Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

martedì 27 giugno 2017

Conoscenza e Infinito davanti a Palazzo Pitti




Firenze, Piazza Pitti

Conoscenza e Infinito sono le due opere monumentali in acciaio lucidato che l'artista albanese Helidon Xhixha stabilitosi a Milano ha collocato in Piazza Pitti. Una terza opera la troviamo in Piazza San Firenze con il titolo ‘La “O” di Giotto’, in riferimento alla leggendaria idea di perfezione per il pittore Giotto da Bondone. La mostra complessiva, dal titolo ‘In Ordine Sparso’, è curata dal direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt insieme al critico d’arte Diego Giolitti ed ha il patrocinio del Comune di Firenze. In quindici sculture e installazioni monumentali, distribuite tra il giardino di Boboli e la città di Firenze, Helidon Xhixha esplora l’idea di caos e ordine. Le sue opere rendono omaggio al modo in cui questi concetti sono stati affrontati nei secoli, in filosofia e nelle arti (geometria sacra), ma anche nel mondo naturale. Sono in gran parte inedite per l’occasione, otto su quattordici, per la precisione, tra le quali Ordine e Caos, Helium e Neon, esposte nell’Anfiteatro del Giardino di Boboli. Insieme ad esse ne vengono presentate altre create tra il 2010 e il 2016, Symbiosis, Deserto, Fragmento, Elliptical Light, Luce, The Four Elements. 




Coordinate:   43°45'56.00"N,  11°14'59.97"E                    Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  

mercoledì 14 giugno 2017

Il Bronzino, il Pontormo, i nudi e la morte




Firenze, Museo di Santa Croce, BronzinoDiscesa di Cristo al Limbo, 1552

"Questa cappella che rimane fra le due porte a sinistra, aveva la bellissima tavola del Bronzino [Firenze, 1503 - Firenze, 1572] rappresentante la Discesa di Cristo al Limbo, che ne fu tolta poi nel 1821, annuente il patrono, come quella che per la vaghezza dei nudi di ambo i sessi che v'erano dipinti, solleticava i sensi e ostava al debito raccoglimento. A vece di questa, che fu con sano intendimento trasportata nella Galleria di Firenze, ed è uno dei più pregiati lavori della Scuola toscana, fu posta un'altra tavola che rappresenta Cristo deposto di Croce dello stesso pennello. Il Richa si scaglia contro il quadro della Discesa al Limbo, e dice che per via dello scandalo non vi si celebrava più la santa messa; ed aveva in parte ragione, come frate e come uomo morale; l'autore della Firenze antica e moderna vorrebbe poi difendere il quadro; noi pensiamo che l'uno colla soverchia virulenza delle parole intolleranti, l'altro con la soverchia rilasciatezza peccassero, e che prudentemente il quadro fosse tolto di chiesa. Quel dipinto è più merce da museo, che da chiesa dove, poichè si pongono imagini, sarebbe bene che più parlassero all'anima che ai sensi. Certo non peccarono in questo i pittori del secolo XIV, ma quelli del secolo XVI e del XIX troppo spesso ci richiamano nelle loro teste di Madonne e di Santi la memoria di fisonomie troppo note, fisonomie che meglio si presterebbono alla rappresentazione d'una Venere lasciva, d'un Adone, d'un Ercole, mai d'una Vergine, d'un Santo, d'un illustre cittadino. Coloro che tanto facilmente per denaro snudano i loro corpi per farne modello, non possono con ugual facilità rivelare composti e gentili pensieri, i palpiti di un cuore ben fatto. Speriamo che gli artisti permalosi, e che ci negano la facoltà di parlare delle opere loro, vogliano consentirci almeno che alcun chè si dica del concetto; il quale è del dominio di chi sente e non esclusivo di chi opera. – Ma forse il parlare è indarno."

da "Santa Croce di Firenze: illustrazione storico-artistica" di  Di Filippo Moisé, 1845






In questo dipinto il Bronzino ritrasse il Pontormo (Pontorme, 1494 – Firenze, 1557). La testa del Pontormo è quella d'un vecchio che guarda in alto, e che è situata a piè del quadro nell'angolo a sinistra.





Il Pontormo fu amico del Bronzino. "...Ma sopra ogni altro fu da lui [Pontormo] sempre sommamente amato il Bronzino, che amò lui parimente, come grato e conoscente del benefizio da lui ricevuto. Ebbe il Puntormo di bellissimi tratti, e fu tanto pauroso della morte, che non voleva, non che altro, udirne ragionare, e fuggiva l'avere a incontrare morti. Non andò mai a feste nè in altri luoghi dove si ragunassero genti, per non essere stretto nella calca, e fu oltre ogni credenza solitario. Alcuna volta andando per lavorare, si mise così profondamente a pensare quello che volesse fare, che se ne parti senz'avere fatto altro in tutto quel giorno, che stare in pensiero: e che questo gli avvenisse infinite volte nell'opera di San Lorenzo, si può credere agevolmente; perciocchè quando era risoluto, come pratico e valente, non istentava punto a far quello che voleva o aveva deliberato di mettere in opera...."

Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architetti, Volume 11, Di Giorgio Vasari  (Arezzo, 1511 – Firenze, 1574)


Coordinate:    43°46'3.47"N,  11°15'45.55"E                   Mappe: Google - Bing



 Firenze Nei Dettagli è su  


.

lunedì 5 giugno 2017

La statua della Libertà è in Santa Croce




Firenze, Basilica di Santa Croce

Entrando dal portone principale, che si apre al centro della facciata della Basilica di Santa Croce, troviamo subito alla nostra destra il primo degli innumerevoli sepolcri degli uomini più illustri del nostro Paese, le 'urne dei forti' come le chiama il Foscolo, artisti principalmente ma non solo. E' il monumento funebre a Giovan Battista Niccolini 'La Libertà della Poesia' una scultura marmorea di Pio Fedi  (Viterbo, 7 giugno 1816 – Firenze, 31 maggio 1892), eseguita tra il 1870 e il 1883. Giovan Battista Niccolini (San Giuliano Terme, 1782 – Firenze, 1861) compose diverse tragedie di soggetto storico-patriottico con sfondo il tema del riscatto nazionale e la libertà del popolo. Tra la statua della Libertà del Fedi, racchiusa in una nicchia, e quella di Auguste Bartholdi (Colmar, 1834 – Parigi, 1904), regalata dai francesi agli Stati Uniti, che accoglie chi arriva a New York, imponente con la sua mole di oltre 40 metri d'altezza, si riscontrano notevoli somiglianze e non a caso, forse. Sembra infatti che Bartholdi fosse a Firenze capitale d'Italia, proprio nel periodo in cui Pio Fedi stesse realizzando la bozza in gesso. È un fatto noto che Bartholdi fosse in Italia e a Firenze per amore del Risorgimento italiano desideroso di immedesimarsi nell'ambiente culturale del periodo ed è probabile che abbia visto quel calco e che proprio a esso si possa essere ispirato ed avere preso spunto per la sua celeberrima opera.



Coordinate:   43°46'6.83"N,  11°15'44.26"E                    Mappe: Google - Bing





 Firenze Nei Dettagli è su