Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

domenica 28 dicembre 2014

L'orante a San Miniato al Monte

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Firenze, San Miniato al Monte

La fondazione della Basilica di San Miniato al Monte risale al 27 aprile 1018, venne  terminata nel 1207. San Miniato fu il primo martire della città. Era probabilmente un mercante greco o un principe armeno in pellegrinaggio a Roma intorno al 250.
Qui vediamo parte della facciata della Basilica con il particolare del  mosaico, risalente al 1260, del  Cristo Pantocratore, seduto su un ricco trono in atto benedicente, tra la Vergine e il santo a cui è dedicata la Basilica, San Miniato, rappresentato nella dignità di re d'Armenia, nell'atto di offrirgli la corona.  



All'interno della chiesa, nel catino absidale si riprende il tema con un altro grande, simile a quello della facciata, col Redentore tra la Madonna e san Miniato, risalente al 1297 come testimoniato da una iscrizione nella cornice, probabilmente dello stesso anonimo artista. Esso è arricchito e completato con  i simboli dei quattro Evangelisti in basso. Il crocifisso che domina l'altare maggiore è attribuito a Luca della Robbia (Firenze, 1399/1400 circa – 1482). 
Qui sotto un altro particolare della facciata, uno dei due oranti in atteggiamento di preghiera, con le braccia ripiegate in alto, come avveniva anticamente diversamente da quanto avviene oggi in cui  si prega con le palme delle mani congiunte. 



Coordinate:  43°45'34.33"N,  11°15'54.01"E                     Mappe: Google - Bing



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giovedì 25 dicembre 2014

Si pesca alla Pescaia di Santa Rosa

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Firenze, Lungarno Soderini

Una passeggiata per Firenze per raggiungere Santa Maria del Carmine al fine di ammirare la Cappella Brancacci che ospita affreschi di Masolino (1383 – 1440 circa), Masaccio (1401 – 1428) e Filippino Lippi (1457 – 1504). Partiamo da Santa Croce per arrivare in Piazza della Signoria passando per Borgo de' Greci, poi percorriamo il Piazzale degli Uffizi, passiamo sotto il loggiato del Corridoio Vasariano, attraversiamo  il Ponte Vecchio e imbocchiamo Borgo San Jacopo. Si arriva a Ponte Santa Trinita senza attraversarlo costeggiamo la sponda sinistra dell'Arno su Lungarno Guicciardini, sino ad incrociare il Ponte alla Carraia. Tra questo e il Ponte Amerigo Vespucci vediamo a Pescaia di Santa Rosa, un artefatto che taglia trasversalmente l'Arno e che un tempo dava acqua ai mulini che vi si trovavano a fianco. Oggi la Pescaia ospita pescatori, specialmente d'inverno, d'estate è frequentata da persone amanti della tintarella tra il fresco delle brezze che spirano lungo il fiume. Sull'altra sponda si apre Piazza Ognissanti con la facciata seicentesca, barocca, della  basilica che porta lo stesso nome. Si prosegue verso Piazza di Cestello, costeggiando la chiesa di S. Frediano in Cestello e l'ex monastero dei Cistercensi e delle Carmelitane dove visse e morì Santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Finalmente arriviamo in Piazza del Carmine, al cui fianco sinistro, destro per chi guarda la facciata vi è l'accesso al Convento di Santa Maria del Carmine ed oltre il chiostro  la famosa Cappella Brancacci dove lavorarono fra il 1425 e il 1427  Masolino e  Masaccio, e  Filippino Lippi, che vi lavorà  negli anni fra il 1481 e il 1485 creando una unità artistica con i suoi predessori, ed il Cenacolo di Alessandro Allori (1582)


Coordinate:   43°46'16.56"N,  11°14'40.71"E                    Mappe: Google - Bing



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lunedì 22 dicembre 2014

Baccio d'Agnolo e Palazzo Lanfredini

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Firenze, Lungarno Guicciardini 9- 11, Palazzo Lanfredini

Le fondamenta dell'edificio sarebbero databili attorno alla fine del XIV secolo. Nonostante i molti restauri dei quali è stato oggetto, l'edificio mostra una facciata che ancora rileva il suo originario assetto, riconducibile a un progetto di Baccio d'Agnolo, già ricordato da Giorgio Vasari in relazione a questo cantiere che, presumibilmente, dovette essere aperto attorno al 1512. Ecco cosa dive il Vasari:


