Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 26 febbraio 2018

La villa dove visse il generale La Marmora




Firenze,Via Luigi Salvatore Cherubini 8


Il giardino che lo contorna e la struttura lo fa apparire come un edificio ottocentesco. E' a poche centinaia di metri da Piazza San Marco, Piazza Santissima Annunziata e Piazza della Libertà costruito negli anni di Firenze Capitale (1865-1871). La sua notorietà viene dal fatto di essere stata la dimora del generale Alfonso La Marmora, uno degli eroi del Risorgimento italiano. Il portone d'ingrasso è  alla fine di una breve scalinata sormontato da un terrazzo e affiancato da una statua. Ai lati due lapidi commemorative della figura di La Marmora che qui morì il 5 gennaio 1878. Nel 1928 passò di mano all'ordine cattolico di suore infermiere irlandesi e inglesi note come 'Blue sisters', dedicate all'assistenza dei malati, poi divenne casa di cura e questa è fino ad oggi.


Coordinate:   43°46'47.16"N,  11°15'47.04"E                  Mappe: Google - Bing




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lunedì 19 febbraio 2018

Sotto la pancia del cavallo di Ferdinando I




Firenze, Piazza Santissima Annunziata

Come possiamo vedere, la collocazione del monumento equestre di Ferdinando I de' Medici (Firenze, 1549 – 1609) è strategico essendo in asse con via de' Servi che porta al Duomo ed al centro della Piazza antistante la basilica della Santissima Annunziata, a cui la dinastia de' Medici fu molto legata. A proposito di via dei Servi, che da Piazza del Duomo porta a Piazza Santissima Annunziata, ricordiamo l'episodio sgradevole del presunto attentato sotto la congiura contro il Granduca Cosimo I in cui i sicari di Pandolfo Pucci (Firenze 1509, 1560) dovevano colpire a suon di archibugiate il granduca al passaggio del corteo. A quell'incrocio di via de' Servi con la via che porta il nome della nobile famiglia fiorentina dovevano partire gli spari contro il Granduca mente si recava alla basilica di Santissima Annunziata per assistere alle funzioni religiose. Scoperta la trama Pandolfo fu impiccato e appeso al Bargello e la finestra da cui dovevano partire i colpi fu murata per sempre.

Il monumento fu commissionato all'anziano Giambologna  (Jean de Boulogne, Douai, 1529 – Firenze, 1608) quasi sicuramente a seguito del successo avuto con la realizzazione del monumento celebrativo di Cosimo I (Firenze, 1519 – 1574) collocato in piazza della Signoria. Fin dalla fase progettuale il maestro fu affiancato da Pietro Tacca  (Carrara 1577 – Firenze 1640), suo valente allievo e in seguito suo successore nella bottega di borgo Pinti. Il modello in scala reale fu definito nel 1602 e gettato in bronzo nell'autunno dello stesso anno, ma l'opera fu portata a termine solo nel 1607 e sistemata nella piazza nell'ottobre del 1608 in occasione delle nozze del principe Cosimo con Maria Maddalena d'Austria   (Graz, 1589 – Passavia, 1631). Il bronzo usato per la fusione proviene dai cannoni delle galee turche sconfitte dai cavalieri di Santo Stefano, come ricorda l'iscrizione nella cinghia sottopancia del cavallo: "De' metalli rapiti al fiero Trace". I cartigli sul basamento (segnato da due ampie specchiature in granito rosso), opera di Pietro Tacca, risalgono invece al 1640. Il granduca si presenta a cavallo, in corazza, con ben evidente sul petto la croce di Santo Stefano, ordine equestre istituito da Cosimo I. 

Per quanto riguarda i cartigli si torna a segnalare il tanto celebrato motivo delle api disposte in cerchi concentrici attorno all'ape regina con il motto "Maiestate tantum", che impreziosiscono la cartella volta verso la facciata della basilica e che simbolicamente rimandano al potere pacifico del granduca al quale i sudditi riconoscono naturalmente il valore regale. 


Coordinate:  43°46'34.69"N, 11°15'37.82"E                    Mappe: Google - Bing




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lunedì 12 febbraio 2018

Ma chi è questo Porcellana?





Firenze, Via del Porcellana 

Via del Porcellana è una strada stretta stretta che unisce via della Scala con Borgo Ognissanti. Già il nome fa capire che che 'il' Porcellana doveva essere un uomo e non una donna o quel materiale tanto usato per realizzare vasi, suppellettili ornamenti vari. Nel trecento si era ancora lontani dal conoscere la porcellana proveniente dalla Cina, che fu resa nota solo tanti decenni dopo. In realtà nel Trecento viveva questo buon uomo soprannominato, chissà è perché, il Porcellana che ha legato il suo nome anche al vicino Spedale del Michi.

La strada ha come termini borgo Ognissanti e via della Scala e incontra lungo il tracciato via Palazzuolo. Il primo tratto, da borgo Ognissanti a via Palazzuolo, tracciato su terreni di proprietà dei Vespucci, fu detto a lungo via Nuova d'Ognissanti (così ancora nella pianta delineata da Ferdinando Ruggieri nel 1731), mentre il secondo, dove tra Duecento e Trecento era sorto lo spedale dei Santi Jacopo e Filippo detto del Michi, fu denominato da questa presenza via dello Spedale del Michi. 
Fu proprio uno spedalingo chiamato alla carica nel 1337, Guccio Aghinelli (altrove Ghinetti o Aghinetti), soprannominato il Porcellana (altrove membro della famiglia Del Porcellana), benemerito dell'istituzione, all'origine dell'attuale titolazione del tracciato. "Accadde così che tanto l'Ospedale quanto l'ultima parte della via, all'angolo con Via della Scala, presero il nome di Porcellana, Ospedale del Porcellana, Via del Porcellana, unificata poi fino a Borgo Ognissanti" (Bargellini-Guarnieri). Si tratta di una strada secondaria, a carattere residenziale popolare, comunque vivificata dalla presenza di varie botteghe artigiane e alcune trattorie, tra cui la Trattoria Sostanza, detta "i' Troia", fondata nel 1869 da Pasquale Campolmi e inserita a pieno diritto tra i locali storici fiorentini. (da Repertorio delle Architetture Civili di Firenze)

