Firenze, Palazzo Strozzi
L'artista toscano Federico Gori crea una nuova configurazione dello spazio rinascimentale di Palazzo Strozzi, arrivando ad una radicale e poetica trasformazione della percezione di questo luogo. L'opera conduce il visitatore a riflettere sulla temporalità della natura e sul tentativo dell'uomo di porsi in dialogo con essa attraverso tre elementi: una quercia da sughero vissuta quarant'anni, l'età di un essere umano adulto, ed morta prima del tempo, circa 150 lastre in rame segnate dalle tracce di materiali organici come foglie, radici e cortecce, e l'architettura del palazzo, simbolo della eterna aspirazione dell'uomo a lasciare un segno, a costruire qualcosa che vada oltre la propria transitorietà.
L'opera diventa una meditazione poetica su due polarità: la forza e potenza contrapposte a leggerezza e fragilità: "Quando l'uomo nasce è debole e duttile, quando muore è forte e rigido, così come l'albero; mentre cresce è tenero e flessibile, e quando è duro e secco, muore. Rigidità e forza sono compagne della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell'esistenza, ciò che si è irrigidito non vincerà" (dal film Stalker di A. Tarkovskij) . In occasione della Notte Bianca di Firenze 2013 (30 aprile 2013), la Fondazione Palazzo Strozzi presenta la nuova opera dell’artista italiano Federico Gori.
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