Baccio D’ AGNOLO,
ARCHITETO FIORENTINO.
Nato circa il 1460. - Morto, 1553.
Sommo piacere mi piglio alcuna volta nel vederci principii degli artefici nostri, per veder salire molti talora di basso in alto, e specialmente nell'architettura; la scienza della quale non è stata esercitata, da parecchi anni a dietro, se non da intagliatori o da persone solistiche, che facevano professione, senza saperne pure i termini e i primi principii, d'intendere la prospettiva …. A Lanfredino Lanfredini fece fabricare lungo Arno la casa loro, che è fra il ponte a Santa Trinita ed il ponte alla Carraia ; (oggi [Palazzo] de' Corboli, segnato col n. comunale 2037) .... 
Vasari - Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti..., Volume 9, pag. 229



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Una lapide ci ricorda:
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LE ANTICHE CASE DEI LANFREDINI
EBBERO ASSETTO DA BACCIO D'AGNOLO
AFFRESCHI DEL POLLAIUOLO DEL PONTORMO DEL VOLTERRANO
SCULTURE DEL SANSOVINO
E UN FRONTE DECORATO A SGRAFFITO DA ANDREA FELTRINI
PER L'ELEZIONE DI PAPA LEONE X
FURONO SEDE DI ILLUSTRI MERCATURE
RESIDENZA DI PUBBLICI FUNZIONARI
ORTO DI PERSONALITÀ ECCLESIASTICHE

MD - MM
-------------------------------------------------------------------------------------

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Coordinate:  43°46'8.64"N,  11°14'53.59"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 18 dicembre 2014

L'ultima cena dell'Orcagna

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Firenze, Piazza Santo Spirito, Cenacolo

Siamo ritornati in Piazza Santo Spirito. Nella foto vedete a dstra una striscia della facciata della Basilica di Santo Spirito con alla sua sinistra il portone che è l'accesso al Chiostro dei Morti. A sinistra vediamo il portone d'accesso al Cenacolo con le due grandi bifore che illuminano gli interni,  e la striscia gialla con la scritta bianca  "Fondazione Salvatore Romano".  
Qui è appunto la Fondazione Salvatore Romano, un Museo. Il museo ha sede nell'antico Cenacolo del convento eretto a fianco della chiesa di Santo Spirito dai frati eremitani di Sant'Agostino. Questo ampio Refettorio, (come ci racconta il dépliant illustrativo del museo) edificato in stile gotico nel XIV secolo, è l'unico ambiente dell'insigne complesso monumentale di Santo Spirito che conserva la struttura originaria. La sua antica funzione è ricordata dall'imponente affresco trecentesco di Andrea Orcagna (Andrea di Cione di Arcangelo soprannominato L'Orcagna, 1310 circa – 1368)) e aiuti che ne decora tutta la parete orientale, con in basso frammenti (dettagli nella foto in basso) di un'Ultima Cena e in alto una superba Crocifissione animata da un singolare gusto descrittivo. L'affresco è non solo una delle opere migliori dell’Orcagna, ma anche una delle più vaste pitture murali del Trecento giunte fino a noi.
Il Cenacolo ospita le opere donate al Comune di Firenze nel 1946 dal collezionista e antiquario campano Salvatore Romano (1875 – Firenze, 1955), una pregiata raccolta di sculture, frammenti di decorazione architettonica, affreschi staccati e arredi, di varia provenienza e di epoca compresa tra l'antica età romana e il XVII secolo. Come previsto dall'atto di donazione, la raccolta conserva ancora oggi il suggestivo allestimento, di gusto ornamentale ed evocativo, che fu realizzato sotto la direzione di Salvatore Romano e, pertanto, rappresenta in primo luogo una testimonianza diretta della particolare sensibilità artistica di questo illustre antiquario che ebbe rapporti con i più importanti collezionisti e direttori di musei stranieri del suo tempo.
Tra le opere più significative figurano un Angelo e una Cariatide di Tino di Camaino (1285c-1337 ca.), due frammenti di rilievi attribuiti a Donatello (Donato di Niccolò di Betto Bardi, Firenze, 1386 – 1466) e una Madonna con Bambino della cerchia di Jacopo della Quercia (Jacopo di Pietro d'Agnolo di Guarnieri detto Jacopo della Quercia, 1374 ca. – 1438) .


