corrispondeva all'incirca all'antichissimo porto fluviale della città posto sulla riva sinistra dell’Arno. Il porto era caratterizzato da cinque pontili con altrettante pigne, dove venivano legati i “navicelli“. Proprio quelle grosse pigne diedero il nome a tutta la zona che i fiorentini chiamarono Pignone. Inizialmente l'azienda fu costituita come fonderia di ghisa con la denominazione Società Anonima Fonderia del Pignone.
Fin dai primi anni la fonderia si distinse per la produzione di arredi urbani, anche artistici, guadagnando una buona fama (a Firenze è facile incontrare lampioni, tombini, fontane dove si può ancora leggere “Fonderia del Pignone”).
Nel 1848, dall'altra parte dell'Arno, fu costruita la Stazione Leopolda, che pur perdendo presto il servizio passeggeri rimase terminal merci, contribuendo così alla crescita dell'azienda.
Nei primi del 1900, l'azienda inizia a sviluppare le sue capacità nell'ingegneria meccanica, nel design e nella manifattura delle pompe e dei compressori industriali.
Nel 1917 si trasferì nella zona di Rifredi per poter usufruire degli ampi spazi disponibili.
Durante la seconda guerra mondiale il Pignone fu coinvolto nella produzione bellica, ma fu anche pesantemente colpito dai bombardamenti. Gli operai riuscirono a salvare qualche macchinario e un poco di materiali per poter riprendere la produzione.
Nel 1946 l'azienda fu acquistata dalla SNIA con l'intenzione di riconvertirla alla produzione di telai tessili, ma la produzione non decollò mai, tant’è che nel 1953 ne fu prospettata la chiusura.
L'ipotesi di chiusura del Pignone, a parte gli ovvi aspetti occupazionali, sollevò una mobilitazione popolare in quanto era considerata “la fabbrica di Firenze” e la popolazione la sentiva oramai come componente fondamentale della città, al pari dei suoi monumenti.
Nel 1994 la General Electric decise di investire sulle competenze manifatturiere e sulle capacità tecnologiche e innovative della società Nuovo Pignone divenendone socio di maggioranza



Coordinate:  43°46'12.18"N,  11°14'49.94"E                    Mappe: Google - Bing




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lunedì 12 dicembre 2016

Maestà in piazza

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Firenze, Piazza  Santa Maria Novella

Gaetano Pesce, Maestà Tradita, 2016
Schiuma di poliuretano rivestita con resina poliuretanica
Posta in relazione con la magnifica facciata della Basilica di Santa Maria Novella. disegnata da Leon Battista Alberti (Genova, 1404 – 1472), l'opera presenta una monumentale figura di donna avvolta da un lungo mantello, una sorta di mater matuta ma anche un archetipo ispirato alla Maestà cristiana, eco contemporaneo di quella celeberrima Madonna Rucellai commissionata a Duccio diBuoninsegna  (Siena, 1255 circa – 1318/9) nel 1285 per la basilica domenicana e oggi conservata alla Galleria degli Uffizi. La Maestà Tradita di Gaetano Pesce è figura di regina e di madre che siede su un trono ma che mostra inequivocabili segni di sofferenza: una grossa catena legata ad una sfera ne blocca il piede, a simboleggiare la schiavitù a cui migliaia di donne sono destinate ancora oggi. Nelle sue forme la scultura riflette la celebre poltrona Up5, disegnata da Pesce sul finire degli anni '60, una reinvenzione delle veneri paleolitiche simboli di fertilità e di sacralità.
I visitatori della piazza Santa Maria Novella possono approfondire la conoscenza delle opere di Gaetano Pesce (La Spezia, 8 novembre 1939) visitando la mostra a lui dedicata nelle sale espositive del Museo Novecento fino all'8 febbraio 2017.



