Firenze, Piazza Sant'Ambrogio e Via delle Oche
Leggendo alcuni passi del
un libro scritto dal conte
Cavagna Sangiuliani
di Gualdana, Antonio, (1843-1821) intitolato " Il
Fiorentino istruito nelle cose della sua patria", ritornano alla mente feste e celebrazioni dei giorni nostri, forse nate e cresciute in tempi lontani anche a Firenze. Mi riferisco a vari 'Palii' morti o che si protraggono fino al giorno d'oggi sia le feste carnascialesche qui e là anche oltre oceano.
"...Non basterebbero poche pagine a
descrivere le molteplici ricreazioni popolari che usarono un tempo i
Fiorentini; limiterommi quest' anno ad accennarne una delle
principali fra le antiche.
Fiorirono un tempo in Firenze alcune
compagnie del minuto popolo che si denominarono Potenze; ciascuna di
queste come dice il Biscioni nelle note al Malmantile ebbe una
insegna e nome diverso ed obbediva ad un capo che si chiamò
Imperatore, Re, Duca, Marchese o simile; vestivano queste di una
medesima divisa, andavano ampollosamente per la città facendo
comparse e armeggiando; però il tutto terminava in un solenne
convito all'osteria. Il Del Migliore è di parere che tali festeggiamenti fossero una
derivazione dei Saturnali Romani e che si celebrassero in Firenze fin
dai tempi di Teodosio il Cattolico [Coca (Spagna), 347 – Milano, 395] , l'Ammiralo invece non la pensa
cosi , ei dice che tali brigate furono introdotte dal Duca di Atene [Gualtieri VI di Brienne, 1302 – 1356]
tiranno di Firenze [1342-1343] al fine di guadagnarsi la plebe e così assopirla
nei divertimenti: però questo non va in coerenza con quello che ne
dice il Villani (Istor. Fiorent. lib, 81,). Poiché egli nel
riferirci quella bella eroica comparsa chiamata dell'Amore che si
creò in Borgo S. Felicita, e nella quale intervennero mille giovani
tutti vestiti di bianco, bisogna credere che già dall'anno 1283
fossero in uso questi festeggiamenti o piuttosto popolari tumulti. Il Duca Alessandro tolse via questo
giuoco, perché formando cosi numerose radunate di gente con tamburi, trombe ed insegne, dovettero metterlo in una certa apprensione;
amava però di sollazzarsi lo stesso Duca, e d'altronde essendo a lui
necessario rendersi affetto quel popolo, a cui ora ora avea tolta la
libertà, lo riammise, restituendo le insegne che queste Potenze si
avevano avuto al tempo della Repubblica. Gli spettacoli delle
Potenze consisterono in combattimenti, feste e rappresentazioni, né
le solennità ecclesiastiche si esclusero...
Il numero di queste Potenze fu vario in
diversi tempi. Il Villani ne nomina solamente 6; nei 1610 presso un
ricordo riportato dal Biscioni nelle note al Malmantile eran
giunte fino a 30; per altro ricordo riportato dal Lastri che dice
averlo desunto dall' Archivio della Camera della Comunità, fino a 44; e nel 1629 per una nota che
è nel Codice 455 della Classe 25 dei Manoscritti della
Magliabechiana fino a 49....
L' anno in cui cessarono le Potenze fu
il 1629 , e ciò accadde sotto il Regno di Cosimo II, stante le
molte spese che faceva il popolo, la dissipazione del tempo, e pia
di tutto per le grandi inquietudini che cagionar dovettero ai Medici
quelle ragunate di gente tumultuosa, pronta ad una sommossa se avesse
trovato un capo. Di queste potenze sono restate in più luoghi
diverse insegne consistenti in cartellette di marmo con l'insegna
allusiva a quella Potenza che vi si riuniva. Un' idea di queste
Potenze si conserva tuttora in Siena sotto il titolo di Contrade.....
Cliccare sull'immagine per ingrandire
Tra i capi e le Potenze Festeggianti ne ricordiamo un paio prese dall'elenco sopra ricordato dei Manoscritti della Magliabechiana prendendo spunto dalle foto inserite nel post, lapidi e emblemi nei luoghi strategici:
- Re Piccinino alla Neghittosa,
- Il Gran Monarca della Città Rossa da S. Ambrogio.
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