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Coordinate:  43°46'1.20"N,  11°14'52.77"E                       Mappe: Google - Bing



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domenica 14 dicembre 2014

San Firenze

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Firenze, Piazza San Firenze, Chiesa di San Firenze

Siamo in  Piazza San Firenze delimitata a nord dal Bargello, a sud da Palazzo Vecchio, a ovest dal Palazzo Gondi e ad est dall'ex Tribunale di Firenze a sua volta ex convento e oratorio. Salendo qualche scalino entriamo nella Chiesa di San Firenze dedicata all'Immacolata e San Filippo Neri. Sulla parete di desta un foglio giallo spiega: Iniziata nel 1668 – 72 su sobrio disegno di Pier Francesco Silvani come Oratorio subì trasformazioni e completamenti nel 1713 sotto la direzione di G Fortini [Gioacchino Fortini, Settignano, 1670 – 1736]. Di lui sono le architetture barocche dell'abside e degli altari, le statue del presbiterio (Carità e Purità) e i due primi bassorilievi con episodi dalla vita di San Filippo [Firenze, 1515 – 1595]. Gli altri due nella parte inferiore della chiesa sono di A. Montauti [Antonio Montauti, Firenze. 1685 - 1740], l'Altare maggiore di Z. del Rosso [Zanobi del Rosso, Firenze 1724 - 1798].
Le tele degli altari sono di G. Pinzani (A Gherardini). T. Redi G. A. Puglieschi, G. Sacrestani. A. D. Gabbiani, G Perini (O. Marinari). Nella soffitta dorata, su disegno di Pier Francesco Silvani, tela di G. C. Sagrestani (San Filippo in gloria). Nel catino dell'abside, grande affresco di N. Lapi con la SS Trinità con Apostoli e santi fiorentini.
La facciata fu compiuta nel 1731-32 su disegni di F. Ruggeri e G. Fortini del quale sono anche le statue del gruppo sopra il portale. Nella cappella, compiuta nel 1776 su disegno di Zanobi del Rosso, Madonnina di C. Maratta tavola attribuita a G. Stradano e affreschi nella cupola di L. Sabatelli e figli altare di Z del Rosso.



Coordinate:  43°46'11.15"N,  11°15'28.22"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 11 dicembre 2014

Il rigore e la sobrietà di Santo Spirito

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Firenze,  Santo Spirito


Con il post precedente abbiamo visto in lontananza  la cupola e il campanile di Santo Spirito, adesso ci avviciniamo per mostrare qualche dettaglio in più. La Basilica  di Santo Spirito  si trova nel quartiere dell’Oltrarno della città di Firenze.  E'  una delle principali basiliche del primo rinascimento, elegante e pulita nella sua inconfondibile facciata essenziale che domina la piazza dall'alto di una scalinata. La basilica è stata costruita sui resti del duecentesco convento agostiniano distrutto da un incendio, è l'ultimo capolavoro di Filippo Brunelleschi (Firenze, 1377 - 1446) che la iniziò nel 1444. Secondo i suoi progetti, i lavori continuarono nel 1446 sotto la direzione di Antonio Manetti (Firenze, 1423 –  1497), Giovanni da Gaiole (Gaiole in Chianti  1407 circa - 1476) e Salvi d’Andrea, fu portata a termine nel 1488. A Salvi d’Andrea si deve la costruzione della cupola, su progetto di Brunelleschi. Lo snello campanile è di Baccio d’Agnolo (Firenze, 1462 –  1543).

Coordinate:  43°46'1.20"N,  11°14'52.77"E                       Mappe: Google - Bing



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lunedì 8 dicembre 2014

Sopra la Loggia

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Firenze, Loggia dei Lanzi

Siamo ancora sulla Torre d'Arnolfo a scattare foto dall'alto dalle feritoie del ballatoio. Da qui si scopre che in cima alla Loggia dei Lanzi non c'è un tetto bensì una terrazza con tavolini e ombrelloni. E' il bar situato sull'ala occidentale degli Uffizi. In realtà Bernardo Buontalenti creò questa terrazza per poter assistere alle varie cerimonie e agli spettacoli ma, come immaginate, non era per tutti. Tra i caratteristici tetti di Firenze, sullo sfondo della foto, vediamo Palazzo Pitti a sinistra e a destra, in alto, il campanile e la cupola di Santo Spirito.



