Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

giovedì 20 febbraio 2014

Sotto gli archi, quasi 200 anni fa

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Firenze, Uffizi

Al centro del piazzale degli Uffizi guardando verso quell'arco centrale, in una preziosa cornice, i palazzi d'Oltrarno. Cosa hanno visto gli Uffizi due secoli or sono? proviamo a immaginare leggendo...

XI Le nozze dell'arciduca Leopoldo
Ferdinando III non nascondeva la sua contentezza per le nozze testé celebrate, che ponevano la figlia sua nella più antica famiglia regnante d'Europa, e che forse un giorno sarebbe stata chiamata a grandi destini, come poi avvenne. Ma egli non avrebbe mai supposto che alla figliuola diletta sarebbe toccata la gloria d'esser la madre del primo re d'Italia.

[nota: Maria Teresa (Vienna, 21 marzo 1801-Torino, 12 gennaio 1855), sposò nel 1817 Carlo Alberto di Savoia, futuro re di Sardegna]

Questa contentezza gli fece anche riflettere che era ormai tempo di pensare alla successione del trono di Toscana. Perciò, volendo raggiungere questo fine, stabilì di dar moglie al figliuolo arciduca Leopoldo, che aveva compiuto venti anni. 
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Nell'intento dunque di effettuare il desiderato matrimonio, dopo intavolate le preliminari trattative diplomatiche, il Granduca inviò a Dresda nell'agosto 1817 il conte Alle undici, terminata la cena, i sovrani si ritirarono nei loro quartieri “contenti d'aver passata una sì lieta giornata, che farà epoca alla felice Toscana.” Lo dicevano loro, sarà stato vero!
Il giorno seguente, la sposa e la Corte si riposarono: e dovevano averne avuto bisogno. La sera però, andarono al teatro della Pergola, vagamente illuminato, dove agli sposi fu fatto un “triplice viva dal numeroso popolo ivi congregato, per ammirare i pregi della reale sovrana sposa.”
Dopo il ballo, fu servita la tavola nella retrostanza del palco di corte, e vi furono invitati i personaggi della sera precedente.
La mattina del 18 novembre furon fatte le presentazioni dei ciambellani, degli ufficiali delle guardie del corpo e degli anziani; quindi la sera alle 6, tutta la reale famiglia in tre carrozze a pariglia, accompagnata dalle cariche di corte, le dame, i ciambellani di servizio, si recarono alla festa data “dalla Comune di Firenze” sotto gli uffizi “per il basso popolo;” ed all'altra per “la nobiltà e cittadinanza” nelle stanze del Buon umore, annesse all'Accademia delle Belle Arti.
La festa popolare sotto gli Uffizi ebbe principio con l'inalzamento d'un globo aereostatico, e fuochi d'artifizio, che furono “secondati da altri graziosi scherzi di simile genere eseguiti sulla Piazza della Signoria.” Tutto il porticato del Vasari era illuminato “con fiaccole all'inglese” e l'architettura del cornicione “faceva vaga pompa con ricercata illuminazione a piccole padelle.”
In quattro sale interne degli Uffizi, riccamente parate, venivano ammesse a ballare le persone decentemente vestite ed in maschera. Nel mezzo del piazzale erano state collocate due orchestre, che alternativamente facevan ballare il pubblico fatto contento “rallegrandosi col ballo e con i lieti Viva che facevano eco alla riconoscenza” verso il munificente sovrano che in quella lieta circostanza aveva ordinate grandi distribuzioni di pane, “collazioni di doti, assegnazioni di letti, carne agli infermi, e una larga restituzione di pegni.” Una carità veramente benintesa, meglio che destinar somme, sia pure ragguardevoli e che spesso non raggiungono lo scopo: poiché, per il solito, i sussidii in danaro vanno sempre a quella specie d'abbonati alla beneficenza pubblica, e non son mai dati con giusto criterio alle persone veramente bisognose, vittime di una occulta e più tremenda miseria, che contrasta con la vergogna della povertà e col pudore di farla palese.... (da Firenze Vecchia di Giuseppe Conti)


Coordinate:   43°46'6.61"N,  11°15'20.07"E                     Mappe: Google - Bing


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