Dal libro Notizie istoriche delle chiese fiorentine divise ne' uartuieri di Giuseppe Richa, edito nelk 1757 leggiamo: 
  ... dove oggi il Convento volta nella Via del Porcellana, alla quale vi dovette dare anticamente il nome un certo Frate Guccio detto il Porcellana , come apparisce da una scrittura ne' protocolli di Ser Benedetto di Maestro Martino all'Arcivescovado, ove per un non so che contratto è così descritto: 1337. Frater Guerini evocatus Porcellana Hospitalarius Hospitalis SS. Filippi & Jacobi de Fiorentia & c. E alle Risormagioni in un Libro di Provvisioni del 1376. leggesi „ I Priori danno licenza, che gli Uomini della Compagnia di Filippo del Porcellana ragunino nello Spedale de' Santi Filippo, e Giacomo,,
Ed ancora nello stesso libro:

Era pure chiamato lo Spedale de1 Michi, nome di nobile Famiglia già estinta, ma degna di eterna memoria, avendo ella dato alla Repubblica non solamente Gonfalonieri, e Priori, ma Soldati ancora agli Eserciti Fiorentini, due de' quali leggo nel novero de' prigionieri condotti a Lucca dal vincitore Castruccio dopo la rotta ad Altopscio a i 23. di Settembre 1325. e furono Cino de' Michi, e Cenni de' Michi con molt' altri Cittadini, i cui nomi fono registrati in un libro presso i Mazzinghi; e finalmente tra' Capitani di Parte Guelfa sta scritto nel 1372. Piero di Nuto de' Michi. L'arme loro fono tre Lune in un campo mezzo azzurro, e l' altra metà d'oro, veggendosi tali arme anche in oggi in sui Canto del Porcellana e lungo la Via della Scala alla parete. E tra molti documenti, che provano essere stato in questa Famiglia il Padronato dello Spedale, ne riporterò due, il primo de' quali è cavato dalle Scritture del Roflelli ....


Nomi particolari sono quelli delle trattorie situate in questa via, oltre alla Trattoria Sostanza, detta "i' Troia", troviamo anche la Trattoria dei 13 Gobbi.



Naturalmente non mancano tabernacoli e immagini sacre lungo questa via del Porcellana. Questo raffigurato sotto è il tabernacolo che si trova subito all'angolo di via della Spada, Santa Chiara d'Assisi...



... mentre questo sotto è un tabernacolo all'angolo di via Palazzuolo, un affresco, molto consumato anche se restaurato nel 1995 dal Comune di Firenze, che raffigura la Madonna con Bambino e Santi Giovanni Evangelista e Antonio Abate di un anonimo pittore fiorentino del XIV secolo.







Coordinate:  43°46'22.95"N, 11°14'51.36"E                 Mappe: Google - Bing




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lunedì 5 febbraio 2018

Le botteghe di Donatello





Firenze, Piazza del Duomo 6/1


Sulla facciata del palazzo in piazza del Duomo è stata messa nel 1886 una lapida per volontà del Circolo Fiorentino degli Artisti allo scopo di onorare la memoria del sommo artista Donatello nel cinquecentesimo anniversario della nascita. Il vero nome di Donatello era Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – Firenze,  13 dicembre 1466).


IL CIRCOLO FIORENTINO
DEGLI ARTISTI CELEBRANDO
IL QVINTO CENTENARIO DELLA
NASCITA DI DONATELLO QVI
NELLE CASE GIÀ DEI TEDALDI
DOVE FVRONO LE BOTTEGHE
DEL SOMMO SCVLTORE QVESTA
MEMORIA PONEVA IL XXVII DI
DICEMBRE M · DCCC · LXXXVI


Nella stessa lapide si fa riferimento alle botteghe situate nelle case dei Tedaldi dove operò Donatello ma in realtà questo palazzo che vediamo oggi, Naldini del Riccio, fu costruito al posto di quelle che erano fino al 1427 le due case di proprietà della famiglia Tedaldi quindi oramai scomparse da secoli.  Sula proprietà passata ai Naldini che avevano acquistato a partire dal 1532 si iniziò la costruzione dell'odierno palazzo su disegno di Pier Francesco Silvani  (Firenze 1620 – Pisa 1685), poi portato a compimento dall'architetto Pietro Paolo Giovannozzi tra il 1726 e il 1732. Sembra che nelle case oramai scomparse vi lavorarono oltre che Donatello anche Michelozzo (Firenze, 1396 – Firenze, 1472), ovvero Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi, intorno all'anno 1433 e poi nel 1498 Giuliano (Firenze, 1445 – Firenze, 1516) e Antonio (Firenze, 1484 – Terni, 1546) Giamberti, detti da San Gallo, celebri intagliatori in legno ed architetti civili e militari fiorentini, pagando la pigione a Lattanzio di Francesco Tedaldi per la bottega di questa casa che rimaneva sull'angolo di mezzogiorno.


Coordinate:  43°46'24.89"N,  11°15'26.43"E                     Mappe: Google - Bing




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