Guardando Firenze nei particolari da dietro l'obiettivo di una fotocamera.

lunedì 11 giugno 2018

Come si viaggiava da Pistoia a Firenze nei secoli decimoterzo, decimoquarto e decimoquinto





Firenze, panorama

Come si viaggiava da Pistoia a Firenze nei secoli decimoterzo, decimoquarto e decimoquinto.

Le relazioni che correvano tra Pistoia e Firenze negli ultimi tre secoli del Medio Evo, avuto riguardo ai tempi, erano assai frequenti, ed erano determinate da ragioni molto varie.
Soprattutto lo svolgimento dei negozi politici e dei rapporti commerciali, in secondo luogo la cura ed il disbrigo d'interessi religiosi, economici, familiari, artistici ecc. richiamavano i pistoiesi con una relativa frequenza a Firenze.
Le vie di comunicazione tra Pistoia e Firenze erano in gran parte diverse dalle attuali. Esse erano inoltre più anguste, più tortuose', e meno ben tenute che le strade odierne. A cura degli ufficiali pubblici addetti al mantenimento delle vie, esse erano tenute alte, colme nel mezzo, e « inghiarate al modo fiorentino » 

Queste strade di comunicazione furono tre. 
La prima moveva da Pistoia e costeggiando le colline passava per il Montale e Prato, e fino a questa città seguiva in molta parte il tracciato della odierna via montalese. La seconda moveva da Pistoia, seguitava nel piano verso Agliana e Prato, e da Prato per Campi a Firenze. La terza, che era la più frequentata, da Pistoia per il Poggio a Caiano faceva capo a Firenze.

In Italia, fino verso il termine del secolo decimoquarto l' unico modo di viaggiare fu quello di recarsi a cavallo al luogo, che era la meta del viaggio stesso. Verso la fine di quel secolo incominciò a introdursi l'uso di viaggiare in cesta (La cesta era una specie di piccola carrozza mezza coperta, e talora con un piccolo mantice al davanti.),ma tale modo di trasporto fu limitato quasi esclusivamente per il trasferimento di persone ammalate, o di persone alle quali, o non era possibile, o riusciva malagevole il cavalcare. 
Cosi pure il viaggio tra Pistoia e Firenze, nell'età medioevale, si faceva esclusivamente per mezzo di cavalcature.
I pubblici ufficiali, come il Potestà ed il Capitano del popolo e le loro corti, il Vescovo, e le famiglie più ricche tenevano a loro disposizione nelle stalle di loro proprietà, un certo numero di cavalcature per le occorrenze di gite e di viaggi. Avevano per questo un dato numero di cavalli e muli da insellare, come ne tenevano altri per trasporto a basto di bagagli, masserizie, od altro.
Per il servizio delle persone che avevano minore possibilità di spendere vi erano coloro che davano i cavalli o ronzini, i muli, e gli asini « a vettura », classe di esercenti, che oggi si direbbe dei noleggiatori di animali da trasporto. A questa classe appartenevano vetturali propriamente detti, i maniscalchi e gli albergatori. Queste due ultime classi di persone, oltre all'esercizio delle arti particolari, cioè della ferratura degli animali e dell'esercizio degli alberghi, solitamente facevano pure quello del noleggio degli animali da cavalcare, e degli animali pei trasporti a soma. Il noleggio delle bestie, (pur rimanendo a carico di chi se le assumeva la cura e la spesa della loro alimentazione) si faceva a giornata, e la spesa del noleggio variava a seconda dei tempi, e a seconda del genere degli animali noleggiati.
Dai documenti amministrativi del Capitolo della Cattedrale di Pistoia si rileva, come nella seconda metà del secolo decimoterzo si poteva a Pistoia noleggiare una cavalcatura per un viaggio di andata e ritorno a Firenze, pagando al noleggiatore un compenso di quattro o cinque soldi al giorno, 

Nel secolo decimoquarto la richiesta del compenso andò ad aumentare, e dalle filze amministrative capitolari, come da quelle del Monastero di Monteoliveto di Pistoia, si può desumere che il compenso richiesto per ogni animale da cavalcare e per ogni giornata crebbe fino a sette soldi al giorno, senza comprendere in questa somma le spese di nutrizione della bestia.

Nel secolo decimoquinto la spesa per il noleggio delle cavalcature crebbe ancora. I cavalli e muli per cavalcatura si davano da otto fino a dieci e undici soldi al giorno, a seconda della qualità delle cavalcature, ed a seconda dei diversi periodi di quel secolo, poiché anche allora i prezzi di ogni genere andavano coll' andare degli anni ad aumentare. Il noleggio degli asini per cavalcature però si mantenne assai basso, non più di cinque soldi al giorno.
La spesa per la biada delle cavalcature durante il viaggio era minima: non più di due o tre soldi al giorno : così pure la spesa dello scotto per il cavaliere all'osteria del Poggio a Caiano o di Campi, a seconda della strada prescelta, riusciva molto modesta. Così una volta nel 1426 notasi « per mangiare all'albergo soldi due e denari otto » ; altra volta nel 1484, « per bere all'osteria alla tornata col compagno da Firenze soldi dui « ed altra volta pure nel 1484 è notata la spesa di « soldi sei per un desinare a Campi per me et pel sacrestano quando andamo a Firenze ». Se poi si trattava dell' alloggio per la notte e del nutrimento per il cavaliere e per il cavallo il pagamento dello scotto si aggirava dai tredici ai sedici soldi.
A coloro che da Pistoia si recavano in quei  tempi a Firenze per la via del Poggio a Caiano occorreva traversare il fiume Arno con la nave, e dovevano per questo passaggio pagare il pedaggio nella somma di due a tre soldi.
Quando poi il viaggio da Pistoia a Firenze veniva fatto di notte, i cavalieri si munivano di lanterne, ed al Poggio a Caiano essi trovavano una beccheria, dove all'occorrenza potevano rifornirsi di candele di sevo per illuminar meglio la strada.

Arrivati i viaggiatori pistoiesi a Firenze, quando  non avessero avuto alloggio in case private, essi dovevano recapitare ad un albergo. Ben difficilmente i ricordi amministrativi e familiari serbano il ricordo degli alberghi di Firenze dove i pistoiesi andavano ad alloggiare : ci indicano questi ricordi più facilmente il tempo della dimora in Firenze e la spesa dell' alloggio dei viaggiatori pistoiesi.
La spesa dell'alloggio in Firenze, compreso la biada per il cavallo ed il vitto per il cavaliere non soleva essere superiore ai 15 o 20 soldi al giorno.
Degli alberghi fiorentini frequentati dai pistoiesi ne abbiamo trovati indicati due, l'albergo della Copa in un documento dell'anno 1352, e l'albergo della Campana in un ricordo amministrativo dell'anno 1421. Non siamo in grado però di potere determinare dove questi alberghi fossero situati.


Alberto Chiappelli da L'illustratore fiorentino (1836)-Guido Carocci – 1909 – pagg 23 e segg.






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