Coordinate: 43°46'9.18"N, 11°15'20.11"E                      Mappe:    Google   -   Bing





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giovedì 4 dicembre 2014

Imperiale e Reale pilastro

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Firenze, Piazza del Duomo

Sono apparentemente solo dei semplici pilastri che girano intorno al Duomo per sorreggere una ringhiera di ferro. Ma anche questi manufatti hanno antefatti e una una storia da raccontare come quasi tutto quello che vediamo a Firenze. Eleganti seppur massicci e robustissimi, poggiano su una base pressoché cubica sulla quale si trova un dado ottagonale a sostegno di una forma allungata attorcigliata su se stessa ricordando in qualche modo alcuni pilastri marmorei, policromi, della Cattedrale. Su alcuni di questi pilastri in ferro o ghisa si riscontra qualche accenno, ma non troppo evidente considerando i quasi due secoli di esposizione agli elementi atmosferici e inquinamento, al consumo e alla ruggine si legge, proprio sulla base, l'anno di fabbricazione e la provenienza, la fucina che li ha prodotti. 

IMPERIALE E REALE 
FONDERIA
DI
FOLLONICA
AN 1836


Una fortunata ricerca ci permette di risalire alla questione antica. Leopoldo II di Toscana (1797 – 1870)  dà il via alla grande bonifica maremmana conquistando terra all'agricoltura e al pascolo, e per tale opera è da considerare il padre della Follonica moderna (1832). Ma lo stesso Granduca volle far diventare Follonica il centro dell'Imperiale e Reale Amministrazione delle Miniere di Rio e delle Fonderie del Ferro di Follonica (IRAMFF) avviando un intenso programma di rinnovamento tecnologico degli impianti. Follonica divenne uno dei più moderni e funzionali poli della siderurgia a livello nazionale i cui echi e retaggio giunge fino ai nostri giorni insieme alla vicina Piombino. 


Coordinate:  43°46'24.00"N,  11°15'21.30"E                     Mappe: Google - Bing



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domenica 30 novembre 2014

aiarraC alla etnoP

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Firenze, Ponte alla Carraia


L'acqua dell'Arno diventa uno specchio lucente alla Pescaia di Santa Rosa quando il sole è nascosto da un sottilissimo strato di  nuvole trasparenti, tanto che è difficile riuscire a intuire se una foto sia  rovesciata o meno.



Coordinate:  43°46'12.90"N,  11°14'50.42"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 27 novembre 2014

La Torre della Castagna tra i tetti

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Firenze, Piazza San Martino

Restiamo ancora affacciati dal ballatoio della Torre di Arnolfo per osservare il panorama e lo spettacolare intrecciarsi di forme geometriche prodotto dai tetti fiorentini. Guardando a nord il nostro obiettivo fotografico incontra un parallelepipedo di pietra, coronato da un rettangolo di rosse tegole inclinate ad impluvio, che si staglia sopra tutti gli altri tetti dei palazzi secolari. E' una torre è molto antica situata in Piazza San Martino all'angolo con Via Dante Alighieri. Già edificata nel 1038 venne donata in quella data dall'imperatore Corrado II ai monaci dell'attigua Badia Fiorentina, a difesa del monastero stesso. Viene denominata la Torre della Castagna e dal 1282 è stato il primo luogo di riunione dei Priori di Firenze fino alla realizzazione del Palazzo del Bargello e Palazzo Vecchio.
Una lapide murata sulla torre in via Alighieri così recita:


QVESTA TORRE
DETTA DELLA CASTAGNA
VNICA RESTA
DELLE SEDI ONDE I PRIORI DELLE ARTI
RESSERO FIRENZE
PRIMA CHE LA FORZA E LA GLORIA
DEL FIORENTE COMVNE 
FACESSERO SORGERE
IL PALAZZO DELLA SIGNORIA

Mentre un'altra targa in Piazza San Martino ricorda alcuni versi di Dino Compagni (1255-1260):

... E chiamarono Priori dell'Arti: e
stettono rinchiusi nella torre della
Castagna appresso alla Badia,
acciò non temessono le minaccie
de' potenti . . .
Dino Compagni - Cronica - I - IV

Qui vediamo la torre dal basso con la cosiddetta casa di Dante in primo piano sulla destra...