Coordinate:   43°46'26.46"N,  11°14'59.40"E                    Mappe: Google - Bing



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giovedì 1 dicembre 2016

La Cupola del Brunelleschi e i terremoti di Firenze

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Firenze, Duomo, Cupola

La Cupola del Brunelleschi è testimone con una  ferita, una crepa ancora visibile alla sua base dei danni provocati da uno dei vari terremoti che hanno colpito Firenze.

«Ieri sera alle 20,57 ciascuno accudiva ai suoi affari, alle proprie occupazioni o ai propri piaceri – come tutte le altre sere – quando a un tratto un rombo cupo, poderoso, qualche cosa di rassomigliabile alla scarica di moschetteria di un mezzo reggimento, si fece sentire – e una scossa violenta, improvvisa, formidabile fece balzare uomini e cose, scosse oggetti e persone, impresse un singolare movimento ai corpi o ai mobili dei quartieri, agli esseri umani, come alle pareti delle case. (...) ... per istinto irresistibile i più uscivano dai pubblici locali, caffé e trattorie, dove bicchieri, bottiglie e tavolini avevano ballato una danza... singolarissima; dalle case che – specie gli ultimi piani – erano stati sbattuti, in modo da far credere agli inquilini di essere in barca; dai teatri nei quali il pubblico spaventato si affrettò all’uscita e in un momento Firenze, la pacifica Firenze, fu piena di folla che si riversava per le vie» (da “Fieramosca”, 20 maggio 1895).
A Firenze i danni furono molto estesi, ma nel complesso non gravissimi (per una descrizione dettagliata dei danni sofferti sia dall’edilizia monumentale e religiosa che da quella privata, si rimanda al libro di Elisabetta Cioppi, 1995). Non ci furono grandi distruzioni, ma rimasero più o meno danneggiati quasi tutti i monumenti, le chiese e i palazzi storici, e anche molte opere d’arte in essi conservate: piccoli crolli interessarono Palazzo Pitti e la Galleria degli Uffizi, lesioni rilevanti si aprirono nel Palazzo Medici Riccardi, nel Palazzo Strozzi, nelle volte dei porticati di Piazza SS. Annunziata e di Piazza Cavour (oggi Piazza della Libertà, lungo i viali di circonvallazione). Nel Museo Nazionale del Bargello ci furono gravi danni alla collezione di maioliche dei Della Robbia. Danneggiatissimo il Museo di San Marco, nell’omonima chiesa e convento, con cadute di cornicioni e lesioni alle volte e agli archi, soprattutto nel refettorio grande e nella biblioteca.
In Piazza della Signoria Palazzo Vecchio durante la scossa fu visto oscillare “come un pendolo”, ma rimase illeso. Nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, il celebre duomo di Firenze, si aprirono numerose crepe nelle volte e una catena che univa gli archi laterali della navata centrale si spezzò; dalla Cupola del Brunelleschi caddero intonaci e stuccature e la croce posta sulla cuspide della lanterna si piegò verso nord. Il celebre campanile di Giotto e il vicino Battistero subirono alcune lesioni ma non riportarono danni strutturali. Fra le chiese maggiormente danneggiate ci furono quella della Badia Fiorentina, San Gervasio, San Lorenzo, San Leonardo in Arcetri e altre ancora, fra cui quella di Santa Maria del Carmine; gli affreschi del Masaccio nella Cappella Brancacci, invece, non furono danneggiati. Il complesso di Santa Croce fu danneggiato soprattutto nell’area dell’ex-convento, mentre la chiesa riportò danni lievi. Danni prevalentemente leggeri subirono anche le chiese di Santa Maria Novella, San Miniato al Monte e Santo Spirito (SGA, 2007). Numerosi danni interessarono l’edilizia residenziale e privata della città, con lesioni diffuse e cadute di soffitti. Uno stabile crollò in Via Pier Capponi. Complessivamente circa 100 edifici risultarono inagibili. A Firenze non vi furono vittime e si contarono solo 6 feriti non gravi (Cioppi, 1995). (Filippo Bernardini (INGV-Bo).)



Coordinate:  43°46'23.19"N,  11°15'24.15"E                      Mappe: Google - Bing





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