 ...e da Piazza San Martino



Coordinate:   43°46'15.09"N,  11°15'24.83"E                     Mappe: Google - Bing



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lunedì 24 novembre 2014

Dalla Torre della Vacca alla Torre di Arnolfo

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Firenze, Piazza della Signoria

La Torre di Arnolfo di Cambio, noto anche come Arnolfo di Lapo (Colle di Val d'Elsa, circa 1240 – 1302), l'abbiamo vista più volte da varie angolazioni dal basso ma mai così da vicino come adesso, mai quasi toccando con mano la sommità, mettendo in risalto Palazzo Vecchio. Insieme alla Cupola del Duomo è un punto di riferimento quasi sempre visibile agli incroci della città per chi vuole raggiungere il centro città o semplicemente orientarsi. Uno spettacolo architettonico, uno spettacolo di colori al tramonto con la sua pietra forte che si accende di sfumature rossastre, col suo orologio ad una sola lancetta, uno spettacolo il panorama che dal ballatoio, con i merli ghibellini a coda di rondine si estende ai suoi piedi, prossimo alla cella campanaria, offre al visitatore. La cella campanaria ospita  tre campane ognuna delle quali ha una sua precisa funzione. La Martinella, che richiama i fiorentini ad adunanza, la campana che segna il mezzogiorno e la più grande, quella dei rintocchi che fissano l'orario. Quattro poderosi pilastri reggono la cella campanaria a cui si accede per una stretta scalinata a chiocciola, quella che qui vedete nel particolare della nostra foto in bianco e nero ...

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... e così come la vedevano i fotografi dello Studio dei Fratelli Alinari più di cento anni fa con il bellissimo scorcio panoramico con l'uomo col cappello che si arrampica con cauta attenzione. 

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In cima in cima alla Torre si muove ancora la banderuola, la copia, mentre l'originale (un manufatto di ben 5 metri) è in bella mostra sul pianerottolo che è di fronte all'ingresso del Salone dei Cinquecento, sempre a Palazzo Vecchio.



La Torre è edificata su una preesistente torre chiamata Torre della Vacca appartenuta ai Foraboschi che qui avevano case dove adesso è il Palazzo Vecchio (o dei Priori).


“... La Casa , o Palazzo de' Foraboschi comprato da' Priori era dunque propriamente dove fu alzato quello della Signoria, e la Torre non variò di situazione: questa Torre aveva un' altezza di più di cento braccia , e chiamavasi con antica denominazione la Torre della Vacca. Per quante ricerche si siano potute fare intorno a questo nome, niente però si è potuto rinvenire. La Famiglia della Vacca pare che non sia nel novero delle Fiorentine, non trovandosi memoria che avesse Casa, e Torre, la quale poscia passasse ne' Foraboschi: è bensì vero che si trovano nelle Istorie alcuni del Vacca, e fra gli altri un tale Jacopo del Vacca, che era Alfiere di Bocca Abati nella famosa giornata di Montaperti sull'Arbia: ma ciò non porge altro schiarimento.
Evvi pure una tra da detta Via della Vacca, che rimane dietro al Ghetto; ed anco questa poco, o niente può aver che fare colle treno ricerche, stantechè la situazione è molto distante, e ne' tempi della Torre forse non avrà avuta esistenza. Si deve pure osservare, che la Via di contro alla Torre chiamasi Vacchereccia, nome che sembra originato dalla denominazione della detta Torre...”

Da Illustrazione istorica del palazzo della Signoria detto in oggi il Palazzo Vecchio (1792) Rastrelli, Modesto pag. 28


Coordinate: 43°46'9.20"N, 11°15'21.20"E                     Mappe: Google - Bing




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lunedì 17 novembre 2014

La Giustizia alla rovescia

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Firenze, Piazza della Signoria, Loggia dei Lanzi

Siamo nel mezzo di  Piazza della Signoria. Vicino a noi è la targa che ricorda il punto dove fu messo al rogo il Savonarola, a sinistra è Palazzo Vecchio col suo Arengario e la Fontana del Nettuno dell'Ammannati (Settignano, 1511 – Firenze, 1592), di fronte è la  Loggia dei Lanzi che tante volte abbiamo celebrato qui con foto nei particolari e nei dettaglo con descrizioni varie.  

Sulla facciata della Loggia. in alto, in corrispondenza dei pilastri di sostegno dei tre archi, vediamo 4 figure allegoriche. Sono le quattro Virtù Cardinali (fortezza, temperanza, giustizia e prudenza) che Agnolo Gaddi (1350 circa – 1396) disegno e altri scultori realizzarono. Giovanni d'Ambrogio scolpì la Prudenza (1386) e  la Giustizia (1383-84) che qui vediamo nelle due foto. L'immagine qui sotto è la parte scolpita della Giustizia che sotto, quindi rovesciata, (che noi abbiamo a nostra volta rovesciata per una migliore visione) come rappresentazione probabilmente opposta e antitetica della giustizia.


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Coordinate: 43°46'9.18"N, 11°15'20.11"E                      Mappe:    Google   -   Bing



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Sala del Terrazzo

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Firenze,   Piazza de' Mozzi, Museo Bardini

Abbiamo già parlato recentemente del Museo Bardini e delle sue caratteristiche e uniche sale blu. Qui visitiamo al volo la Sala del Terrazzo col bancone di sacrestia sul quale sono appoggiate terracotte policrome della bottega di Giovanni della Robbia (Firenze, 1469 – 1529), soffermandoci sul delicato viso di giovinetta con i capelli dorati raccolti in una elaborata acconciatura. 

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Di fronte al bancone, al centro della parete opposta è esposto il 'San Michele arcangelo che uccide il drago' (1465) di Antonio Benci, meglio conosciuto come Antonio del Pollaiolo (Firenze, 1431 circa – Roma, 1498). Oggi la critica propende per una collaborazione tra Antonio e  il fratello Piero del Pollaiolo (Firenze, 1441/1442 – Roma, 1485/1496).  La tela costituiva la parte posteriore di uno stendardo processionale e proprio il frequente uso devozionale spiega il cattivo stato di conservazione.



Coordinate:   43°45'53.78"N,  11°15'29.85"E                     Mappe: Google - Bing


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giovedì 13 novembre 2014

La volta a crociera sul Francavilla

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Firenze, Museo del Bargello, il Verone

La grande scultura marmorea raffigurante Giasone fu eseguita da Pietro Francavilla (1548-1615),  primo allievo e collaboratore di Giambologna, verso il 1589 su commissione di Giovanni Battista Zanchini. L'eroe mitologico è raffigurato con il vello d'oro conquistato al drago, ucciso ai suoi piedi. La statua, alta  2,80 metri, proviene da Palazzo Ricasoli Firidolfi di Via Maggio non lontano da Ponte Santa Trinita.
Pietro Francavilla, nome italianizzato del belga Pierre Francheville o Franqueville (Cambrai, 1553 circa – Parigi, 1616), è stato uno scultore francese, che apprese a Firenze lo stile manierista e lo esportò in Francia.
Situata su un alto piedistallo la scultura è coronata dalla volta a crociera dagli evidenti  costoloni finemente dipinti ma soprattutto dai gigli dorati su sfondo azzurro e dagli stemmi. Il Giglio rosso su sfondo bianco,  la croce rossa in campo bianco che rappresenta le insegne del popolo fiorentino, lo stemma partito verticalmente tra bianco e rosso che rappresenta il legame tra Fiesole e Firenze  ed infine l' aquila rossa in campo bianco che artiglia un drago verde che è lo stemma di Parte Guelfa. Si arriva qui nel loggiato aperto, Verone,  del Bargello al primo piano, storditi dalla visone degli ammalianti capolavori del 'Salone di Donatello e della Scultura del Quattrocento', trovandoci qui ad ammirare altre opere indimenticabili, Oltre al Giasone di Francavilla troviamo marmi e bronzi del Giambologna, di Pierino da Vinci (nipote di Leonardo), dell'Ammannati, di altri anonimi artisti fiorentini o toscani, di Valerio Cioli (1529 circa - 1599), di Baccio Bandinelli (Firenze,  1488– Firenze, 1560) , del Moschino.  

Coordinate:  43°46'13.36"N,  11°15'29.78"E                      Mappe: Google - Bing




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lunedì 10 novembre 2014

Thomas Becket e i Minerbetti fiorentini

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Firenze,  via dei Tornabuoni , Palazzo Minerbetti

Se attraversiamo il Ponte Santa Trinita diretti verso la Piazza Santa Trinita, troviamo la chiaesa omonima e dalla stessa parte il Palazzo Minerbetti ad angolo tra via de' Tornabuoni  e via del Parione. Questo palazzo fatto edificare dalla famiglia dei Bombeni tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, lo lega alla storia inglese in particolare con Thomas Becket,  l'Arcivescovo di Canterbury ucciso nella Cattedrale di Canterbury nel 1170. I componenti di un ramo cadetto dei Becket aveva già dei possedimenti in città e fu facile per loro trovare rifugio e sicurezza qui nei pressi  rispetto a possibili ulteriori rappresaglie. Per farsi 'dimenticare'  più facilmente trasformarono il loro nome in Minerbetti diventando anche amici dei Medici. Si estinsero  alla fine del 1600. Lo stemma lapideo è ancora visibile sullo spigolo del palazzo tra via de' Tornabuoni e via del Parione con le tre spade (dovrebbe essere su sfondo rosso in ricordo del sangue versato).




Per curiosità qui sotto riportiamo lo stemma che viene dalla Cattedrale di Northampton ed è quello lo stemma originale di  Thomas Becket  con  tre uccelli della famiglia dei corvidi, tre  gracchi corallini.



Coordinate:  43°46'13.08"N,  11°15'4.43"E                      Mappe: Google - Bing



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giovedì 6 novembre 2014

Due pavoni nel Cortile

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Firenze, Via del Proconsolo, Museo del Bargello

Siamo sotto la Torre Volognana, entriamo nel Museo del Bargello da Via del Proconsolo. Già il Cortile duecentesco è spettacolare con il porticato tutt'intorno sotto il quale sono esposte originali di provenienza varia, il pozzo ottocentesco nel centro, messo al posto del leggendario patibolo medievale, la scalinata che porta al primo piano, i vari stemmi dei Podestà e dei Giudici di ruota che dal Tre al Cinquecento abitarono nell'edificio, le insegne dei quartieri e dei sestieri della città scolpite in pietra, poste sulle pareti sotto i loggiati. 
Gli ampi spazi del porticato accolgono opere provenienti da Palazzo Vecchio o dai giardini reali (Boboli e Castello), un Sarcofago romano decorato con due delfini, la Madonna con i santi Pietro e Paolo, monumentali figure che erano sulla Porta Romana, due Leoni, in pietra serena. La  statua dell’Oceano del Giambologna (Douai, 1529 – Firenze, 1608), proveniente dall’Isolotto nel giardino di Boboli, sostituito là da una copia, e le figure allegoriche della  fontana (1556 -1561) di Bartolomeo Ammannati (particolare di Giunone e due Pavoni nella foto, sopra la ricostruzione di un arcobaleno di pietra), che avrebbero dovuto essere collocate nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, qui sotto.


La Fontana di Sala Grande allude alla generazione dell'Acqua da parte degli altri Elementi: Aria, Terra e Fuoco. Giunone rappresenta l'Aria e il fulmine che teneva in mano alludeva il Fuoco. Cerere si riferiva alla Terra. L'Arno (sinistra) e la Fontana di Parnaso (destra), sono simboli dell'Acqua; questi ultimi rimandano anche all'idea di Firenze come patria di grandi poeti. Le statue della Prudenza e della Fiorenza alludono a Cosimo I: la prima tiene l'emblema del duca (ancora e delfino) e Fiorenza, rappresentata come Flora, porta il Toson d'Oro conferitogli dall'Imperatore Carlo V nel 1545.



Tra le altre opere,  il ritratto marmoreo a figura intera “alla romana” di Cosimo I di Vincenzo Danti, il Cannone di san Paolo (così detto per la testa del santo sulla culatta), realizzato nel 1638 per il granduca Ferdinando II. L’opera più moderna, dell’Ottocento al Bargello, è la graziosa figura bronzea del Pescatore (1877) di Vincenzo Gemito (1852 – 1929).



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lunedì 3 novembre 2014

La Torre Volognana

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Firenze, tra Via Ghibellina e via del Proconsolo

Nei tempi passati per arrivare ad un palazzo importante o ad una chiesa si guardava in alto, tra una via e l'altra per individuare la torre o il campanile che li contraddistingueva. La Torre Volognana era il punto di riferimento del Bargello, l'unica torre d'origine privata (della famiglia Boscoli) che, diventata parte di un palazzo pubblico, ha conservato la primitiva altezza (57 metri). Venduta al Comune nel 1254 assieme ad altre proprietà circostanti sia dei Boscoli sia dei Riccomanni, si trasformò in torre del nuovo palazzo del capitano del Popolo che fu costruito a partire dal 1255. La denominazione della torre come Volognana si imporrebbe a partire da questo momento, in relazione al nome del primo detenuto che qui sarebbe stato imprigionato, Geri da Volognano. Il Castello di Volognano, Rignano sull'Arno  – il cui nome è forse etrusco o derivato dal romano Lucio Volumnio- risale all’XI secolo. Costruito in una posizione dominante a vedetta e presidio dei territori circostanti, gode di un vasto panorama e di una posizione così vantaggiosa da essere utilizzata come luogo di osservazione e di difesa fin dall'età longobarda.



"..L'antica Torre dei Boscoli fu aggregata al palagio. Essa quadra altissima, nella prima metà pende verso levante; nell’alto è coronata di merli sovrapposti ad archi posati su mensole, e sotto ogni facciata presenta una finestra bislunga dalla quale si vede la campana comunemente detta del Bargello , prima chiamata la Montanina, ma che posso appellare la campana dell‘ infamia, essendo stata sempre destinata a suonare per le pubbliche esecuzioni di giustizia. Questa campana stava nel castello di Montale soggiogato dai Fiorentini nel 1302. Nella facciata della Torre a prospetto della chiesa di Badia , alla elevazione circa di un quarto della Torre medesima, vi e una finestra a terrazzino. Sopra di questa altra antica finestra gotica si ritrova, rimurata in epoca remota. In mezzo dell'antico vano di questa finestra, e così nel muro che la riserra, si vede scolpito in pietra un volto umano, il quale dalla berretta fa supporre essere il ritratto di qualche personaggio dell’epoca di Dante. Sebbene non possa accennare il sicuro motivo per cui tale scultura si trovi in quel posto, puro suppongo che quella testa sia 1’ effigie di Corso Donati, quivi messa in antico per odio di questo cittadino potente....Ai piedi del Campanile, o Torre, nella facciata settentrionale che riguarda la via dei Palagio , all‘epoca di cui parlo si vedeva una pittura a chiaroscuro fatta in dispregio del Duca d’Atene , e de’ suoi aderenti, ivi dipinti con mitra ed iscrizioni, lavoro del 1343., anno della loro cacciata da Firenze. ..
Marietta de' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell'assedio racconto ..., Volume 1 -pg 220



Coordinate:   43°46'13.93"N,  11°15'28.75"E                     Mappe: Google - Bing


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giovedì 30 ottobre 2014

Le chiavi della città

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Firenze, Palazzo Vecchio

Si entra a Palazzo Vecchio e subito dietro la scalinata che porta al secondo cortile da Via della Ninna  troviamo l'accesso alla sala predisposta di recente che raccoglie le "Tracce di Firenze" sezione temporanea facente parte del "Museo di Palazzo Vecchio" nella quale troviamo opere che vanno dal Pontormo (soprannome di Jacopo Caccini,  1494 –1557) a Giovan Battista Capezzuoli  (Firenze 1723 circa.-1810). I primi oggetti che appaiono oltre l'entrata non sono quadri, non sono sculture, ma oggetti di uso comune sino dai tempi in cui esistevano le porte dell'ultima cerchia di mura della città. Ora che i portoni delle porte di accesso non sono più chiusi, possono essere esposte, qui,  le chiavi che ogni sera li hanno serrati e ogni mattina li hanno aperti, per secoli.  
Da sinistra a destra vediamo nella foto in alto le chiavi di Porta San Gallo con dietro la bolgetta ( piccola borsa o cartella munita a sua volta di serratura ) sec. XVI; le Chiavi di Porta Romana e la bolgetta del  XVI-XVIII secolo ed infine le Chiavi di Porta San Frediano con bolgetta  XVIII- XIX secolo. Manifattura fiorentina ferro, ottone; cuoio, rame dorato 

La Porta San Gallo, la Porta Romana e la Porta San Frediano facevano parte dell'ultima cerchia di mura di Firenze, costruita tra il 1284 e il 1333.La tradizione vuole che a progettarla fosse stato Arnolfo di Cambio. L'imponente cinta muraria era intervallata da torri, postierle e porte maestre, presso te quali era installata la dogana. Al tempo della Repubblica venne istituita ufficialmente la carica di coloro che dovevano aprire e chiudere i massicci battenti. Questi militi, in un secondo tempo scelti tra i cosiddetti "Tavolaccini di Palazzo", ogni giorno all'alba prelevavano le chiavi in Palazzo Vecchio per riportarvele subito dopo l'apertura e la notte tornavano a prenderle, per serrare all'una tutti gli accessi della città. Il circuito murario due-trecentesco è stato in gran parte distrutto, nell'ambito dell'ampliamento urbanistico della seconda metà dell'Ottocento, ma si conservano ancora oggi quasi tutte le monumentali porte maestre. 


Coordinate:  43°46'9.23"N,  11°15'23.07"E                      Mappe: Google - Bing



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